La Legio X Equestris, nota anche come Decima legione, è una storica legione guidata prevalentemente da Giulio Cesare. La legione, nel corso della sua vita, ha attraversato momenti fondamentali della storia dell’antica Roma come la conquista delle Gallie e le guerre civili tra Cesare e Pompeo, terminando la sua vita durante il Principato di Augusto.
L’esatto momento in cui venne reclutata la Decima legione non è sicuro: secondo alcuni studiosi potrebbe essere già stata formata durante il periodo della guerra sociale (91 – 88 a.C), mentre altri collocano l’origine della Decima nella Gallia Transalpina, impegnati a contrastare una ribellione di Galli Allòbrogi sotto il comando del governatore Calpurnio Pisone.
La Decima legione contro gli Elvezi
Sappiamo che la Decima legione fu sicuramente al servizio di Giulio Cesare durante la conquista della Gallia. Il primo scontro di cui abbiamo certezza è la battaglia di Genava, nel 58 a.C, dove Cesare incontrò per la prima volta gli Elvezi, una popolazione che abitava l’attuale altopiano svizzero. La battaglia si concluse con una vittoria per i romani.
Poi, la Decima legione fu impegnata nella battaglia del fiume Arar, sempre nel 58 a.C. In particolare, Cesare inseguiva gli Elvezi impegnati ad attraversare il fiume Arar, attaccando un terzo del loro esercito mentre era ancora impegnato a passare un guado. L’azione fulminea di Cesare permise di vincere la battaglia.
La Decima legione partecipò anche alla battaglia di Bibracte: in quella situazione Cesare si era attestato su una collina, disponendo la fanteria pesante, tra cui la Decima legione, su un rilievo. Gli Elvezi caricarono contro i legionari, ma dovendo affrontare una salita furono rapidamente respinti. Tuttavia, l’improvvisa comparsa di alleati (Boi e Tauringi) sul campo di battaglia, permise agli Elvezi di eseguire una nuova carica mentre gli alleati attaccavano le legioni di Cesare sul fianco destro.
Cesare, con una mossa geniale, pur mantenendo la linea frontale di difesa, prelevò una parte delle sue forze, fra cui i legionari della Decima legione, riposizionandole sul lato destro al fine di resistere all’attacco combinato, vincendo nuovamente la battaglia.
La Decima legione contro Ariovisto
Sempre nell’ambito della conquista delle Gallie, la Decima legione fu impegnata contro il re Germanico Ariovisto. Il re dei germani Ariovisto era stato chiamato dalla tribù dei Sèquani per combattere contro gli Edui, in cambio della concessione di un quinto del territorio. Tuttavia, Ariovisto aveva violato i patti e si era insediato con la forza.
Sequani ed Edui, mettendo da parte le precedenti rivalità, chiesero aiuto ai Romani di Giulio Cesare, chiedendogli di intervenire. Durante gli incontri diplomatici tra Cesare ed Ariovisto, quest’ultimo pretese che entrambi fossero scortati dalla sola cavalleria. Ariovisto sapeva infatti che i cavalieri di Cesare erano alleati gallici, e mirava a corromperli per attirare il generale avversario in una trappola.
Cesare, che presagì l’inganno, sostituì ai cavalieri gallici alleati degli uomini della Decima legione, sui quali aveva la più totale fiducia.
Sventata la trappola, e fallite le trattative, ci si preparò allo scontro. I romani occuparono la città di Besanzone, e a pochi giorni dallo scontro con Ariovisto, i legionari Romani, ascoltando le leggende sulla sovrumana forza dei germani, cominciarono a nutrire una forte paura. Cesare intervenne, ricordando il valore dei romani e le vittorie precedenti ottenute da Caio Mario, ma vedendo che gli uomini continuavano ad essere titubanti, disse chiaramente che era pronto a congedarli e ad affrontare il nemico con la sola Decima legione, sulla quale aveva la più totale fiducia. Questo richiamo, scosse profondamente l’animo dei Soldati e convinse i legionari ad affrontare il nemico.
La Decima legione partecipò alla battaglia dell’Alsazia contro Ariovisto, posizionata sul lato destro, quello tradizionalmente più forte, ottenendo una leggendaria vittoria.
La Decima legione contro i Belgi Nervii
L’anno successivo, Cesare stava marciando nel nord della Gallia contro i Belgi Nervii. La colonna di marcia era costituita da sei legioni di veterani, tra cui la Decima legione, seguite da due legioni appena reclutate.
Arrivati al termine della giornata, i legionari cominciarono a costruire gli accampamenti. Ma nel bosco di fronte a loro erano nascosti decine di migliaia di Belgi, più un gran numero di alleati, che sbucarono improvvisamente ed attaccarono le linee romane.
I legionari furono completamente sorpresi, tanto che non ebbero nemmeno il tempo di indossare gli elmi, e cominciarono a formare spontaneamente, senza ordine di Cesare, una prima linea difensiva.
La Decima legione si contrappose al contingente degli Atrèbati, riuscendo a scacciarli e ad inseguirli oltre il fiume Sabis. Verso la fine dello scontro, la settima e la dodicesima legione erano in pericolo, totalmente accerchiate dai Belgi Nervii e stavano per collassare.
Cesare arringò personalmente il comando della Decima legione, e diede ordine al suo luogotenente Tito Labieno di guidare la X per attaccare rapidissimo i Nervii alle spalle, trucidandoli e salvando le due legioni da morte sicura.
