Marco Vipsanio Agrippa fu il generale più fidato di Augusto e il suo braccio destro nell’amministrazione di Roma.
Il suo nome sarà per sempre collegato al primo imperatore romano come uno dei più abili comandanti militari, un talentuoso ingegnere, un architetto e un abile amministratore.
Non abbiamo molto informazioni su Agrippa, la cui figura è indissolubilmente legata a quella di Augusto: sappiamo solamente che aveva un anno in meno di Ottaviano, ed è molto probabile che fossero cresciuti e fossero stati istruiti insieme, rimanendo molto vicini sin dall’adolescenza.
Non sappiamo nulla nemmeno sull’origine della famiglia Agrippa. Il nome della Gens Agrippa era estremamente raro, e non abbiamo ulteriori testimonianze di “Vipsanii” nella storia romana.
La lotta per il potere al fianco di Ottaviano
La storia di Agrippa, così come quella di Ottaviano, entra nel vivo dopo la morte di Giulio Cesare. Il dittatore aveva lasciato in eredità ad Ottaviano la maggior parte delle sue proprietà e ingenti somme di denaro, oltre all’adozione come figlio.
Ottaviano, accettando il testamento, divenne automaticamente nemico degli assassini di Cesare: Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino. Anche le relazioni con Marco Antonio, braccio destro di Cesare, furono sempre ambigue.
Ottaviano, così, formò un concilio improvvisato che comprendeva sua madre Azia, Vipsanio Agrippa e un altro suo carissimo amico, Quinto Salvidieno.
Nonostante le prime rivalità con Marco Antonio, che vedeva nel giovane erede di Cesare un nemico politico, Ottaviano, Antonio ed Emilio Lepido organizzarono un accordo formale, noto come secondo triumvirato, nel 43 a.C, per sconfiggere gli assassini di Cesare, Bruto e Cassio, che si erano organizzati militarmente in Oriente.
Sconfitti gli ultimi repubblicani nella battaglia di Filippi 42 a.C. le tensioni tra il gruppo di Ottaviano e Marco Antonio ripresero come prima.
Nel 39 a.C, Agrippa era governatore della Gallia Transalpina, e dimostrò la sua abilità militare pacificando i disordini tra i locali e stabilendo una tribù di Galli Ubii in un’area posizionata a sinistra del fiume Reno, e costituendo una nuova città che oggi è chiamata “Colonia”, in Germania.
Agrippa fu poi eletto console nel 37 a.C proprio da Ottaviano, che assieme a Marco Antonio, in qualità di triumviro, si spartiva le posizioni di potere.
Durante le lotte che caratterizzarono il secondo triumvirato e in particolare l’inimicizia tra Ottaviano e Marco Antonio, Agrippa fu fondamentale dal punto di vista militare, soprattutto nel “caso” di Sesto Pompeo.
Agrippa contro Sesto Pompeo
Sesto Pompeo, figlio di quel Pompeo Magno che era stato sconfitto a Farsalo da Cesare e nemico del secondo triumvirato, praticava efficacemente la pirateria per tutto il Mediterraneo e aveva stabilito la sua base operativa in Sicilia, che era sotto il suo totale controllo.
Con il dominio dei mari, Sesto Pompeo faceva il bello e cattivo tempo, interrompendo a suo piacimento i rifornimenti di grano nei confronti di Roma.
Ottaviano tentò di risolvere il problema di Sesto Pompeo con la diplomazia, stringendo un prima trattato a Miseno: in cambio della pace sul mare, che avrebbe consentito la ripresa dei rifornimenti a Roma, Sesto Pompeo avrebbe avuto importanti diritti commerciali su prestigiose colonie romane.
Le ostilità, si riaprirono tuttavia nel 38 a.C, dopo che Pompeo accusò i triumviri di non aver rispettato gli accordi e riattivò il blocco dei commerci. Sesto Pompeo, dunque, rappresentava una minaccia irrisolvibile che poteva essere neutralizzata solo militarmente.
Ottaviano organizzò a tempo di record una prima flotta e guidò una spedizione contro Sesto Pompeo. Fu un autentico disastro. Sconfitto su tutti i fronti, Ottaviano era in seria difficoltà: a questo punto era chiaro che Ottaviano non era un comandante militare di grande levatura e per salvarsi dovette affidarsi all’abilità di Agrippa per sconfiggere l’avversario.
Ottaviano chiamò in tutta fretta Agrippa dalla Gallia per attaccare Sesto Pompeo. Fu l’inizio della guerra siciliana del 36 a.C.
Agrippa costruì una nuova flotta navale con grandissima efficienza. Lo storico antico Velleio Patercolo ci descrive mirabilmente il carattere di Agrippa e il suo impegno per vincere la guerra.
