Pozzuolo del Friuli, 30 ottobre 1917 – La battaglia che ebbe luogo in questa località friulana durante la Prima Guerra Mondiale rappresenta un episodio di straordinaria eroicità delle truppe italiane, in particolare della II Brigata di Cavalleria e dei battaglioni della Brigata di Fanteria “Bergamo”. Lo scontro avvenne in un momento critico per le forze italiane, a seguito della disastrosa rotta di Caporetto.
Preludio
Il 24 ottobre 1917 le forze austro-ungariche, rinforzate da unità tedesche, diedero inizio alla battaglia di Caporetto. Le forze tedesche riuscirono a irrompere nella linea del fronte italiana a Caporetto e a sbaragliare le forze italiane che si opponevano. Lo sfondamento costrinse la Terza Armata italiana a ritirarsi verso ovest. Tuttavia, con le forze delle Potenze Centrali che avanzavano rapidamente verso la pianura veneta, la Terza Armata era in pericolo di essere accerchiata.
Pertanto, la II Brigata di cavalleria al comando del generale di brigata Emo Capodilista e il II/25° Battaglione e il III/26° Battaglione della Brigata di fanteria “Bergamo” al comando del colonnello Piero Balbi furono inviati a Pozzuolo del Friuli con l’ordine di ritardare le potenze centrali abbastanza a lungo da permettere alla III Armata di fuggire attraverso il fiume Tagliamento attraverso i ponti di Codroipo e di Latisana . La II Brigata di cavalleria era composta dal Reggimento “Genova Cavalleria” e dal Reggimento “Lancieri di Novara” .
La battaglia
La 2ª Brigata di Cavalleria, sotto il comando del generale Giorgio Emo Capodilista, comprendeva il Reggimento “Genova Cavalleria” (4º), guidato dal colonnello Bellotti, e il Reggimento “Lancieri di Novara”, sotto la guida del colonnello Campari. Tale brigata aveva l’incarico cruciale di difendere a tutti i costi l’ala destra della 2ª Armata, dalla quale dipendevano il 2º Gruppo Volo e il 6º Gruppo Caccia. Questi ultimi avevano, a loro volta, la responsabilità di coprire la ritirata della 3ª Armata, da cui dipendevano il 1º Gruppo e il 5º Gruppo. Tale missione implicava inevitabilmente il sacrificio dei due reggimenti di cavalleria.
La situazione, di una gravità estrema, richiedeva un impegno totale e senza riserve da parte delle forze in campo. La determinazione dei reggimenti di cavalleria nel proteggere la posizione strategica era essenziale per il successo complessivo delle operazioni militari. Le unità aeree di supporto, collegate alla 2ª e alla 3ª Armata, svolgevano un ruolo fondamentale nel garantire la copertura necessaria durante le manovre di ritirata, mostrando una sinergia vitale tra le forze di terra e quelle aeree.
In tale contesto, la difesa dell’ala destra della 2ª Armata non era solo una questione di strategia militare, ma anche un simbolo di resistenza e sacrificio. Il coraggio dimostrato dai soldati della 2ª Brigata di Cavalleria rimane un esempio di dedizione e abnegazione nei momenti di maggior pericolo, sottolineando l’importanza della lealtà e del dovere nei confronti della propria nazione.
La 2ª Brigata fece il suo ingresso a Pozzuolo del Friuli alle 17:30 del 29 ottobre, con i due reggimenti posizionati rispettivamente a est (Genova Cavalleria) e a ovest (Lancieri di Novara) dell’abitato. Il villaggio fu fortificato per la difesa e pattuglie furono inviate verso nord ed est. Una di queste pattuglie fu coinvolta in uno scontro a Campoformido, cadendo vittima di un’imboscata. Quella sera, il generale Capodilista tenne una riunione ufficiali, concludendo con la celebre frase: «Signori, questo deve essere il nostro camposanto». La notte del 30 ottobre, tempestosa e incessantemente piovosa, trascorse relativamente calma.
