Sergio Tancredi di Attiva Sicilia non ci sta: secondo il deputato, chi oggi attribuisce responsabilità all’attuale governo siciliano, ieri ha creato le condizioni per mettere in default qualunque successivo governo regionale. C’è chi tace colpevolmente e strumentalizza questa grave condizione di danno, inflitta anche dallo Stato, che la Regione Siciliana tuttora continua a subire nonostante il suo statuto.
Che cosa sta succedendo in Sicilia?
La storia delle difficoltà economiche della Regione affonda le radici nella scorsa legislatura. Durante il governo Crocetta lo Stato di fatto commissariò la Regione inviando una serie di tecnici come assessori al bilancio.
I quali avrebbero dovuto spegnere qualsiasi velleità della Regione Siciliana, che attendeva i pronunciamenti della Corte Costituzionale sollevati dal precedente governo lombardo, relativamente alla mancata attuazione dello Statuto siciliano, che assegnerebbe risorse alla Sicilia, totalmente derivate da propri tributi, per sopperire alle funzioni aggiuntive che ha la Regione rispetto alle altre regioni a Statuto Ordinario e che, di fatto, la rendono teoricamente quasi uno Stato, con tutto quello che concerne di costi aggiuntivi.
Considera che la piena attuazione vedrebbe un’assegnazione aggiuntiva di somme pari a circa 7 miliardi annui che lo Stato sottrae alla Regione Siciliana.
Faccio un esempio concreto. Per statuto alla Regione andrebbe riconosciuto il 10 su 10 del gettito iva.
Invece viene riconosciuto solo 3.64. Le assegnazioni attribuite alle altre regioni a Statuto Speciale hanno una media sui 10 punti base di 8.7 punti.
La differenza tra la media delle assegnazioni alle altre regioni a Statuto Speciale è di oltre 5 punti.
Considerato che 1 punto in Sicilia ammonta a poco più di 550 milioni di euro, solo arrivando alla media attribuita alle altre regioni parliamo di un’assegnazione annuale aggiuntiva di 2,75 miliardi di euro.
Questa insufficiente attribuzione di varie risorse ha determinato, nei decenni, una serie di poste di bilancio che dovevano essere eliminate essendo partite mai concretizzate, i famosi residui attivi del bilancio che furono cancellati ad agosto del 2015, otre 12 miliardi di partite con lo Stato cancellati che hanno fatto precipitare il bilancio da un attivo teorico ad un passivo reale.
Questa operazione raggiunge il suo obiettivo sotto la guida di Baccei e Crocetta (nonché di tutta la nomenclatura regionale del PD che asseconda questa operazione senza fiatare) e sotto la regia del MEF, sottoscrivendo un accordo che di fatto cancella tutte le somme dovute dallo Stato alla Regione.
Precipitandola in una crisi economica devastante. Ovviamente di tutto questo ci sono decine di atti, anche della Corte dei Conti, che lanciano gli allarmi chiedendo di sedersi a un tavolo e risolvere in maniera equa la questione.
Cosa che non è mai accaduta.
Perché la regione Siciliana è a rischio fallimento?
La Regione ha rischiato il fallimento perché in quella operazione non furono cancellati tutti i residui attivi. Ne furono lasciati un miliardo e 740 milioni. Nascosti dentro il bilancio.
Somme che sono state evidenziate dalla Corte dei Conti nel 2018 e che, poiché non si era provveduto alla cancellazione e al contestuale ripianamento trentennale nel 2015 andavano restituite(!) entro fine legislatura, cioè entro 3 anni.
Una sorta di pacco dono avvelenato lasciato in dono dal governo di centrosinistra al successivo governo di centrodestra(!).
Questo avrebbe determinato il fallimento immediato della Regione, e credo che fosse questo l’obiettivo di alcuni deputati che ora siedono nei banchi dell’opposizione in Sicilia e che remano contro anche in questa situazione drammatica globale.
Da qui si giunge a una mediazione per un ripianamento non in 3 anni ma in 10.
Ma con ulteriori prescrizioni capestro per la Regione.
Una cosa folle. Ratificato ieri sera in consiglio dei ministri.
La Sicilia è davvero sprecona?
Certamente non è un modello organizzativo di eccellenza; e certamente la politica ha usato malamente e in maniera impropria e clientelare una parte delle risorse che le venivano assegnate, ma non dimentichiamo che la Sicilia ha usato solo una frazione di quello che avrebbe dovuto avere.Cosa che altrove invece non è avvenuta.
Io non vedo sprechi superiori al resto della nazione, ma vedo un trattamento contro la Sicilia che da sempre viene trattata da colonia dallo Stato centrale, permettendo a chi l’ha gestita di fare un po’ di interessi propri in cambio di una profonda amnesia rispetto alle risorse che avrebbero dovuto garantire i servizi a tutti i Siciliani.
Chi sta lavorando “contro” la Sicilia dall’interno della regione Siciliana”? E perché?
È presto detto. Coloro che hanno permesso, nella scorsa legislatura che si mettesse una pietra tombale sullo statuto, agevolando tutta una serie di misure che hanno di fatto messo il cappio al collo a chiunque avesse governato la Regione in questa legislatura.
Il PD in primis, che probabilmente non ha nemmeno compreso a fondo i danni definitivi che stava imprimendo al tessuto economico della Regione Siciliana.
E adesso a questi si è aggiunto il manipolo di deputati del movimento che probabilmente non hanno capito l’entità delle mancate attribuzioni e, cosa ancora più importante e avvilente, dalla posizione romana di alcuni componenti del governo calcano la mano contro la Sicilia chiedendo ulteriori tagli che graveranno sui servizi della Regione e sui cittadini.
Probabilmente si soffia sul fuoco della disperazione per abbattere il nemico politico, oggi, per loro, rappresentato da Musumeci, nella speranza al prossimo giro di potersi sedere loro alla guida della Regione.
Il rischio è di guidare una Regione ridotta in macerie dalle loro stesse scelte. Gli ascari in Sicilia esistono. Io li paragono ai collaborazionisti del periodo nazista. I peggiori traditori della loro gente.