Lecce è di nuovo protagonista nel panorama archeologico nazionale grazie a una recente scoperta che getta nuova luce sugli intrecci storici della città pugliese. Nella zona compresa tra piazza Sant’Oronzo e via Alvino, a pochi metri dalle rovine dell’anfiteatro romano, gli scavi avviati dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio hanno messo in evidenza le tracce di un articolato sistema difensivo di età bizantina. Sin dall’inizio della campagna, gli archeologi hanno riscontrato la presenza di poderose strutture murarie che suggeriscono la trasformazione dell’area in una fortificazione durante l’Alto Medioevo.
Le indagini hanno restituito una sequenza di elementi strutturali senza precedenti per il sito. Il fulcro della scoperta è costituito da un muro largo 3,7 metri e conservato in altezza per oltre due metri. Realizzato con la tecnica detta “a sacco”, ovvero grazie a un riempimento di terra e pietrisco racchiuso tra due paramenti di blocchi, spesso recuperati direttamente dalle antiche strutture dell’anfiteatro e da altri monumenti cittadini, il muro è stato identificato come parte di un’estesa opera di fortificazione urbana. Secondo gli studiosi, queste opere, databili tra il V e il VI secolo d.C. sulla base delle stratigrafie rinvenute, segnarono una svolta epocale nella funzione dell’antico edificio romano.
In una seconda fase costruttiva, sempre riconducibile all’età bizantina, alla muratura fu aggiunta una torre circolare di circa 12 metri di diametro, in posizione strategica. Questa torre, anch’essa edificata con materiali di reimpiego, appare come elemento rafforzativo dell’intero sistema difensivo, a protezione del centro cittadino in un’epoca di profonde turbolenze politiche e militari. I ricercatori sottolineano che il mutamento d’uso dell’anfiteatro fu favorito dal progressivo abbandono delle attività spettacolari dovuto anche alla diffusione del cristianesimo, sancita definitivamente dall’editto dell’imperatore Onorio nel 404, che vietò i giochi gladiatori.
Il fenomeno, tutt’altro che isolato, trova interessanti confronti in diverse città del bacino mediterraneo in cui gli antichi monumenti di epoca romana furono parzialmente smantellati o riadattati per esigenze di difesa collettiva. Le evidenze raccolte confermano che Lecce, dopo il crollo dell’Impero romano d’Occidente, divenne centro nevralgico del potere bizantino in Terra d’Otranto. La presenza di un kastron, termine che indica una cittadella fortificata e sede del potere civile e militare greco-orientale, indica l’importanza strategica della città nel tessuto politico dell’epoca.
I risultati delle indagini attuali sono stati resi noti in modo dettagliato dalla Soprintendenza e dalle amministrazioni coinvolte. Oltre alle strutture murarie, sono emersi importanti resti di pilastri perimetrali, tracce della cavea e setti radiali dell’antico anfiteatro, che illustrano il processo graduale di integrazione tra le esigenze difensive altomedievali e le preesistenze monumentali della città romana. Simili adattamenti sono stati già documentati dal geografo Guidone, che agli inizi del XII secolo descrisse una Lecce profondamente cambiata, nella quale la popolazione si raccoglieva intorno ai resti monumentali ormai trasformati in baluardo contro i pericoli esterni.
Il confronto tra le nuove evidenze archeologiche e le scoperte risalenti ai primi decenni del Novecento, in particolare quelle attribuite a Cosimo De Giorgi nei pressi dell’attuale Banca d’Italia, lascia intravedere l’esistenza di un ampio sistema urbano fortificato, finora solo ipotizzato. Questo sistema avrebbe sfruttato le stratificazioni edilizie della Lecce romana per dar vita a una cittadella armata, capace di resistere a incursioni e conflitti caratteristici dell’età della transizione. La presenza di tali fortificazioni suggerisce inoltre la centralità di Lecce tra i centri pugliesi che seppero reinterpretare l’eredità imperiale in chiave difensiva e politica nei secoli successivi.
Gli esperti coinvolti nelle indagini sottolineano come la scoperta offra una chiave di lettura preziosa sul rapporto tra monumentalità antica e nuove funzioni urbane nei secoli della tarda antichità e dell’alto medioevo. Le indagini e gli studi continueranno nei prossimi mesi, con il coinvolgimento di numerosi istituti universitari e scientifici, per approfondire le relazioni tra la città, il territorio e il potere bizantino. Lecce si conferma così crocevia di culture, capace di sorprendere e rivelare ancora oggi aspetti poco noti del suo passato, lasciando intravedere quanto ancora la stratigrafia urbana possa arricchire la conoscenza storica e identitaria della città.