Mentre la 2ª Brigata si preparava per la difesa, la 1ª Brigata, sotto la pressione di forze nemiche superiori, fu costretta a ritirarsi fino a Codroipo. A seguito di questo evento, il comando della 2ª Armata, interpretando erroneamente i movimenti nemici, credette che la 14ª Armata avversaria stesse avanzando verso ovest e decise di lanciare un contrattacco, utilizzando Pozzuolo del Friuli come fulcro della manovra. Pertanto, fu inviata la Brigata “Bergamo” (25º e 26º Reggimento di Fanteria) per rafforzare la difesa di Pozzuolo del Friuli, posizionata all’ala destra delle forze contrattaccanti.
All’alba del 30 ottobre, pattuglie del Genova Cavalleria e dei Lancieri di Novara furono dispiegate in ricognizione e segnalarono la presenza di unità nemiche, equipaggiate con numerose mitragliatrici, nella zona di Terenzano. Il primo contatto con il nemico fu stabilito da due pattuglie del Genova Cavalleria, a nord dell’abitato di Pozzuolo. Intorno alle 11:00, l’avanguardia della 117ª Divisione Tedesca, proveniente da Terenzano, sferrò il suo primo attacco in forze, ma fu respinta dalle mitragliatrici e dal 2º squadrone del Genova Cavalleria.
Verso le 12:00 l’attacco nemico venne rinnovato con forze maggiori, ma fu nuovamente respinto, questa volta con l’uso delle baionette. Un successivo tentativo di aggiramento da parte delle truppe tedesche fu sventato grazie a una carica del 4º squadrone dei Lancieri di Novara, comandato dal capitano Sezanne. Nel mentre, la Brigata “Bergamo” riuscì a prendere contatto con la cavalleria dopo una marcia forzata di cinque ore sotto la pioggia battente. Il colonnello brigadiere Piero Balbi, comandante della brigata, dopo un colloquio con il generale Capodilista, proseguì secondo gli ordini ricevuti, dirigendo i suoi uomini verso Carpeneto, a nord-ovest di Pozzuolo, lasciando due battaglioni e il comando nel paese.
Alle 14:00, i reparti della Brigata “Bergamo” a nord di Pozzuolo furono attaccati dalle forze della 5ª divisione tedesca. Contemporaneamente, a Pozzuolo arrivarono unità della 60ª divisione di fanteria austriaca, che, provenienti da est, si unirono alla 117ª divisione. Gli attacchi delle due divisioni furono sostenuti dal Genova Cavalleria fino alle 16:30, quando le truppe austriache e tedesche riuscirono a superare le barricate che bloccavano l’accesso da Terenzano. In questi combattimenti, il tenente Carlo Castelnuovo delle Lanze del Genova Cavalleria fu ferito a morte (MOVM). Ancora una volta, il 4º squadrone dei Lancieri di Novara caricò i nemici per respingerli. Numerosi civili parteciparono alla battaglia, soccorrendo i feriti o sostituendosi a loro sulle barricate. Tuttavia, nonostante gli sforzi congiunti di cavalieri e popolazione, alle 17:30 il nemico riuscì a piazzare alcune mitragliatrici nelle case del paese, rendendo insostenibile la posizione della brigata di cavalleria.
Dopo otto ore di accaniti combattimenti, il generale Capodilista ordinò ai reggimenti di rimontare a cavallo e ritirarsi verso Santa Maria di Sclaunicco. Guidando i reparti in ordine di combattimento, alle 18:30 il generale raggiunse la destinazione. L’ultimo a lasciare Pozzuolo fu il 4º squadrone del Genova Cavalleria, che, sotto la stretta pressione del nemico, effettuò un’ultima carica in cui fu quasi completamente annientato, perdendo il comandante, capitano Ettore Laiolo (MOVM). Il maggiore Sante Ghittoni del Genova Cavalleria, ricevuto l’ordine di abbandonare il paese, ordinò ai suoi uomini di ritirarsi, mentre lui rimase con una mitragliatrice per coprire la ritirata. Esaurite le munizioni, rifiutò di arrendersi e continuò a rispondere al fuoco con la pistola finché, ferito, si tolse la vita per evitare la cattura.
