La conquista dell’America. Riassunto e storia


Per conquista dell’America si intende la scoperta, l’esplorazione, la conquista e poi la colonizzazione da parte degli stati europei delle terre delle Americhe.

Le esplorazioni, avviate nel XV secolo per la ricerca di nuove rotte commerciali, portarono alla scoperta accidentale di un nuovo continente, da cui partì nei decenni successivi una serie di conquiste e di sfruttamento dei territori americani che durarono per circa quattro secoli, fino all’ottenimento da parte delle colonie stesse dell’Indipendenza.

La ricerca di nuove rotte commerciali

L’Europa, all’inizio del XV secolo, stava superando alcune guerre interne e si stava lentamente riprendendo dal poderoso calo demografico causato dalla peste nera. Nel frattempo, la presenza del forte e potente impero Turco-Ottomano, che dominava le rotte commerciali verso l’Asia, spinse i monarchi dell’Europa occidentale a cercare strade alternative, finanziando diversi viaggi, tra cui quello più famoso di Cristoforo Colombo.

I paesi più attivi nello scoprire delle nuove rotte commerciali furono la Spagna e il Portogallo, che iniziarono a inviare regolari spedizioni navali per individuare nuove rotte commerciali verso l’Asia. Risultato accidentale di queste spedizioni fu la scoperta da parte di Cristoforo Colombo, nel 1492, di una nuova terra nell’emisfero occidentale.

Sebbene Colombo e i suoi immediati successori credettero di aver raggiunto la Cina o le coste dell’India, in realtà ci si rese conto, soprattutto dopo i viaggi di Amerigo Vespucci, di aver trovato un nuovo continente. Questo mondo conteneva enormi ricchezze naturali che avrebbero arricchito a dismisura gli stati europei: giganteschi giacimenti di oro e di altri minerali preziosi oltre a fertili pianure, e vastissimi terreni per uso agricolo e per la pastorizia. 

Così, gli europei iniziarono presto ad esplorare e rivendicare la proprietà  di quelle nuove terre, colonizzando le Americhe. Numerose spedizioni europee navigarono attraverso l’oceano Atlantico per esplorare questa terra. Colombo era sbarcato nelle isole del Mar dei Caraibi. Nuovi esploratori iniziarono a raggiungere l’America continentale ma anche l’America centrale e il Sudamerica.

Iniziò così la fondazione da parte di Inghilterra, Francia, Spagna, Portogallo e Paesi Bassi di una numerosa serie di colonie per sfruttare il grandissimo potenziale economico di quell’area del mondo.  Le colonie erano finanziate da società commerciali con sede in Europa. Queste compagnie cercavano ricchezza nella coltivazione, nel commercio di svariati beni, e nei minerali che provenivano dal nuovo mondo. A questi gruppi commerciali vennero concesse vaste aree di terra direttamente dai governi europei che in cambio potevano ottenere alcune delle ricchezze che le compagnie commerciali riuscivano ad accumulare.

Le guerre e il genocidio dei nativi americani

Tuttavia, le Americhe erano già colonizzate da milioni di indigeni che abitavano i territori da migliaia di anni. Gli indigeni erano conosciuti collettivamente come “popoli indigeni del Nord America”, chiamati anche “Nativi americani” o “Indiani d’America”. Al tempo in cui vi furono i primi contatti con gli europei, i numerosi popoli indigeni parlavano più di 800 lingue diverse e vivevano in tutto l’emisfero occidentale.

Vi erano diverse culture, da quelle di cacciatori-raccoglitori a società agricole con imperi moderatamente sviluppati e città di considerevoli dimensioni. Gli europei che volevano stabilirsi nelle Americhe e ottenere il controllo delle ricchezze non consideravano i popoli indigeni realmente proprietari delle terre.

Li trattavano come primitivi o selvaggi, pensando che avrebbero beneficiato dall’introduzione della civiltà europea e in particolare della religione cattolica. Così, la colonizzazione Europea delle Americhe portò cambiamenti rovinosi ai popoli indigeni e al loro modo di vivere. Gli europei introdussero accidentalmente delle malattie sconosciute nelle Americhe che decimarono le popolazioni prive degli anticorpi necessari.

Gli europei, sfruttando l’enorme divario tecnologico e bellico con i nativi americani, ridussero in schiavitù un grandissimo numero di indigeni, impossessandosi delle loro terre e contribuendo alla distruzione di intere culture e religioni native. 

Le colonie europee nelle Americhe

I primi paesi europei ad iniziare a colonizzare le Americhe furono Spagna e Portogallo. La Spagna rivendicò e dominò il Messico, la maggior parte dell’America centrale e meridionale, diverse isole dei Caraibi e quelle che ora sono Florida, California e la regione sud-occidentale degli Stati Uniti. 

Il Portogallo ottenne il controllo del Brasile, tanto che oggi la regione che comprende il Messico, l’America centrale e meridionale e le isole dei Caraibi è conosciuta come America Latina.

In Nord America, la Francia colonizzò il Canada e le valli dei fiumi St. Lawrence, Ohio, Mississippi e Alabama. La Francia conquistò anche la Guyana francese, sulla costa nord-orientale del Sud America, e alcune isole caraibiche. 

Gli olandesi si stabilirono nella valle del fiume Hudson, in Nord America, e in alcuni territori insulari dei Caraibi. Colonizzarono anche la Guyana olandese (ora Suriname) e quella che in seguito divenne la Guyana britannica (ora Guyana), nel nord del Sud America. 

La Svezia rivendicò la valle del fiume Delaware in Nord America. La Russia fondò colonie in Alaska. L’Inghilterra governò ben 13 colonie sulla costa atlantica del Nord America, si stabilì nell’Honduras britannico (ora Belize) in America centrale e prese possesso della Guyana britannica e di diverse isole dei Caraibi.

L’evoluzione della colonizzazione e l’indipendenza

Solo in un secondo momento, le violenze nei confronti dei nativi si attenuarono. In un primo momento, gli ideali religiosi della chiesa cattolica, pretesero che i nativi imparassero i principi della religione cattolica e lavorassero per il loro padrone la terra, con alcune limitazioni ai soprusi che potevano essere fatti nei confronti dei lavoranti.

Solo nel corso del XIX secolo, le colonie europee cominciarono a rivendicare la propria indipendenza, la quale fu anche favorita da una nuova stagione di guerre in Europa, come quelle napoleoniche, mentre l’occupazione francese della Spagna e del Portogallo contribuì ad isolare le colonie americane dalla madrepatria.

L’isolamento portò abbastanza presto alla formazione nelle colonie di movimenti nazionalisti e rivoluzionari che miravano ad ottenere l’indipendenza. Questo, a fronte di stati europei indeboliti, si concluse con la proclamazione di stati indipendenti, che mantenevano rapporti commerciali con l’Europa, ma in un piano di sostanziale parità.

L’esempio più noto è proprio quello delle 13 colonie inglesi, che diventarono, dopo la Guerra d’indipendenza americana, gli Stati Uniti d’America.