Ci sono cinque città completamente scomparse, eppure testimoni di potenti civiltà che hanno lasciato il segno nella storia dell’uomo.
Da un’antica capitale egizia, a un centro religioso greco fino alla prima città inglese in America,: queste città si sono completamente dissolte senza lasciare alcuna traccia. Eppure in questi centri si svolsero dinamiche importantissime.
Mohenjo-Daro, la città scomparsa
Le civiltà che si svilupparono nella valle dell’Indo, nella regione che oggi corrisponde al Pakistan, conobbero tra il 2500 a.C e il 1720 a.C una potenza e uno splendore pari a quello della Mesopotamia e dell’Egitto. Ma mentre le civiltà mesopotamiche ed egizia si sono evolute mescolandosi ad altre culture, l’antico e glorioso impero della valle dell’Indo è scomparso e non sappiamo il perché.
Eppure quei popoli potevano beneficiare di terre fertili, di cui abbondava la pianura alluvionale del fiume Indo, oltre che del commercio con la vicina Mesopotamia. Tutto quello che ci rimane di quella splendida civiltà è il ricordo di due città: Harappa e Mohenjo-Daro, un tempo abitate da circa cinquantamila persone. Gli archeologi ritengono che in quei centri fosse diffusa una scrittura elaborata, ancora oggi in gran parte indecifrata, e una fiorente cultura, tanto che erano già diffuse complesse unità di peso e misure per il commercio.
Tuttavia, attorno al 1900 a.C, alcuni invasori spazzarono via la grande città di Mohenjo: e nessuno pensò di ricostruirla. Le recenti scoperte archeologiche nel mar Arabico testimoniano la presenza di pesanti monsoni portati da una sorta di “piccola glaciazione artica”, che potrebbe aver convinto gli abitanti a spostarsi sulle colline.
Ecco perché non abbiamo reperti significativi dello splendore di quella antica città: ancora oggi gli archeologi continuano a scavare, sperando di individuare nuove tracce che ci permettano di recuperare il glorioso passato di Mohenjo-Daro.
Tanis, la capitale d’Egitto prima di Alessandria
Oggi Sân el-Hagar è una piccola e tranquilla città egizia. Ma un tempo Tanis, questo il suo nome antico, situata sul delta del Nilo a nord-est del Cairo, rappresentava un centro cittadino ricchissimo di infrastrutture e monumenti, tra cui un complesso di tombe reali pieno di maschere d’oro, gioielli, bare d’argento e altri tesori.
La storica città di Tanis era addirittura la capitale dell’Egitto durante la ventunesima dinastia, tanto da essere il più importante centro commerciale molto prima dell’ascesa della ben più famosa Alessandria.
Poi, improvvisamente, quando il fiume Nilo cambiò il suo corso, la fortuna economica di Tanis scomparve e la città divenne deserta.
Gli archeologi europei iniziarono a riscoprire Tanis nel XIX secolo, soprattutto nel 1939, quando l’archeologo francese Pierre Montet scoprì un magnifico complesso di tombe reali che comprendeva tre camere funerarie ancora intatte. Purtroppo, lo scoppio della seconda guerra mondiale interruppe ogni ricerca.
Anche se alcuni tesori conservati a Tanis sono ora esposti al museo egizio del Cairo, gli scienziati ritengono che ci sia ancora moltissimo da scoprire, tanto che le immagini satellitari a infrarossi rivelano diversi edifici ancora in attesa di essere scoperti.
Helike, un centro economico greco dissolto nel nulla
L’antica città stato greca di Helike rappresentava un centro economico, culturale e religioso di primaria importanza. Viene citata tra gli alleati di Agamennone persino nell’Iliade, tanto che nel IV secolo a.C guidava la lega achea, una alleanza difensiva di città.
Helike, a capo della confederazione, riuscì a stabilire persino delle colonie, tra cui Sibari, nell’Italia meridionale.
