Il legionario romano del tardo Impero, soprattutto nel IV e V secolo d.C, è dotato di un equipaggiamento di base che, pur sempre costituito da un’armatura, un elmo, uno scudo e una spada, conosce delle importanti evoluzioni rispetto al periodo repubblicano e alto Imperiale.
I cambiamenti e le nuove tendenze nell’equipaggiamento del legionario del tardo Impero includono: indumenti più caldi, la scomparsa di armature e armi tipiche dei periodi repubblicani e alto Imperiali, l’adozione da parte della fanteria di equipaggiamenti che erano stati precedentemente utilizzati dalla cavalleria, e una cavalleria pesantemente corazzata.
Inoltre, mentre i legionari repubblicani combattevano in formazioni serrate sul campo di battaglia, corpo a corpo e in spazi ristretti, il legionario tardo imperiale utilizza delle armi che aumentano notevolmente le distanze con l’avversario, per via di scontri più mobili e più veloci rispetto al passato.
L’abbigliamento del legionario romano nel tardo impero
Se nel I e nel II secolo d.C l’abbigliamento di un legionario romano consisteva in una tunica a maniche corte, il cui orlo arrivava alle ginocchia e in speciali sandali chiamati caligae, il legionario del tardo Impero deve necessariamente aggiornare il suo abbigliamento.
I vestiti indossati nelle epoche precedenti lasciavano sistematicamente scoperte le braccia e le gambe, ma i legionari del tardo impero sono sempre più costretti a combattere in territori Nord europei, con temperature decisamente inferiori.
Per il legionario tardo Imperiale diventa quindi la regola indossare una tunica a maniche lunghe, dei pantaloni chiamate “Bracae”, e delle calze indossate all’interno dei sandali chiodati, chiamati “Caligae” oltre a stivali allacciati fino all’altezza del polpaccio.
L’abbigliamento tardo romano era spesso riccamente decorato tramite strisce intrecciate o ricamate, oltre che tondi circolari o pannelli quadrati aggiunti direttamente sopra la tunica. Questi elementi decorativi erano di solito basati su motivi geometrici o vegetali stilizzati, ma spesso potevano includere anche figure umane o animali.
L’elemento dell’abbigliamento che distingueva un soldato semplice da un ufficiale era solitamente un cappello rotondo senza tesa noto “Berretto pannonico.”
L’armatura del legionario del tardo impero
I legionari avevano sempre indossato tre tipi di loriche: la Lorica Hamata, composta fondamentalmente da una cotta di maglia, la Lorica segmentata, realizzata con più strati di metallo, e la Lorica squamata, un armatura a scaglie che imitava la pelle di un pesce.
Soprattutto la Lorica Segmentata era stata utilizzata dai legionari per contrastare le grandi cariche della cavalleria germanica o le frecce tipiche degli eserciti orientali, ma si trattava di un armatura particolarmente pesante da indossare , costosa da produrre e difficile da mantenere.
Già nel III secolo d.C sappiamo che la Lorica Segmentata cadde in disuso e le truppe vengono raffigurate sui bassorilievi senza armatura.
Su questo punto vi è una fonte abbastanza controversa: lo storico romano Vegezio riferisce che già nel 390 d.C i soldati non indossavano più le armature.
“Dalla fondazione di Roma fino al regno dell’imperatore Graziano i legionari portavano corazze ed elmi. Ma la negligenza e l’accidia avevano gradualmente introdotto un totale abbandono della disciplina, tanto che i soldati cominciarono a pensare che le loro armature fossero troppo pesanti e infatti raramente indossavano.
Chiesero mano mano all’imperatore il permesso di abbandonare prima l’uso della corazza e poi dell’elmo. Per questo le nostre truppe, in combattimento contro i Goti, furono spesso sopraffatte dalla loro pioggia di frecce. Malgrado tali ripetute sconfitte, non si ritenne di introdurre l’obbligo delle corazze e degli Elmi, il che portò alla distruzione di tante grandi città.
Le truppe, indifese ed esposte a tutte le armi del nemico, non volevano più combattere. Cosa ci si può aspettare da un arciere a piedi senza corazza né elmo, che non è capace di impugnare l’arco e lo scudo? I Fanti ormai trovavano intollerabile il peso di una corazza o di un elmo. Ormai questo equipaggiamento è così in disuso che raramente viene indossato.”
Questa descrizione di Vegezio è però abbastanza inattendibile, e deriva forse da una errata interpretazione delle informazioni da parte dello storico romano: effettivamente risulta piuttosto difficile credere che durante le guerre gotiche i legionari fossero completamente sprovvisti di corazze, tanto più che esistono altre prove archeologiche che le armature continuarono ad essere indossate per tutto il periodo tardo antico.
La documentazione artistica mostra infatti che la maggior parte dei soldati romani del tardo Impero indossavano ancora armature di metallo. Ad esempio, nelle illustrazioni della “Notitia dignitatum”, una fonte fondamentali sul tardo Impero redatta dopo il regno dell’ imperatore Graziano, si spiega chiaramente che le fabbriche di armi dell’esercito romano producevano armature di maglia ancora alla fine del quarto secolo d.C.
Anche un manoscritto Vaticano del V secolo d.C e il bassorilievi sulla colonna di Arcadio, mostrano soldati con l’armatura.
