L’età dell’oro olandese, che va dalla fine del XVI secolo alla fine del XVII, ha visto i Paesi Bassi diventare un paese leader in Europa, con una economia tra le più prospere e floride del continente, se non del mondo.
Ma uno dei fenomeni più bizzarri e allo stesso tempo interessanti della storia olandese, è la cosiddetta “bolla speculativa dei Tulipani“, un vero e proprio disastro economico che investì migliaia di risparmiatori, entrato nella Storia dell’economia come uno dei peggiori tonfi finanziari dell’Uomo.
I tulipani arrivarono nei Paesi Bassi nel 1590: la bellezza dei fiori fece subito intravedere ai mercanti olandesi la possibilità di farne un importante business. I primi tulipani erano monocolore, ma attraverso una serie di incroci e di esperimenti, i commercianti cominciarono ad ottenere effetti come striature sui petali, fasce di colore diverso o motivi simili a fiamme.
Così, nacque un intenso scambio tra esperti di bulbi di tulipano.
In realtà, nonostante gli sforzi, nessuno aveva pienamente compreso come ottenere esattamente l’effetto desiderato: lontani diversi secoli dal comprendere le leggi fondamentali della genetica, si utilizzavano i metodi più disparati. Alcuni pensavano che cospargere la terra su cui cresceva il bulbo con i pigmenti del colore desiderato avrebbe raggiunto l’effetto. Altri invece cercavano di fondere insieme bulbi di diverso colore.
Altri ancora, ritenevano che affidarsi a dei riti scaramantici permettesse di ottenere tulipani adatti ad essere venduti sul mercato.
Nonostante questo, i tulipani diventavano sempre più di moda e i commercianti di bulbi iniziarono a registrare delle cifre ragguardevoli. Una larga fascia di artigiani e imprenditori cominciarono così ad interessarsi al mercato, investendo con sempre maggiore fiducia.
Durante l’esplosione del Mercato dei Tulipani, e soprattutto attorno al 1620, nacque una varietà chiamata Semper Augustus: si trattava di una combinazione meravigliosa di colori. Ad oggi la varietà è estinta, ma secondo le cronache del tempo, il Semper Augustus aveva i petali bianchi con fiamme cremisi, che li percorrevano in linee perfettamente simmetriche e ininterrotte.
Questa varietà era tanto stupenda quanto rara: all’inizio del ‘600, esistevano solamente 12 bulbi in tutto il mondo di Semper Augustus.
Nel 1623, un commerciante arrivò ad offrire 12 mila Fiorini olandesi, che sarebbero stati sufficienti per acquistare una lussuosa villa ad Amsterdam, pur di accaparrarsi un esemplare di quel tulipano meraviglioso, a testimonianza di quanto il mercato avesse raggiunto il culmine.
In realtà quel miracolo economico nascondeva una forte insidia: i commercianti non scambiavano i tulipani sbocciati, quanto piuttosto i bulbi. Non vi era alcuna certezza che il Tulipano avrebbe preso esattamente la colorazione desiderata, e non si era nemmeno sicuri che il fiore sarebbe sbocciato.
Nonostante ciò, per decenni nuovi medio-piccoli imprenditori investirono in bulbi, facendo aumentare il prezzo dei tulipani in maniera esponenziale. Confidando nel fatto che si potessero ottenere enormi profitti con un’operazione relativamente semplice come la compravendita dei bulbi, migliaia di risparmiatori si aggiunsero nel mercato con imprese improvvisate.
I bulbi più costosi potevano essere scambiati per migliaia e migliaia di Fiorini, l’equivalente di un salario annuale di un appartenente alla classe media.
All’inizio del 1636 il mercato dei Tulipani arrivò ad una fase che in economia viene conosciuta come “mercato a termine“: significa che i bulbi non passavano più fisicamente di mano in mano, ma venivano semplicemente venduti attraverso dei contratti alla fine della stagione. A quel tempo, i tulipani rappresentavano la quarta maggiore esportazione dei Paesi Bassi e i contratti passavano anche decine di volte al giorno nelle mani di diversi investitori.
Poi, nel febbraio del 1637, la catastrofe. Il mercato dei bulbi di tulipani crollò da un giorno all’altro. Il giro d’affari era diventato tanto grande quanto incontrollabile, e le aste per l’acquisto dei bulbi furono improvvisamente vuote. Gli speculatori, che avevano investito in contratti, piuttosto che in veri e propri bulbi, non avevano più il denaro contante per acquistare nemmeno le varietà monocolore più economiche.
Nel frattempo, la domanda crollò rapidamente. Non sappiamo esattamente il motivo dell’improvviso stop alla richiesta dei bulbi di tulipano: secondo alcuni, fu colpa di un’epidemia di peste che provocò una contrazione del mercato. Ma ancora oggi si discute sulla reale motivazione di una crisi così grave ed immediata.
I prezzi dei bulbi crollarono all’istante, e il repentino cambiamento del mercato provocò migliaia e migliaia di fallimenti, soprattutto fra i piccoli imprenditori, che senza aver diversificato i loro investimenti, si ritrovarono in bancarotta.
La bolla speculativa dei Tulipani colpì profondamente l’opinione pubblica olandese: diversi analisti del tempo ed economisti del periodo si chiesero come fosse possibile che il mercato avesse scambiato dei bulbi di tulipano più facilmente e velocemente di case e terreni. Nacquero anche intensi dibattiti sul valore degli oggetti e dei beni.
Purtroppo, non abbiamo dati specifici sull’economia olandese del primo Seicento, il che impedisce anche agli economisti odierni di capire esattamente cosa sia successo.
Anche se, in un’ottica macroeconomica, la bolla speculativa non ebbe effetti devastanti sull’intera economia olandese o Europea, essa può essere considerata come una “punizione” per gli imprenditori più spericolati, che si erano lanciati in una impresa senza adeguata preparazione.
Oggi, la “bolla dei tulipani” rappresenta il più antico esempio di disastro speculativo, utilizzato spesso durante le moderne lezioni di economia e di finanza per rappresentare un mercato che, nonostante la rapidissima crescita, nasconde insidie ed incertezze.