Alessandro Severo fu imperatore romano in carica dal 222 d.C fino alla sua morte prematura nel 235. Su macchinazioni della madre, della zia e della nonna, che in quel momento detenevano di fatto il controllo dell’impero, il giovane imperatore in carica Eliogabalo aveva nominato suo cugino Alessiano, il futuro Alessandro Severo, come suo erede nell’estate del 221 d.C.
Alessandro, costantemente guidato dall’ingrombrante figura della madre, annullò i provvedimenti e i culti religiosi del predecessore e si imbarcò in una serie di spedizioni militari con poco successo.
La sua esperienza di governo non fu molto duratura, e la sua personalità venne di fatto schiacciata dalle circostanze e dalla potenza politica delle legioni.
L’ascesa al potere e l’influenza della madre
Marco Aurelio Severo Alessiano nacque nella città fenicia di Cesarea nel 208 d.C. da Ezio Marciano e da Giulia Avita Mamea, nipote di Julia Domna, seconda moglie dell’imperatore Settimio Severo.
Lo storico Erodiano scrive che Alessiano mutò rapidamente il suo nome in Alessandro, in onore del Re macedone Alessandro Magno. Come suo cugino Eliogabalo, Alessiano era sacerdote del Dio del sole Elagabal ed esercitava il suo culto per questa divinità orientale nella città siriana di Emesa.
Nell’estate del 221 d.C la nonna di Alessiano, Giulia Mesa, così come sua zia Giulia Soemia, convinsero l’imperatore Eliogabalo ad associare suo cugino al trono e a concedergli il titolo di Cesare, spiegando ad Eliogabalo che un collaboratore gli avrebbe permesso di dedicarsi maggiormente al culto del Dio Elagabal.
In realtà la famiglia era preoccupata per il tentativo del giovane Eliogabalo di sostituire la tradizionale religione romana con il culto di Elagabal. Inoltre, lo stile di vita decisamente non ortodosso di Eliogabalo, stava causando la rovina dell’intera famiglia imperiale.
Eliogabalo riuscì a comprendere queste macchinazioni e si mosse per assassinare suo cugino, ma il progetto fallì. La guardia pretoriana, che avrebbe dovuto giustiziare Alessandro, probabilmente corrotta dalla nonna e dalla madre, uccise invece Eliogabalo a tradimento.
Probabilmente la madre di Alessandro aveva impiegato uno stratagemma utilizzato più volte per portare i pretoriani dalla propria parte, ovvero rivelare che il bambino era in realtà figlio illegittimo di un ex imperatore, Caracalla.
Con la morte del cugino, Alessiano, che aveva assunto il nome di Marco Aurelio Severo Alessandro, fu nominato imperatore dal Senato Romano, diventando il più giovane imperatore di tutti i tempi, secondo solamente allo stesso Eliogabalo.
In realtà egli incarnava solamente una figura di facciata, perchè la vera autorità imperiale era, in questo periodo, nelle mani della madre e della nonna.
Il ripristino dei culti pagani e lo scontro con Ulpiano
Per annullare quanto prima la memoria e le tentate riforme di Eliogabalo, il culto del Dio Elagabal fu bandito e gli antichi Dei pagani ripristinati. La madre di Alessandro si preoccupò di far ritrarre il giovane imperatore come il tipico ragazzo romano impregnato di cultura occidentale, senza più legami con il “sospetto” Dio siriano.
Una grande pietra nera che si trovava sul Palatino, simbolo del culto di Elagabal, fu rimossa e restituita alla città di Emesa. Anche il tempio costruito per onorare Elagabal, fu ribattezzato tempio di Giove Ultore. Infine, per placare molti dei membri della vecchia aristocrazia, che avevano ormai in odio la famiglia imperiale, diversi sacerdoti siriani, che avevano occupato posizioni di rilievo, vennero esiliati o degradati.
Questa serie di cambiamenti permisero al governo di Roma di ritornare rapidamente ad una mentalità più conservatrice e tradizionale.
Sebbene l’autorità di Alessandro fosse di fatto limitata, lo storico e senatore Cassio Dione strinse un rapporto di amicizia con il ragazzo, il quale lo nominò console per due volte. Nella sua “Storia romana”, Cassio Dione scrive sul rapporto con Alessandro
“Alessandro non prestava attenzione alle voci, ma al contrario mi onorò in vari modi, specialmente nominandomi console per la seconda volta. Temeva che gli avversari politici avrebbero potuto uccidermi se mi avessero visto con le insegne consolari, e così mi disse di passare il periodo del mio consolato in Italia, da qualche parte fuori Roma.
Giulia Mamea, istituì un comitato di senatori composto da 16 membri per consigliare il giovane imperatore: un palese tentativo di riparare la spaccatura tra il trono imperiale e il Senato. Nominò anche un consigliere privato, Domizio Ulpiano, comandante della Guardia pretoriana ed avvocato.
Egli aveva il compito di consigliare Alessandro, data la sua vasta esperienza in materia militare e legale, per districare le spinose questioni governative.
Se da un lato vennero varate alcune riforme importanti, tra cui la riduzione delle tasse, e fu iniziata la costruzione di nuovi acquedotti e infrastrutture, la vecchia mentalità troppo “integralista” di Ulpiano causò diversi attriti fra lui e la guardia pretoriana. Nel 224 d.C i pretoriani diedero luogo a tre giorni di rivolte per le strade di Roma contro il loro comandante.
