Di Timothy Joseph, College of the Holy Cross
Traduzione e adattamento di Leonardo Conti
Gli storici dell’antica Grecia e dell’antica Roma attribuivano grande importanza ai resoconti di prima mano, e soprattutto all’essere presenti agli eventi descritti e al vederli con i propri occhi.
Il tempo trascorso “sul campo” e le esperienze rischiose vissute conferivano agli storici credibilità e autorità. I resoconti di testimonianze oculari coinvolgevano così anche il pubblico, che poteva seguire le orme delle audaci imprese dell’autore attraverso il testo.
Quando non era possibile raccontare un evento vissuto in prima persona, nel tentativo di conquistare i propri lettori, gli storici antichi spesso alteravano o addirittura inventavano i loro racconti, fingendo di esser presenti.
Le dubbie misurazioni di Tacito
La tradizione storica occidentale inizia con il greco Erodoto, vissuto nel V secolo a.C. Il secondo libro delle sue Storie è una lunga e dettagliata discussione sulla geografia, la storia e la cultura degli Egiziani, ed è ancora oggi una risorsa indispensabile per lo studio dell’antico Egitto.
Lo storico greco fa spesso riferimento alla sua visita in Egitto, ma commettendo parecchi errori. Per esempio, quando parla delle famose piramidi di Giza, scrive con spavalderia: “Le ho misurate personalmente!”.
L’immagine dello storico, con una bacchetta di misurazione in mano, che scala le piramidi, è accattivante, ma purtroppo la descrizione dell’aspetto e delle tecniche costruttive non collimano con la realtà. Questi grossolani errori, uniti ad altri, hanno portato addirittura gli studiosi a chiedersi se Erodoto fosse mai stato in Egitto.
Nonostante ciò, Erodoto mantenne un posto di autorità e prestigio nell’antichità. Lo stesso Cicerone, il politico e erudito romano del I secolo a.C., nel suo lavoro De Legibus, lo definì “il padre della storia”, un titolo che Erodoto conserva ancora oggi in Occidente, seppur con qualche dubbio.
Ma anche il grande Cicerone forse aveva qualche perplessità sulla veridicità di Erodoto: infatti affermò anche che raccontava “innumerevoli storie favolose”. Questo dimostra che narrare racconti accattivanti faceva parte della scrittura storica sin dai primi tempi.
Testimoni oculari “non presenti”
Tacito, considerato generalmente il più grande storico romano, pubblicò una biografia del suocero Agricola nel 98 d.C. In essa menziona l’esecuzione da parte dell’imperatore Domiziano dei senatori Elvidio e Senecione nel 93 d.C.
Tacito, pure lui senatore, scrive con grande senso di colpa della complicità del senato in questi atti tirannici: “le nostre mani condussero Elvidio al suo carcere … Senecione ci macchiò di sangue innocente”.
La scena è impressionante, carica di pathos, ma gli storici moderni deducono dalla documentazione rimasta che Tacito non si trovasse a Roma in quel periodo. L’inserimento di sé stesso come testimone oculare e attore colpevole di questi eventi è molto probabilmente un’invenzione per dare un particolare effetto al testo.
Anche in tempi moderni si tende a inventare “finte” testimonianze oculari.
Nel 2013, durante un’apparizione al “Late Show with David Letterman”, Brian Williams usò un espediente linguistico smile a quello di Tacito circa 1900 anni prima.
Di fronte a un pubblico in trepidante attesa, Williams disse, riguardo all’attacco in elicottero del 2003 avvenuto durante la guerra in Iraq: “Così siamo stati colpiti, siamo atterrati, tutti stavano bene – il nostro capitano ha riportato una ferita al timpano nella cabina di pilotaggio – ma eravamo salvi.”
Il linguaggio di Williams, alla prima persona plurale, veniva usato anche da Tacito. E lo scopo era lo stesso, vale a dire far credere una cosa per un’altra. Così come il grande storico non era a Roma durante la morte dei suoi colleghi, infatti, Williams non poteva aver visto l’evento raccontato. Era sì in elicottero quel giorno, ma su uno che raggiunse il velivolo colpito circa un’ora dopo l’attacco.
In entrambi i casi, l’uso del pronome “noi” è efficace: Tacito e Williams ci portano lì, condividono l’esperienza vissuta di testimoni oculari e mantengono viva la nostra attenzione.
In un articolo del Washington Post del 14 febbraio, un giornalista di “NBC Nightly News” ha detto del suo collega: “Brian non è un bugiardo. È una persona che si fa coinvolgere nella storia. È un grande narratore. Ma a volte i narratori esagerano”.
Questa frase su Williams ricorda molto quella di Cicerone su Erodoto, che, ricordiamo, era il “padre della storia”, ma anche incline a racconti fantastici.
Ma il pubblico moderno è più esigente di quello antico. Per questo il giornalista del Washington Post tende a giustificare il collega Brian Williams: “Gli effetti di un attacco con RPG sono talmente spaventosi che, anche a distanza, sembra di averlo ricevuto. Brian non esagera nel suo racconto”.
Williams ha usato un modo di raccontare molto coinvolgente per il pubblico, un espediente vecchio quanto la storiografia stessa, anche se forse dovrebbe smettere di emulare Erodoto e Tacito, a favore di una narrazione più vera e autentica.