Anco Marzio, quarto re di Roma, è stato un regnante molto interessante, virtuoso ed equilibrato: un uomo che ha lavorato per rendere grande Roma e riformarla dopo la dipartita di Tullo Ostilio.
L’elezione di Anco Marzio
Dopo la fondazione da parte di Romolo, Numa Pompilio, il secondo re di Roma, era stato un reggente di pace e di religione, da tutti ammirato per la sua grandezza come persona e come regnante.
Il suo successore, Tullo Ostilio, era stato invece un Re decisamente guerriero. A tal punto da essere incenerito, secondo la tradizione, da Giove in persona perché si era troppo dedicato alla guerra, tralasciando il doveroso rispetto per le divinità.
All’indomani della morte di Ostilio, i romani cercavano una persona equilibrata: Anco Marzio, per come aveva condotto la sua vita, sembrava avere tutte le carte in regola, tanto più che il suo legame di parentela con Numa Pompilio, di cui era nipote, gli garantiva ottimi presagi.
La difesa di Roma
Una volta eletto, Anco Marzio si occupò prima di tutto della guerra: ma senza quella volontà espansionistica di Tullo Ostilio, ma in senso più difensivo.
Il Lazio era in quel periodo una zona dove la guerra era endemica, e tutte le città e le popolazioni erano costantemente in lotta l’una contro l’altra, con l’aggiunta d’invasioni provenienti dall’esterno da parte di gruppi nomadi.
Anco Marzio dovette quindi difendere i confini di Roma e, grazie a un’ottima organizzazione militare, riuscì a sconfiggere diverse città liberando e annettendo alla capitale vaste zone del territorio litorale del Lazio.
Non mancarono altri problemi con i sabini, antichi alleati ma più volte avversari, e con altri popoli che non volevano accettare l’egemonia di Roma.
Storica rimase la guerra contro la città di Veio, un centro importante e combattuto per anni dai romani, e che sotto Anco Marzio avviò nuove campagne militari per recuperare una serie di territori persi negli ultimi anni.
Tutte queste battaglie non rappresentarono per Anco Marzio solo un dispendio di energie e di uomini, ma gli consentirono anche di guadagnare alcuni vantaggi: il più importante, con la deportazione dei vinti, un aumento della popolazione di Roma e in particolare dei plebei, una fascia di lavoratori dediti ai lavori più umili, che saranno la base fondamentale della società romana.
Nascita di Ostia e i progetti urbanistici
Roma guadagnò anche in spazio: Anco Marzio inglobò il colle del Gianicolo e del Celio e costruì il Foro Boario, che diventerà man mano fondamentale per i commerci,oltre alla costruzione di diverse saline per lo stoccaggio del sale.
Il sale era il principale prodotto utile a conservare i cibi ed era tanto prezioso da essere utilizzato come pagamento per i soldati: è proprio da qui che nasce la parola “salario”.
Altra opera di cui Anco Marzio si rese protagonista fu la fondazione della prima colonia fuori dalla città, quella di Ostia: posizionandola sul mare, Anco Marzio diede uno sfogo importante alla città di Roma, creando poi con la strada Ostiense un collegamento che ancora oggi è presente dopo millenni.
Il quarto re di Roma diede ampio spazio allo sviluppo dell’urbanistica: sotto il suo regno, sebbene non ne rimanga più traccia, venne costruito il ponte Sublicio, un ponte di legno che congiungeva le due rive del Tevere e che per i tempi erano una infrastruttura di importanza strategica.
Roma era così diventata una città più grande ed evoluta: non più solamente un gruppo di pastori che si uniscono, che collaborano e che combattono insieme, ma una città di grande respiro con una visione strategica per il predominio del Lazio.
Anco Marzio si occupò anche di religione, come il nonno Numa Pompilio: non fondò altri ordini ma perfezionò quello dei feziali, i sacerdoti che si occupavano della elaborazione e del rispetto delle regole da osservare prima di scatenare una guerra.
Un gruppo di sacerdoti di grande importanza, che praticavano quello che oggi si chiamerebbe diritto di guerra e diritto internazionale.
La morte di Anco Marzio
Anco Marzio fu un re molto equilibrato e attivo a tutti i settori che avevano bisogno di sviluppo: non si sbilanciò mai verso un solo aspetto della società ma dimostrò di avere virtù proprio perché equidistante e omogeneo nei suoi interventi.
Dopo 25 anni di regno, onorato e amato da tutti, il reggente morì tranquillamente di vecchiaia, ricordato come un’ottima guida da tutto il popolo romano.
La sua figura è importante, tra le varie ragioni, perché Anco Marzio è l’ultimo re “latino”. Il suo successore, Tarquinio Prisco, sarà infatti il primo di origine etrusca.