I pretoriani furono un corpo scelto dell’esercito romano dedicato alla protezione e alla salvaguardia dell’imperatore.
Ma non solo: formidabile strumento di potere, il corpo dei pretoriani arrivò a fare e disfare gli imperatori a loro piacimento, arrivando a detenere un grande potere nella successione alla guida dell’impero.
Le prime guardie del corpo
Senza dubbio la guardia pretoriana è una figura della storia romana che ha travalicato i secoli ed è conosciuta praticamente da tutti, anche da quelli che magari non hanno studiato la storia o non hanno interesse nel farlo. Se si pensa però che la troviamo addirittura in Star Wars dove viene “ricreata”, è facile capire come si tratti in realtà di un simbolo universale.
I pretoriani o soldati della Guardia pretoriana sono in pratica il servizio di protezione dell’imperatore: sebbene non istituiti ufficialmente con questo nome, corpi militari dal simile scopo sono già presenti ai tempi di Romolo.
Anche il primo Re di Roma infatti poté contare su delle guardie del corpo personali, così come durante la storia della Repubblica i principali magistrati e le cariche più importanti avevano delle guardie del corpo che li seguivano, che li accompagnavano e che li proteggevano specie quando vi erano problemi lungo le strade della città.
Cesare, per fare un altro esempio, aveva la sua Decima Legione a proteggerlo ma confidava anche nelle guardie del corpo germaniche che dimostrarono tutta la loro importanza quando evitarono la sua morte durante la battaglia di Durazzo.
Augusto e Tiberio. La nascita dei pretoriani
Chi creò uno stabile corpo di guardia pretoriana fu Augusto, il fondatore dell’impero. Una scelta dettata dalla necessità di proteggere se stesso e la sua carica permettendo il funzionamento corretto del Senato e di tutte quelle strutture politiche che permettevano la gestione dello Stato.
L’imperatore era la persona che possedeva il massimo potere militare e che doveva garantire il funzionamento dello Stato, una figura potente che doveva essere adeguatamente protetta. Nella guardia pretoriana entravano solo i migliori e si racconta, interpretando le fonti giunte fino a noi, che all’interno vi fossero anche gli speculatores, l’equivalente dei nostri agenti segreti.
Fu però Tiberio, il successore di Augusto, a renderli una entità militare definitiva ed istituzionale, richiamando le truppe sparse nella penisola italica e riunendole nei Castra Praetoria, la sede ufficiale, nei pressi di Roma. Il loro simbolo divenne quello dello Scorpione.
I pretoriani durante l’impero
Il corpo dei soldati pretoriani svolse un compito molto importante per tutta la dinastia giulio-claudia: difese gli imperatori, ma ne eliminò anche diversi quando questi mostravano di non essere più adatti a ricoprire il loro ruolo. Due esempi in tal senso: Caligola e poi Nerone.
I pretoriani quindi protessero, ma fecero e disfecero della politica romana in base al bisogno.
Il loro ruolo crebbe e si modificò sostanzialmente dopo Nerone che morì senza avere un successore: l’anno della sua morte viene tutt’ora ricordato come l’anno dei quattro imperatori: Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano, si contesero militarmente il trono.
Fu solo con Vespasiano e la stabilizzazione dell’Impero che il potere dei pretoriani scemò in parte portando all’instaurazione di un periodo di pace, almeno fino a Marco Aurelio, della dinastia degli Antonini.
Marco Aurelio fu un grandissimo imperatore, ma tutti gli storici gli rimproverano di aver interrotto il meccanismo di adozione di un successore capace.
Marco Aurelio nominò suo figlio Commodo. Un capo non adeguato per Roma che dopo un iniziale appoggio venne ucciso dai pretoriani.
Il successivo momento di svolta nella storia dei pretoriani arriva con l’imperatore soldato Settimio Severio, originario dell’Africa del Nord, che sostituì i pretoriani, fino a quel momento prevalentemente italici, aprendo ai provinciali e accettando soldati provenienti dal Danubio, dalla Spagna e dall’Africa.
La fine dei pretoriani con Costantino
Nella prima metà del 200 d.C. I pretoriani trasformano l’elezione dell’imperatore in un vero e proprio business, che portò al periodo conosciuto come anarchia militare.
I pretoriani selezionavano un nuovo imperatore, il quale elargiva dei cospicui donativi in denaro e proprietà terriere, per assicurarsi il loro appoggio. Una volta ottenuti tutti i benefici, i pretoriani uccidevano il loro imperatore e ne cercavano immediatamente un altro per ottenere nuovi privilegi.
Le cose iniziano a cambiare con Diocleziano, che grazie ad una profonda revisione dello Stato romano, riuscì a riportare una certa stabilità.
La fine della guardia pretoriana si deve all’imperatore Costantino. Egli fu in realtà supportato dalle legioni di stanza in Britannia e dovette combattere contro il suo principale avversario, Massenzio nella decisiva battaglia di Ponte Milvio.
I pretoriani di entrambi i contendenti si affrontarono nel cuore di Roma, quando quelli di Massenzio ebbero la peggio, crollando da un ponte e annegando nel Tevere.
Il nuovo imperatore, conscio della pericolosità e di un corpo militare così potente, decise di sciogliere per sempre i pretoriani e istituire un tipo di protezione differente, le Scholae Palatinae, delle unità a cavallo, più adatte al modo di combattere di quei tempi e con meno potere sulla figura dell’imperatore.
Un corpo di elìte
Ma come erano organizzati i pretoriani? Come erano vestiti? Le fonti a riguardo non sono tantissime, ma quel che raccontano è che si trattava di soldati molto simili ai normali legionari: niente oro o porpora.
Quel che era diverso erano potere e soldi: avevano infatti privilegi più imponenti, una maggiore paga e potevano contare su donazioni “private”. Potevano contare, tra le altre cose, su una buona pensione e distribuzione di terre dopo solo 16 anni di servizio rispetto ai 20-25 degli altri militari.
Erano un corpo militare privilegiato ma erano anche chiamati a intervenire in città per aiutare i vigili a sedare le rivolte.
Nota divertente: il quartier generale dei pretoriani, il Castro Pretorio, è rimasto in funzione durante i secoli e ancora oggi è la sede delle unità di logistica dell’Esercito Italiano.
I nostri soldati, dunque, possono vantare di esercitarsi nel più antico “accampamento” militare della storia.