Nel frattempo, anche la Brigata “Bergamo” fu costretta a ripiegare su Santa Maria di Sclaunicco, lasciando molti caduti sul campo e prigionieri nelle mani del nemico, incluso il comando della brigata, catturato a Pozzuolo del Friuli. La resistenza nell’abitato cessò solo alle 19:00, dopo una difesa valorosa riconosciuta dallo stesso nemico.
La mattina del 30 ottobre, la 2ª Brigata di Cavalleria contava nei suoi ranghi 968 uomini tra ufficiali, sottufficiali e truppa; alla sera ne rimanevano solo 501. Quindi, tra morti e dispersi, la brigata aveva perso quasi la metà dei suoi effettivi. Le perdite complessive della Brigata “Bergamo” ammontarono a ben 80 ufficiali e circa 3500 fanti. Un sacrificio immenso, quello della valorosa Brigata “Bergamo”, degno delle dure tradizioni della Fanteria italiana, vera Regina delle battaglie, che a fine guerra vide tutte le bandiere dei reggimenti combattenti decorate della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell’aspra battaglia, la Fanteria conosceva ogni limite di sacrificio e ardimento; audace e tenace, domava infaticabilmente i luoghi e le fortune, consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d’Italia. La lotta sostenuta dal II/25º e dal III/26º reggimento, tenaci nel resistere a Pozzuolo del Friuli all’irresistibile urto avversario, è ricordata imperituramente nella motivazione della medaglia d’argento concessa alle Bandiere di guerra dei due reggimenti.
L’onorevole comportamento dei reparti di cavalleria a Pozzuolo del Friuli servì a riscattare l’arma dalle incertezze con cui il 24 maggio 1915 aveva esordito nella guerra, quando vi fu la mancata conquista dei ponti di Pieris da parte delle due colonne della 1ª Divisione di Cavalleria. In marcia sin dall’alba di quel giorno, avevano coperto solo la metà dei circa 30 chilometri che separavano Palmanova da Pieris; sicché gli austriaci ebbero modo e tempo di distruggere i ponti, impedendo la prevista rapida avanzata delle fanterie italiane. Per tale insuccesso, il 29 maggio 1915, il tenente generale Pirozzi fu destituito dal comando della 1ª Divisione di Cavalleria.
L’epico sacrificio e la resistenza dei reparti della 2ª Brigata di Cavalleria e della Brigata “Bergamo” non solo rappresentarono un esempio di eroismo e dedizione, ma contribuirono anche a riscattare e onorare l’arma della cavalleria italiana, segnando un capitolo indelebile nella storia militare del paese.
Conseguenze
La resistenza italiana a Pozzuolo del Friuli risultò cruciale. La battaglia permise alla Terza Armata di attraversare il Tagliamento in sicurezza. Nonostante le gravi perdite, con la II Brigata di Cavalleria ridotta a poco più della metà dei suoi effettivi iniziali e le unità della “Bergamo” distrutte, l’eroismo dimostrato valse alla brigata numerose onorificenze. I vessilli dei reggimenti di cavalleria furono decorati con la Medaglia d’Argento al Valor Militare e il Generale Capodilista fu promosso a maggiore generale e insignito dell’Ordine Militare di Savoia.
In totale, furono conferite 176 medaglie e onorificenze agli uomini della “Bergamo” e della cavalleria, tra cui due Medaglie d’Oro al Valor Militare alla memoria: una al Tenente Carlo Castelnuovo delle Lanze, comandante dello Squadrone Mitraglieri della “Genova Cavalleria”, e l’altra al Capitano Ettore Laiolo, comandante del 4° Squadrone della “Genova Cavalleria”, caduto nell’ultima carica.
La battaglia di Pozzuolo del Friuli rappresenta uno dei momenti più gloriosi della resistenza italiana nella Prima Guerra Mondiale, dimostrando il coraggio e la determinazione delle truppe italiane anche nei momenti più disperati. Dopo aver superato la crisi, la II Brigata di Cavalleria fu ricostituita e partecipò con distinzione alle battaglie finali del conflitto, tra cui quella del Piave e di Vittorio Veneto, contribuendo alla vittoria finale dell’Italia.