Morirono così i generali Giulio Flaviano e Gerinio Cresto, entrambi uccisi per ordine di Ulpiano. Alchè, la guardia pretoriana reagì violentemente, inseguendo e uccidendo Ulpiano nel palazzo imperiale.
Ricordando gli eccessi del suo predecessori e sperando di evitare future controversie, nel 227 d.C Giulia Mamea fece sposare Alessandro con una donna appartenente ad una rispettabile famiglia Patrizia. Si trattava della figlia di Sallustio Macrino, Gnea.
Ma sfortunatamente per i due, Giulia divenne presto gelosa della giovane sposa, che vedeva come una pretendente al titolo di Augusta. Gnea venne cacciata dal Palazzo Imperiale.
Suo padre accolse i due, Alessandro e Gnea, nel campo della Guardia praetoriana, ma questo atto fu interpretato come un tentativo di ribellione: così, Gnea fu esiliata nel Nord Africa e giustiziata. Alessandro non si sarebbe mai risposato.
Le guerre contro i Parti e i Germani
Mentre l’impero aveva goduto di una relativa pace durante il regno dell’Imperatore Eliogabalo, il periodo di Alessandro fu gravato da notevoli minacce militari. Nonostante i gravi disordini nell’esercito e senza l’adeguata esperienza militare, Alessandro e sua madre si spostarono ad est, per affrontare le crescenti tensioni all’interno delle provincie orientali e giungendo ad Antiochia nel 231 d.C.
Il Re persiano Artaserse aveva rovesciato il Re partico Artabano V, assumendo il potere completo: la sua aggressiva politica estera era diventata una seria minaccia per i confini orientali di Roma.
Nonostante una rivolta in Egitto e senza avere il totale sostegno del suo esercito, Alessandro Severo decise coraggiosamente di lanciare una assalto direttamente contro Artaserse.
I comandanti romani scelsero di condurre l’offensiva su tre fronti: una parte dell’esercito si spinse nel nord dell’Iran, una seconda si spostò lungo l’Eufrate e nel Golfo Persico e l’ultima puntò direttamente verso la capitale partica, Ctesifonte.
Purtroppo, l’eccessiva prudenza ed inesperienza di Alessandro e la mancanza di un attacco coordinato provocarono gravi perdite: la campagna si rivelò un fiasco. Nonostante le forze persiane non riuscirono ad avanzare ulteriormente, Alessandro tornò a Roma nel 233 d.C.
Formalmente venne celebrato il trionfo, ma in realtà il morale dell’esercito era a pezzi e Alessandro ne uscì con una reputazione gravemente danneggiata: l’imperatore veniva etichettato come “codardo” in tutti gli ambienti militari.
Con ancora meno supporto, Alessandro e sua madre decisero di attraversare il fiume Reno per combattere le tribù germaniche, che avevano attaccato e saccheggiato le fortificazioni romane nella Gallia orientale. Di nuovo Alessandro entrò in guerra senza un piano definito e senza il totale rispetto dell’esercito.
Gli insuccessi militari, i tagli alle retribuzioni dei soldati e la politica volta ad accontentare i senatori a discapito dell’esercito, spinsero i pretoriani a cercare un nuovo imperatore. Lo individuarono nella figura di Massimino il Trace, il primo di quello che gli storici chiamano “imperatori da caserma”.
Lo storico Erodiano scrive
“I soldati si risentirono amaramente di questa ridicola perdita di tempo. Secondo loro, Alessandro non aveva alcuna intenzione di perseguire la guerra e preferiva le corse dei carri e una vita agiata, quando invece avrebbe dovuto combattere i Germani per la loro insolenza.
La fine di Alessandro
Nella primavera del 235 d.C Massimino ricevette la Porpora, simbolo dell’autorità Imperiale direttamente dalle sue truppe, che si spostarono rapidamente verso l’accampamento di Alessandro.
Quando Alessandro vide ciò che era accaduto fu preso dal panico e fu completamente sbalordito dalla notizia inaspettata. Si precipitò fuori dalla tenda imperiale come un uomo devastato, piangendo, tremando e delirando compro Massimino per essergli stato infedele.
Alessandro e sua madre furono assassinati e, secondo alcune fonti, i loro corpi restituiti ai familiari Roma.
Nella “Historia Augusta” si legge: “Coloro che l’hanno ucciso erano soldati, i quali lanciarono molti insulti contro di lui, trattandolo come un bambino guidato da una madre invadente, avida e gelosa. Alessandro visse tutta la sua vita secondo il consiglio della madre, che venne uccisa con lui“.
Il nuovo imperatore, Massimino il Trace, non ebbe mai tempo di mettere piede a Roma. Sfortunatamente la lotta per il titolo imperiale era arrivata a livelli di instabilità drammatici.
Dopo la morte di Alessandro, si aprì infatti “l’anno dei sei imperatori.” Sarebbero passati alcuni mesi prima che Gordiano III riuscisse a sedersi, senza opposizioni, sul trono imperiale.
Articolo originale: Alexander Severus di Donald L. Wasson (World History Encyclopedia, CC BY-NC-SA), tradotto da Federico Gueli