Svizzera. Ad Aegerten riemerge un antico ponte romano, capolavoro d’ingegneria dell’epoca.

Aegerten, nella regione del Canton Berna in Svizzera, è divenuta recentemente il palcoscenico di una scoperta archeologica di rilievo: i resti di un ponte romano in legno, antichissimo, sono riemersi dal letto di un fiume ormai scomparso durante i lavori di modernizzazione delle infrastrutture locali. Il ritrovamento, seguito dalle indagini degli archeologi svizzeri, ha offerto una finestra affascinante sulla sofisticata ingegneria romana e sulle strategie logistiche adottate in epoca imperiale per gestire le vie di comunicazione e i commerci nelle province settentrionali.

L’antico ponte attraversava il fiume Thielle, un corso d’acqua che nell’epoca romana rivestiva un’importanza decisiva per gli scambi e le comunicazioni nell’area alpina. Durante i lavori di scavo sono emersi oltre 300 pali di quercia appartenenti alla struttura originaria del ponte, testimonianza della portata e della solidità dei progetti di ingegneria dell’epoca. A confermare l’antichità della costruzione è stata l’analisi dendrocronologica, che ha permesso di stabilire una datazione precisa: la prima edificazione risale attorno al 40 a.C., subito dopo la sottomissione della tribù celtica degli Elvezi da parte dei Romani. Il ponte ha conosciuto numerosi interventi di manutenzione e potenziamento lungo un arco temporale di circa quattro secoli, a testimonianza della sua importanza strategica e della vitalità delle rotte di collegamento tra le varie posizioni militari e civili della zona.

Petinesca, cittadina collocata nelle immediate vicinanze del ponte e oggi identificata con la moderna Studen, si trovava allora al limite di ciò che era uno snodo nevralgico della cosiddetta “Transversale del Giura”. Questa vasta rete di comunicazione romana rappresentava un asse fondamentale per il passaggio di truppe, merci e informazioni tra le regioni dell’Impero, collegando accampamenti militari e insediamenti strategici dislocati lungo i confini settentrionali.

L’eccezionale stato di conservazione di parte della struttura lignea si deve alla particolare posizione del ponte e alle condizioni del suolo, che hanno protetto le componenti organiche dall’azione distruttrice del tempo. Le analisi dettagliate dei pali di quercia non hanno soltanto fornito dati sulla cronologia del manufatto, ma hanno anche consentito agli studiosi di approfondire tecniche costruttive specifiche e pratiche relative alla gestione del legname in epoca romana. La scelta della quercia, ad esempio, rispondeva a esigenze di grande resistenza e durabilità, considerando la necessità di affrontare correnti, gelo invernale e il peso degli intensi traffici.

Durante le ricerche nell’antico alveo del fiume, gli archeologi hanno rinvenuto una serie di oggetti che testimoniano sia la vita quotidiana che l’attività commerciale in transito sulla struttura. Tra i reperti recuperati spiccano ferri di cavallo, asce, monete, chiavi, un forcone da pesca e un raro pialletto da falegname, ancora dotato di elementi metallici e parti in legno. Alcuni di questi oggetti potrebbero essere caduti accidentalmente dalle mani di coloro che attraversavano il ponte, mentre altri possono essere stati gettati intenzionalmente nel fiume, forse come offerte rituali legate a culti locali o a superstizioni tipiche delle popolazioni di frontiera.

Il ponte di Aegerten rappresenta un elemento emblematico della capacità romana di dialogare con territori altrettanto complessi quanto vitali per l’economia e il controllo dell’Impero nelle province. La scoperta contribuisce a ridisegnare in modo più tridimensionale la mappa delle infrastrutture viarie romane, esaltando l’integrazione tra tecnologie costruttive e adattamento ai contesti ambientali alpini. Analizzando i resti e i reperti, gli esperti stanno gradualmente ricostruendo non solo il tracciato del ponte, ma anche stili di vita, commerci e connessioni in un’area che, nonostante la distanza dai grandi centri urbani, era intensamente collegata alla rete imperiale.

Le informazioni emerse da Aegerten aprono nuove prospettive sugli aspetti gestionali e tecnici dei Romani, restituendo voce a una storia millenaria sepolta nei sedimenti e suggerendo nuove direzioni per la ricerca archeologica nelle regioni del nord delle Alpi. Iniziative come questa non solo arricchiscono il patrimonio culturale svizzero, ma rafforzano il dialogo tra scienza, memoria storica e identità europea, ponendo al centro l’ingegno e la visione progettuale di una civiltà che ha saputo plasmare il paesaggio tanto quanto la propria eredità culturale.