Secondo gli storici, nel 373 a.C Helike andò incontro ad una terribile catastrofe. Le fonti antiche raccontano che la città venne invasa per cinque giorni da serpenti, topi ed altre creature mostruose che successivamente abbandonarono il territorio per raggiungere terreni più elevati.
Di lì a poco, un pesante terremoto avrebbe colpito la città, che sarebbe precipitata nel terreno e sarebbe stata travolta dall’oceano, con la drammatica morte di tutti i cittadini.
Helike scomparve dalla storia e la sua esatta posizione è rimasta sconosciuta per tantissimo tempo. Molti esploratori del XX secolo, tra cui Jacques Yves, cercarono invano di recuperare tracce di Helike nel golfo di Corinto. Poi, nel 2001, un team di archeologi esplorò l’entroterra trovando finalmente tracce delle mura che proteggevano Helike nel IV secolo a.C, oltre ad alcune monete e a ceramiche sepolte per secoli sotto diversi strati di limo.
La città, riscoperta dopo un oblio durato secoli, potrebbe aver ispirato la storia di Atlantide. Nel frattempo, gli scavi proseguono ancora oggi.
El Dorado: la città d’oro
Quando gli esploratori spagnoli del ‘500 sbarcarono nel sud America, sentirono parlare della leggenda di El Dorado, una città completamente costituita d’oro. Le leggende parlavano di una città magnifica, da qualche parte presso le Ande, dove l’oro era talmente abbondante che gli indigeni, quando nominavano un nuovo capo, lo ricoprivano d’oro dalla testa ai piedi, gettando al suo passaggio monete e smeraldi.
Gli avventurieri spagnoli, tedeschi, portoghesi e inglesi esplorarono per decenni le terre selvagge della Colombia, della Guyana e del Brasile alla ricerca del mitico tesoro, affrontando malattie e serpenti.
Nessuno ha mai ritrovato El Dorado, che viene classificata come un’autentica leggenda.
Eppure, le storie che parlano di El Dorado citano un lago che potrebbe corrispondere all’odierna laguna Guatavita, nella parte delle Ande che si staglia vicino a Bogotá, in Colombia. Effettivamente, le ricerche svolte in quella zona hanno ritrovato parecchi oggetti d’oro e gioielli preziosi.
I tentativi di prosciugare il lago per verificare l’effettiva esistenza di El Dorado sono falliti. Ancora oggi, se un tesoro c’è, è ancora intatto.
I coloni inglesi scomparsi
Nell’agosto del 1587, 115 coloni inglesi sbarcarono a Roanoke Island, al largo dell’attuale North Carolina. Erano guidati dal governatore coloniale John White, da suo figlio, dalla nuora e dalla nipote Virginia Dare, la prima bambina inglese nata nelle Americhe. Pochi mesi dopo, White salpò per l’inghilterra per raccogliere nuovi rifornimenti.
Quando, tre anni dopo, ritornò… non trovò più nessuno. Non vi era alcuna traccia di lotta o di combattimenti: solo un palo di legno con alcune parole incise: “Croatoan” e “Cro.”
I coloni perduti non furono mai ritrovati. I ricercatori hanno tentato di ricostruire cosa sia successo a partire da una mappa dell’area disegnata direttamente da John White e nel 2012 gli archeologi hanno individuato alcuni manufatti europei vicino ad un villaggio di nativi americani chiamato Mettaquem. Che siano tracce degli indigeni inglesi scomparsi nel ‘500?
Altri archeologi sostengono di aver ritrovato manufatti che potrebbero appartenere ai coloni scomparsi sulla moderna isola di Hatteras, 50 miglia a sud di Roanoke. Si tratta di un’elsa di spada, di ciotole di manifattura inglese e di un frammento di una tavoletta di ardesia dove è ancora incisa una lettera.
La prima “colonia perduta” d’America potrebbe essersi dissolta per essere assimilata dai villaggi indigeni: gli archeologi continuano a cercare.