La guerra degli ottant’anni (1568-1648): riassunto

La Guerra degli ottant’anni, nota anche come “Rivolta dei Paesi Bassi”, “Rivolta olandese” o “Rivolta antispagnola dei Paesi Bassi”, fu una rivolta portata avanti dai Paesi Bassi contro il governo del Re asburgico Filippo II di Spagna, sovrano ereditario di quelle province.

La rivolta partì per motivazioni di elevata tassazione e d’intolleranza religiosa, e si trasformò in una rivolta contro il dominio spagnolo, portando alla nascita delle “Province Unite indipendenti dei Paesi Bassi”, che si staccarono per sempre dal dominio spagnolo.

Le tensioni sulla tassazione e la repressione del protestantesimo

Quando Carlo I salì al trono di Spagna nel 1516, i Paesi Bassi si unirono alla miriade di nazioni che formavano l’impero spagnolo. Carlo aveva ereditato la carica di Duca di Borgogna da suo padre Filippo I nel 1515 che gli diede il potere sui Paesi Bassi, che oggi corrispondono a Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e parte della Francia settentrionale.

Carlo parlava la loro lingua e aveva la loro cultura, e dunque venne accettato come loro monarca.

Ma quando Carlo abdicò al trono nel 1556, suo figlio Filippo II ereditò il trono di Spagna e il titolo di Borgogna ottenendo automaticamente il potere anche sui Paesi Bassi.

Filippo era molto più “spagnolo” rispetto a Carlo e gestiva i regni dal suo palazzo di Madrid: nella sua amministrazione i Paesi Bassi avevano poca importanza, e fu immediatamente percepito come un sovrano lontano e poco interessato al benessere della popolazione.

Gli abitanti di quelle province soffrivano anche per una elevata tassazione, imposta da Filippo per finanziare le sue guerre, così che relazioni tra il regno spagnolo e i Paesi Bassi iniziarono a deteriorarsi.

Inoltre si verificarono dei problemi di natura religiosa. Filippo introdusse l’inquisizione spagnola anche nei Paesi Bassi per sradicare gli eretici e reprimere la popolarità del protestantesimo. Ma l’inquisizione non ebbe successo, tanto che i nobili dei Paesi Bassi iniziarono a protestare.

Quella di Filippo apparve come intolleranza religiosa soprattutto perché in quei paesi avevano successo confessioni protestanti o calviniste.

Molti nobili firmarono una petizione con la quale chiedevano a Filippo di fermare la persecuzione religiosa. Nel 1559, Filippo decise allora di nominare tre nuovi arcivescovi nella speranza di creare una struttura ecclesiastica più autonoma. Ma l’aristocrazia di quelle province temeva di perdere i suoi poteri.

Così Filippo affermò il suo dominio nella regione tramite l’intolleranza e la violenza militare, diventando un sovrano dispotico.

Lo scoppio delle rivolte

Nel 1566 scoppiarono le rivolte: i ribelli distrussero chiese e numerose opere d’arte cattoliche. Filippo inviò allora il Duca d’Alba, Fernando Álvarez de Toledo, a dirigere il “Tribunale dei tumulti” per punire i ribelli coinvolti. Vennero dispensate punizioni indiscriminate senza pietà, con una serie di arresti e di pene capitali.

A questo punto, Guglielmo d’Orange, magnate e generale delle province di Olanda, Zelanda e Utrecht, arruolò tre eserciti mercenari che inviò nei Paesi Bassi nel 1568 per cacciare il Duca d’Alba. Le battaglie che ne seguirono segnarono l’inizio della guerra degli ottant’anni.

La ribellione, inizialmente, riuscì ad impossessarsi di alcune città ma venne rapidamente repressa dopo che le forze spagnole, fino a quel momento impegnate contro l’impero Ottomano, tornarono in patria.

Nel 1572, il Duca d’Alba impose una nuova tassa chiamata “Decimo centesimo”, il che portò nuovi consensi a Guglielmo d’Orange e ai ribelli. I rivoltosi tornarono a protestare e si assicurarono il controllo del nord della Borgogna.

L’esercito spagnolo venne nuovamente inviato sul territorio. Inizialmente i ribelli furono in difficoltà, ma riuscirono a ottenere nuove vittorie quando gli eserciti spagnoli furono costretti a spostarsi verso il sud della Francia, per neutralizzare le minacce provenienti dalle forze protestanti francesi, gli Ugonotti.

Così, molte importanti città dichiararono fedeltà ai ribelli, ad eccezione di Amsterdam, che rimase fedele alla Spagna.

Nel frattempo, la situazione economica della Spagna stava precipitando. Nel novembre 1576, i soldati spagnoli infuriati per i ritardi nei pagamenti, saccheggiarono brutalmente Anversa distruggendo la città e massacrando la popolazione in tre giorni di terrore.

Queste rivolte vennero conosciute come “Furia spagnola” e provocarono sdegno sia tra i cattolici che tra i protestanti.

La nascita delle Province indipendenti dei Paesi Bassi

Nel 1576, Spagna e Paesi Bassi firmarono la “Pace di Gand” che prometteva una ritirata degli eserciti spagnoli e maggiore tolleranza religiosa. La pace ottenuta da questo accordo non durò a lungo.

I calvinisti continuarono a combattere per l’indipendenza e conquistarono Amsterdam nel 1578. L’anno dopo, gli stati meridionali della Borgogna giurarono fedeltà alla Spagna.

Così, nel 1581, vennero proclamate le “Province Unite indipendenti dei Paesi Bassi”, finalmente libere dalla Spagna di Filippo II.

Nel 1584 Guglielmo d’Orange venne assassinato, ma suo figlio gli succedette come capo della rivolta. I combattimenti continuarono e la Spagna riconquistò con successo alcune parti del Nord, inclusa Anversa. Nel 1609, essendo entrambi gli eserciti esausti, venne firmata una tregua che durò 12 anni.

La guerra riprese nel 1621, ma nel corso di un decennio i Paesi Bassi avevano straordinariamente aumentato la loro potenza e importanza geopolitica. Fondarono la “Compagnia olandese delle Indie orientali” e iniziarono le esplorazioni per i mari.

Gli olandesi colonizzarono i paesi con la loro potentissima flotta: il loro potere e la loro ricchezza aumentarono a dismisura, rendendoli una forza europea formidabile.

Così, apparve sempre più chiaro che la Spagna non avrebbe più riconquistato le regioni del nord. Nel 1639, la Spagna tentò infatti d’inviare un’armata nelle Fiandre ma queste furono ricacciate con decisione.

Così, la Spagna riconobbe definitivamente l’indipendenza della Repubblica olandese nel 1648.