Coloni romani e abitanti dei Balcani si “frequentavano” poco. E’ il risultato di uno studio del DNA condotto da un gruppo internazionale di ricercatori, tra cui Iñigo Olalde dell’Università dei Paesi Baschi e David Reich dell’Università di Harvard, che ha esaminato campioni di DNA provenienti da 136 individui i cui resti sono stati recuperati da 20 siti archeologici diversi nell’attuale Serbia e Croazia.
Questi siti archeologici fra cui colonie, fortezze militari e cimiteri risalenti all’Alto Medioevo, erano situati lungo i confini dell’Impero Romano. I risultati dell’analisi del DNA sono stati successivamente combinati con informazioni storiche e archeologiche provenienti da oggetti funerari come monete, gioielli e utensili.
Lo studio ha rivelato che c’era scarso mescolamento tra le popolazioni locali e i Romani provenienti dalla penisola italiana.
Circa la metà degli individui oggetto dello studio, che vissero tra il 1 d.C. e il 250 d.C., erano probabilmente discendenti delle popolazioni dell’Età del Ferro dei Balcani, mentre un terzo aveva antenati provenienti dall’Anatolia occidentale e dal Mediterraneo orientale.
Dal 250 d.C. al 550 d.C., sembra che la migrazione verso i Balcani dall’interno dell’Impero Romano si sia ridotta, ma alcuni individui presentavano ascendenze dal Nord Africa o dall’Est Africa.
Durante il periodo tardo-antico, sembra invece che vi sia stata un’affluenza di persone dall’Europa settentrionale e dalla steppa del Pontico-Kazako. Nell’era post-romana, giunsero invece migranti slavi provenienti dall’Europa orientale
“Oggi, più della metà dell’ascendenza della maggior parte delle persone nei Balcani ha origine dalle migrazioni slave”, ha affermato Reich. I membri del team continueranno ad analizzare il DNA di queste popolazioni alla ricerca di tracce di interazioni sociali e parentela tra gli individui.
Per leggere i dettagli dello studio: Cell Press