Numa Pompilio, il secondo re, è una figura meravigliosa di cui parlare: il suo governo, così diverso da quello di Romolo, fece conoscere a Roma un lungo periodo di pace, ricchezza e tranquillità.
Numa Pompilio, il re della Pace
Romolo, al termine della sua vita terrena, ascese secondo la tradizione al cielo durante una tempesta e il Consiglio del Re, i Patres, cercarono in ogni modo di prendere in mano la gestione delle cariche pubbliche stabilendo un’oligarchia: vennero fermati dalla necessità di trovare una figura amata dal popolo che mantenesse la pace.
Trovare un nome sul quale sia i Sabini che i Romani fossero d’accordo non fu semplicissimo: i primi volevano Velesio, i secondi Proculo.
La quadra si trovò proprio con Numa Pompilio: un romano ma sposato con la figlia di Tito Tazio, re dei sabini e dunque una figura equidistante e potenzialmente in grado di mettere d’accordo tutti quanti.
E’ importante sottolineare che al momento della sua elezione a monarca Numa Pompilio possedeva già un’ottima reputazione ed era considerato un nome di prestigio da tutta la popolazione.
Cosa decise di fare Numa Pompilio? Astenersi completamente dalla guerra. Il re si rese infatti conto che la società romana necessitava di essere stabilizzata e crescere in un clima di pace e tranquillità.
Per raggiungere tale obiettivo decise di usare la religione e più precisamente il timore religioso come strumento di coesione e organizzazione.
La nascita degli ordini religiosi romani
È sotto Numa Pompilio che vengono creati i principali ordini religiosi della storia di Roma.
Il primo collegio sacerdotale creato fu quello dei Flàmini: sacerdoti dedicati a uno specifico Dio. Per ogni divinità esisteva il flamine corrispondente e i più importanti erano la Triade Capitolina, coloro che si occupavano di Giove, Marte e Quirino (Romolo).
Maggiore era l’importanza del flamine più alte erano le sue restrizioni: ecco che quello dedicato a Giove possedeva il potere più grande ma non aveva pressoché libertà nei movimenti a differenza di quella progressiva degli altri due componenti della Triade Capitolina.
Numa istituì anche 12 flàmini minori, sempre importanti ma meno prestigiosi. Creò anche il collegio sacerdotale delle Vergini Vestali: esse ebbero un ruolo vitale per Roma, con il compito di tenerne acceso il fuoco sacro. Queste sacerdotesse erano legate alla Dea Vesta, dovevano rimanere vergini e preparare i cibi che sarebbero stati usati nelle cerimonie religiose.
Si trattava di un ruolo importante e che portava grandi privilegi, come quello di poter fare testamento, ma queste donne speciali non potevano far spegnere il fuoco o avere relazioni sessuali: in entrambi i casi era prevista la morte.
Fu istituito, sempre durante il regno di Numa Pompilio, anche l’ordine degli Auguri, sacerdoti dedicati a interpretare i segni degli Dei senza i quali i romani non prendevano decisioni.
Erano chiamati a interpretare i segni del cielo (tuoni, fulmini, nuvole e qualsiasi altra manifestazione) e i segni degli animali, partendo dai rettili fino ad arrivare ai polli, sfruttati quando si aveva bisogno di responsi veloci.
I Salii, altro ordine fondato dal secondo Re di Roma, erano coloro che decidevano quando era tempo di stare in pace e quando bisognava fare la guerra e in base al loro responso i cittadini seguivano ordini e tradizioni differenti. Erano in grado di decidere se gli uomini dovessero considerarsi cittadini o soldati.
I Feziali erano invece dei sacerdoti che dovevano controllare che venisse rispettato il diritto internazionale o il diritto di guerra. Prima di attaccare una popolazione vicina bisognava infatti rispettare delle dinamiche ben precise: ad esempio i feziali erano coloro che prendevano l’asta e lanciavano simbolicamente nel territorio nemico per dichiarare guerra, tradizione romana durata per moltissimi secoli.
Infine ma non per importanza, vi erano i Pontefici, chiamati a far andare d’accordo i vari sacerdoti tra di loro.
La morte di Numa Pompilio
Numa Pompilio, a differenza di molte figure importanti romane, morì di vecchiaia dopo un lungo regno di pace e prosperità e merita di essere ricordato anche per l’istituzione del calendario di 12 mesi che tutt’oggi utilizziamo: inizialmente infatti per i romani un anno era composto da 10 mesi, con inizio a marzo.
Al suo interno vennero istituiti sia i giorni fasti, favorevoli a qualsiasi attività e quelli nefasti, nei quali diverse azioni erano sconsigliate.