Marco Agrippa fu incaricato di costruire una flotta e di raccogliere soldati e rematori e insegnargli le più sopraffine manovre navali. Era un uomo dal carattere distinto, invincibile dalla fatica, ben disciplinato nell’obbedienza e desideroso di comandare gli altri. In qualunque cosa facesse non conosceva il ritardo e in lui l’azione andava di pari passo con il suo concepimento.
Riuscì a costruire un’imponente flotta nei laghi Avernus e Lucrinus, dove teneva esercitazioni quotidiane e dove portò in poco tempo soldati e rematori ad una conoscenza approfondita dei combattimenti via terra e via mare
Ma l’abilità di Agrippa non si limitava solamente alla strategia militare ma anche alla progettazione e allo sviluppo dell’Arpax, un dispositivo in dotazione ad ogni nave, che sparava un grande rampino con all’interno un gancio metallico, che consentiva di bucare il fasciame della nave avversaria e di abbordarla con maggiore facilità.
Il piano di Agrippa per sconfiggere Sesto Pompeo consisteva nel far navigare Ottaviano attraverso lo Stretto di Messina per sbarcare sulla costa siciliana orientale, mentre lui stesso avrebbe attraversato le isole Eolie per sbarcare sulla costa settentrionale. Lepido, il terzo triumviro, sarebbe invece salpato dall’Africa per raggiungere la Sicilia occidentale.
Dei tre, Agrippa arrivò per primo a destinazione: le navi di Sesto Pompeo incontrarono accidentalmente quelle di Agrippa e ne nacque uno scontro improvvisato. Le navi di Pompeo erano più leggere e più manovrabili, ma quelle di Agrippa erano più pesanti, avevano fianchi più alti e potevano sopportare meglio i danni. Pompeo venne duramente sconfitto.
Dopo questo successo navale, Agrippa e le sue legioni ottennero il controllo della città di Tindari e delle aree circostanti. Dopo alcune difficoltà, anche Ottaviano e Lepido riuscirono a sbarcare nell’isola siciliana.
Ma la guerra non era ancora terminata. Anzichè affrontare un lungo periodo di stallo, Sesto Pompeo e Ottaviano si incontrarono e accettarono di risolvere la questione con una battaglia navale decisiva.
Ognuna delle due parti avrebbe avuto a disposizione 300 navi. L’appuntamento era il 3 settembre e il luogo della battaglia sarebbe stata la costa nord-orientale della Sicilia, di fronte al porto di Nauloco, dove le truppe di ogni schieramento avrebbero potuto assistere alla battaglia dalla riva.
La flotta di Pompeo venne affidata ai suoi fidati ammiragli, Apollofane e Democares, mentre Ottaviano affidò naturalmente il comando ad Agrippa che, utilizzando le sue navi, molto più grandi e resistenti nonché dotate di Arpax, sconfisse in modo schiacciante la flotta di Pompeo, perdendo solamente tre navi contro le 28 imbarcazioni affondate del nemico.
Ottaviano assegnò ad Agrippa uno stendardo blu e una corona d’oro per ricordare il valore e l’abilità espressa in battaglia.
La guerra illirica
Nel 35 a.C Ottaviano dovette condurre una campagna militare al largo della costa dalmata, odierna Croazia, contro gli Iapodi, un popolo celtico-illirico.
Fu l’inizio della guerra illirica, e ancora una volta Agrippa sarebbe stato il fidato generale di Ottaviano. I romani sconfissero facilmente la maggior parte delle tribù locali, ma incontrarono una forte resistenza quando provarono ad assediare la città di Metelum, il centro più grande e fortificato degli Iapodi.
I legionari costruirono dei bastioni e posizionarono diversi ponti di legno verso le mura della città. Ma quando utilizzarono il primo di questi ponteggi improvvisati, la struttura crollò sotto il loro peso. Anche un secondo e un terzo ponte rovinarono al suolo.
Alla vista di ciò, l’esercito romano su sopraffatto dalla paura. Ottaviano si presentò di fronte ai suoi soldati, rimproverandoli aspramente, ma i suoi ammonimenti non suscitavano particolare effetto.
Così, con uno straordinario atto di coraggio, prese uno scudo e saltò sul ponte da solo, seguito a ruota da Agrippa, che fece da apripista. I soldati, ispirati dalle valorose azioni dei loro due comandanti, seguirono la loro guida e attraversarono l’ultimo ponte, che questa volta resse il peso, e consentì ai romani di conquistare la città.
Agrippa come Edile
Nel 33 a.C, Agrippa assunse l’incarico di edile, una magistratura che sovrintendeva alla vita quotidiana delle città romane e all’organizzazione delle feste e degli spettacoli.