Per questo motivo, è probabile che le corazze del legionario del tardo impero fossero in realtà costituite in metallo, con una linea che seguiva la forma dei muscoli del petto e degli addominali, e fossero accompagnate da strisce di cuoio come protezione per le spalle.
A differenza di quanto si otteneva con la Segmentata a piastre, che non offriva alcuna protezione per le braccia o sotto i fianchi, alcune rappresentazioni pittoriche o scultoree di soldati tardo Imperiali dimostrano chiaramente l’esistenza di armature di maglia o a scaglie che offrono una protezione più ampia. Spesso, la corazza era talmente lunga da proteggere addirittura le cosce.
La descrizione di truppe tardoantiche da parte di Ammiano Marcellino, conferma che una moda diffusa presso molti soldati era quella di utilizzare dei segmenti metallici curvi e sovrapposti per la protezione degli arti. Si trattava di sottili cerchi di lastre di ferro, adattati alle forme del corpo, che coprivano completamente le braccia e le gambe.
L’elmo del legionario del tardo impero
Mentre gli elmi del periodo repubblicano (come il Montefortino) coprivano la testa quasi come un berretto e proteggevano abbastanza sommariamente le guance, già durante il terzo secolo d.C gli elmi assunsero delle caratteristiche più protettive, che seguivano con maggiore precisione il contorno del cranio e del collo. Vennero aggiunte Inoltre delle sbordature a protezione delle orecchie e della parte alta delle spalle.
Già alla fine del III secolo si verificò una completa rottura con il precedente design dell’elmo romano. L’elmo dei legionari tardo Imperiali abbandonò Infatti il modello celtico, e si ispirò fortemente alla struttura dei caschi dell’impero orientale sasanide.
I nuovi elmi erano infatti caratterizzati da una protezione per il cranio costruita con più elementi uniti da una cresta centrale e per questo chiamati “Elmi a cresta “.
Questi si dividevano in due sottogruppi: “Intercisa” e “Berkasovo “.
Il modello Intercisa era costituito da un teschio formato da due pezzi, che lasciava libero il viso e aveva dei fori per le orecchie con dei piccoli paraguance. Essendo molto più semplice ed economico da fabbricare era probabilmente l’elmo più comune, ma era strutturalmente più debole e offriva una protezione meno efficace.
Ben più solido il tipo Berkasovo, un elmo a cresta più robusto e protettivo. Questo tipo di elmo si basava su una protezione del cranio garantita da più elementi messi insieme, una protezione nasale centrale, una protezione sulla fronte rivettata all’interno e un’ampia copertura per le guance.
Nonostante gli elmi del tardo Impero fossero di fabbricazione relativamente semplice, la maggior parte dei campioni arrivati fino a noi sono riccamente decorati, compreso il più semplice modello Intercisa.
Alcuni studiosi ritengono che gli elmi fossero parte integrante della paga del legionario, e per questo motivo fossero particolarmente abbelliti, mentre altri esperti e rievocatori ritengono che gli elmi che sono giunti fino a noi sono decorati semplicemente perché appartenenti quasi esclusivamente ad ufficiali.
Lo scudo del legionario nel tardo impero
Nel terzo secolo d.C scomparve il classico scudo del legionario, di forma rettangolare e convessa. Nel tardo Impero tutte le truppe, tranne gli arcieri, adottavano ormai degli scudi più grandi e larghi di forma ovoidale o rotonda.
Venivano costruiti con delle assi verticali incollate e rivestite internamente ed esternamente con del cuoio o della pelle. I bordi dello scudo erano rilegati con una pelle grezza cucita che durante l’asciugatura si restringeva, migliorando la coesione strutturale.
La spada del legionario del tardo impero
La classica spada del legionario repubblicano e alto imperiale, il gladio Hispaniensis o Mainz, venne gradualmente soppiantato durante il III secolo. La fanteria adottò infatti la “Spatha”, una spada che aveva una lunghezza media di 70 cm, che nei secoli precedenti veniva utilizzata solamente dalla cavalleria. A volte la fanteria poteva utilizzare, come ci racconta Vegezio, una spada un po’ più corta, chiamata “Semispatha”.
Oltre ad allungare la propria spada, la fanteria si era dotata anche di una lancia, che divenne la principale arma da combattimento, in sostituzione del gladio. Queste armi dimostrano come l’esercito romano tardo imperiale non affrontasse più il nemico in un corpo a corpo in spazi ridotti, ma privilegiava una lotta a distanza.
Nel IV secolo d.C non abbiamo più ulteriori evidenze archeologiche o artistiche del classico pugio, il pugnale militare romano. Solamente in alcune tombe vi sono dei coltelli che assomigliano al Pugio, ma utilizzati come semplici accessori per le cinture.
I giavellotti del legionario del tardo impero
Oltre alla lancia, i Fanti portavano il cosiddetto “Spiculum”: si trattava di un giavellotto molto più corto rispetto al periodo repubblicano.
Ma i Fanti tardo romani portavano prevalentemente una mezza dozzina di dardi da lancio foderati in piombo chiamati “plumbata”, che avevano una gittata di circa 30 metri, ben oltre quella dei giavellotti repubblicani.
Questi dardi si agganciavano alla parte posteriore dello scudo o venivano portati in apposite faretre: il fante tardo repubblicano, quindi, aveva molti più missili a disposizione dei classici due giavellotti dei loro predecessori repubblicani.