In realtà si trattava di un incarico piuttosto modesto per un ex console come Agrippa, che aveva guidato la vittoria contro Sesto Pompeo nella guerra siciliana e aveva combattuto valorosamente nella guerra illirica.
Nonostante questo, Agrippa dimostrò particolare devozione ad Ottaviano e svolse le sue modeste funzioni di edile con la stessa competenza dimostrata sui campi di battaglia.
Fu costruito un nuovo acquedotto, l’acqua Julia, e gli altri furono pesantemente restaurati o riparati. Roma venne rifornita con 700 cisterne, 500 fontane e 130 pozzi per la popolazione. Venne anche riparato l’acquedotto Marciano, quello più lungo di Roma, che si snodava per oltre 55 miglia.
Vennero realizzati progetti di ingegneria civile su vasta scala, oltre alla riparazione di strade ed edifici pubblici. Agrippa si assicurò di ripulire il sistema fognario di Roma, organizzare giochi straordinariamente sontuosi e distribuire cibo a centinaia di migliaia di cittadini romani.
Durante gli spettacoli pubblici vennero anche distribuiti dei buoni per l’acquisto di cibo, vestiti e vari beni di prima necessità. Avendo l’edile alcune competenze di decoro pubblico, Agrippa scacciò anche astrologi e maghi, le cui pratiche erano considerate un affronto alla tradizionale religione romana.
La battaglia di Azio
I rapporti tra Ottaviano e Marco Antonio andarono a rompersi definitivamente e nel 32 a.C. Ottaviano dichiarò ufficialmente guerra ad Antonio e a Cleopatra VII.
Nel 31 a.c. la guerra civile si sarebbe conclusa nella decisiva battaglia di Azio, nel Golfo di Ambracia, al largo della costa greca. Agrippa fu naturalmente il principale generale agli ordini di Ottaviano e fu lui a iniziare l’attacco alla flotta di Antonio e ad avere il pieno controllo del conflitto navale.
Secondo lo storico Adrian Goldsworthy, specializzato in tecniche militari romane, fu probabilmente Agrippa la mente dietro l’intera strategia della battaglia di Azio e sicuramente il protagonista di tutti i momenti più importanti del conflitto, portando al trionfo di Ottaviano.
Anche se la flotta di Antonio disponeva di navi più forti e più grandi rispetto agli avversari, i soldati di Agrippa avevano maturato una maggiore esperienza nella guerra contro Sesto Pompeo e una particolare abilità nell’utilizzo degli arpioni.
Le condizioni metereologiche portarono a rinviare la battaglia per giorni, ma finalmente il 2 settembre 31 a.C. il conflitto ebbe luogo. Ottaviano comandava l’ala destra delle navi e Agrippa la sinistra.
Agrippa sfruttò da subito il maggior numero di imbarcazioni per avvolgere la flotta di Antonio e di conseguenza Sosio, uno dei comandanti di Antonio, fu costretto a rispondere e ad attaccare. Antonio fu così obbligato a portare in battaglia la sua intera flotta e a giocarsi il tutto per tutto.
Le navi di Ottaviano circondarono le galee più grandi di Antonio abbordandole con l’Arpax, speronandole continuamente, e riuscendo ad affondare diverse navi nemiche. Nel frattempo, dalla costa, i soldati di Ottaviano tiravano frecce infuocate e torce sulle navi nemiche.
La battaglia durò complessivamente 4 ore, durante le quali il grosso della flotta di Antonio e Cleopatra venne distrutto o catturato. Mentre i due scappavano, lasciando i propri soldati al loro destino, Agrippa registrò la più grande vittoria della sua carriera militare, quella che consegnò ad Ottaviano il governo indiscusso del mondo romano.
L’amministrazione nell’Impero Romano
Dopo la battaglia di Azio, i nemici politici di Ottaviano erano stati del tutto sconfitti e nessuno si opponeva al suo potere su Roma.
La fase successiva alla battaglia di Azio è conosciuta come Principato di Augusto, e segnò l’effettivo inizio dell’impero romano. Ottaviano divenne il primo imperatore e scelse Agrippa come console nel 28 e nel 27 a.C.
In questa fase della storia, il ruolo di Agrippa fu quello di costruttore di importantissime infrastrutture. Nel 26 a.C completò la basilica Septa Julia in onore di Giulio Cesare, una struttura originariamente pensata da Cesare e concepita per ospitare le assemblee e le votazioni.
L’intera area era costruita in marmo bianco e adornata con una serie di statue di altissima qualità. Vicino a questa struttura venne realizzata anche enorme serie di lussuose terme, per il benessere di tutti i cittadini romani.
Infine Agrippa iniziò a lavorare su una delle più magnifiche opere che la romanità ci abbia mai lasciato, il Pantheon.
Il tempio fu inizialmente progettato come luogo per il culto privato della famiglia di Augusto, e aveva una pianta rettangolare molto diversa dall’aspetto che vediamo oggi.
Nel corso dei secoli, il Pantheon avrebbe subìto diversi incendi e devastazioni e sarebbe stato ricostruito, come lo vediamo oggi, dall’imperatore Adriano, che tuttavia conservò l’iscrizione originale di Agrippa sulla facciata dell’edificio.
Agrippa restaurò e costruì diverse strade a Roma e nelle province, e ampliò notevolmente la rete stradale in Gallia, che migliorò grazie a linee di comunicazione che consentivano un più rapido accesso nel territorio
Nelle 19 a.C fu inviato in Spagna per reprimere le ribellioni dei Cantabrici, alcune tribù particolarmente difficili da sottomettere. Non fu una campagna facile, ma alla fine Agrippa ottenne un grande successo e il Senato Romano, per volere di Augusto, assegnò il trionfo ad Agrippa, il quale declinò l’onore.
Molto raramente Agrippa richiamò l’attenzione sui propri successi, scegliendo di attribuire tutta la gloria e la pace ad Augusto.
Più tardi, nel 13 a.C, un anno prima della sua morte, tornò ad est, per reprimere le rivolte che si erano scatenate in Illiria e in Pannonia.
Agrippa nella successione di Augusto
Man mano che il potere di Augusto cresceva, la questione della successione divenne un’urgenza sempre più pressante. Agrippa sposò l’unica figlia di Augusto, Giulia, nel 21 a.C, ma Augusto preferiva apertamente i due figli di Agrippa e Giulia, Gaio e Lucio Cesare.
I due ragazzi vennero persino adottati come suoi figli: era chiarissimo che nelle intenzioni di Augusto, erano i due giovani a dovergli succedere. Ma prima che diventassero maggiorenni, Agrippa era sicuramente nella lista dei possibili successori di Augusto, anche se non era il miglior candidato.
E in effetti i poteri conferiti da Augusto ad Agrippa erano ampi. L’imperatore fece in modo che il Senato concedesse il ruolo di tribuno al suo fidato amico, ed egli ebbe il potere di convocare il Senato e l’assemblea popolare per proporre qualsiasi legge avesse voluto.
Inoltre, un maggiore potere proconsolare, gli conferì la precedenza su tutti gli altri comandanti dell’esercito.
Lo storico Tacito, definì il potere di Agrippa come “designazione al rango supremo” e descrisse chiaramente questo personaggio come associato al potere assieme ad Augusto. Se Augusto fosse morto improvvisamente, solo Agrippa deteneva l’autorità per mantenere intatto e funzionante l’impero.
In effetti qualcosa di simile accadde, quando nel 23 a.C Augusto si ammalò gravemente. Tutti si aspettavano che sarebbe morto entro poche settimane, e l’imperatore consegnò l’anello con il sigillo imperiale proprio ad Agrippa.
Ma con una serie di bagni ghiacciati, Augusto recuperò le forze.
Nel 12 a.C, in Campania, Agrippa morì quasi improvvisamente, senza avere il tempo di dare l’ultimo saluto al proprio fidatissimo amico e imperatore.
Augusto organizzò un solenne funerale di stato a Roma, tenne personalmente l’elogio funebre e posizionò le ceneri di Agrippa nel proprio mausoleo. I figli di Agrippa, Gaio e Lucio, ebbero entrambi una morte prematura, rispettivamente a 23 e 18 anni.
Così Tiberio, malvoluto figliastro di Augusto, divenne il suo legittimo successore e secondo imperatore di Roma.
L’eredità di Agrippa
Agrippa è stato il compagno più vicino di Augusto, il suo comandante più abile e braccio destro indiscusso.
Era intransigente e leale e dimostrò un modesto altruismo nella continua rinuncia del trionfo personale, scegliendo di proiettare il merito e la gloria su Augusto.
L’eredità più importante di Agrippa non è solamente nella sua abilità di comandante, ma anche nel grande miglioramento della città di Roma, nei suoi progetti di costruzione, nei suoi sistemi stradali e in generale nella corretta amministrazione della capitale.
Solamente dopo la morte di Agrippa, Augusto fu costretto a creare dei ruoli amministrativi dedicati ad aspetti che Agrippa, da solo, riassumeva in sè.
Per la prima volta nella storia di Roma, furono creati degli uffici permanenti per la gestione degli acquedotti, per la costruzione delle strade e per i nuovi progetti di costruzione.
Articolo originale: Marcus Agrippa di Jesse Sifuentes (World History Encyclopedia, CC BY-NC-SA), tradotto da Federico Gueli