La Decima legione in Britannia
Sappiamo che la Decima legione partecipò allo sbarco in Britannia del 55 a.C Cesare sapeva che le tribù britanniche avevano fornito supporto agli alleati gallici, e nel 55 a.C decise di compiere una prima spedizione di conquista.
Sappiamo che l’esercito partì da Portus Itius, dove su 80 navi da guerra vennero caricate alcune legioni, tra cui la settima e la Decima. I legionari della Decima sbarcarono nell’attuale regione del Kent, ed affrontarono le tribù dei britanni ottenendo delle prime vittorie.
Nonostante questo, Cesare ordinò la ritirata, in quanto le posizioni dei romani erano insicure.
Nella seconda spedizione, del 54 a.C, i legionari sbarcarono nuovamente in Britannia vincendo gli avversari. Cesare ottenne la resa delle tribù, il pagamento di un tributo regolare e la promessa che non sarebbero stati più inviati rinforzi alle tribù galliche.
La Decima legione durante l’assedio di Gergovia
La Decima legione fu vicina a Cesare anche nei momenti di difficoltà. Quando Vercingetorige, il capo degli Arverni, riuscì a coalizzare le tribù galliche contro l’invasore romano, Cesare decise di cingere d’assedio la città di Gergovia, dove Vercingetorige si era rinchiuso.
Cesare aveva posto l’accampamento a nord-est della città, e aveva iniziato la costruzione di un secondo accampamento per lasciare intendere a Vercingetorige che era in preparazione un attacco da quel lato.
In realtà, ai legionari venne dato l’ordine di assalire le mura difensive da sud. Tuttavia, dopo aver ottenuto delle prime vittorie, i legionari, impazienti di sconfiggere il nemico, trasgredirono gli ordini di Cesare ed attaccarono troppo velocemente.
I Galli compirono allora una sortita in massa, travolgendo le forze romane. Cesare, constatando il fallimento dell’offensiva, era scortato dalla Decima legione, che venne impiegata per coprire la fuga dei legionari e per salvare interi reparti inseguiti dai nemici, limitando significativamente le perdite.
La Decima legione durante l’assedio di Alesia
Sappiamo che la Decima legione fu al fianco di Cesare durante l’assedio di Alesia, la battaglia finale tra i romani e i Galli guidati da Vercingetorige. L’assedio di Alesia
Durante l’assedio di Alesia, Cesare costruì una circonvallazione per assediare Vercingetorige, che si era asserragliato in una rocca con un gruppo di fedelissimi soldati.
Ma il principe degli Arverni riuscì a spedire dei messaggeri per chiamare a raccolta tutte le tribù galliche alleate affinché convergessero contro Cesare. Quest’ultimo, fu così costretto a costruire una controvallazione per difendersi dalle unità galliche in soccorso.
Tradizionalmente la battaglia di Alesia è divisa in tre giornate di scontri: un primo attacco dominato dall’affrontarsi delle cavallerie, un secondo attacco notturno e una terza giornata di combattimenti dove i Galli, nascondendosi dietro al Monte Rea, situato a nord-ovest rispetto ad Alesia, cercarono, ed in alcuni punti riuscirono, a superare le difese di Cesare.
Cesare intervenne personalmente, portando i suoi legionari a vincere la battaglia e in ultima analisi la guerra.
Non conosciamo l’esatto posizionamento e il contributo della Decima legione, ma sicuramente, analizzando il posizionamento che solitamente Cesare riservava ai legionari della Decima, potrebbero aver avuto un ruolo fondamentale, soprattutto durante l’ultima giornata di combattimenti.
La Decima legione durante la guerra civile
Dopo la conquista delle Gallie, la Decima legione di Giulio Cesare fu impegnata nelle guerre civili. Allo scoppio del conflitto tra Cesare e Pompeo, la Decima era attestata nella Gallia Narbonense e precisamente nella capitale di quella provincia, Narbona.
La Decima seguì innanzitutto Cesare nelle campagne contro le legioni di Pompeo che erano schierate in Spagna, in quella che è nota come la battaglia di Ilerda. Cesare dovette affrontare tre generali pompeiani: Lucio Afranio, Marco Petreio e Terenzio Varrone. Si trattò di una guerra di posizione, ricca di notevoli schermaglie tra i due eserciti.
Durante questa fase, Cesare rischiò di rimanere completamente senza rifornimenti, e salvò l’esercito mediante la costruzione, in due giorni, di un ponte che gli permise di mietere il raccolto.
Riuscito a circondare il nemico, con l’utilizzo della diplomazia, Cesare ottenne la resa dell’avversario senza arrivare al combattimento. La Decima legione accompagnava personalmente Cesare, soprattutto nelle missioni e nelle fasi più delicate.
La Decima legione durante la battaglia di Durazzo
I legionari della Decima legione accompagnarono Cesare anche nella prima vera battaglia direttamente contro Pompeo. In particolare, Pompeo si era attestato nella città di Durazzo, occupando una posizione strategicamente privilegiata.
Cesare, sebbene in inferiorità numerica, costruì una serie di fortificazioni per schiacciare l’avversario contro la costa. Pompeo rispose costruendo una seconda linea di fortificazioni in sua difesa.
La situazione era di stallo, ma Pompeo venne a sapere da un disertore che le fortificazioni di Cesare nel settore Sud non erano ancora state completate. Così, dopo un attacco improvviso su tre punti, Pompeo fu in grado di forzare il blocco di Cesare. Pompeo non sconfisse definitivamente Cesare in quanto pensava che quest’ultimo gli avesse teso una trappola, ed anziché attaccare con tutti i propri uomini preferì scappare attraverso i Balcani.
Si trattò della prima grande sconfitta di Cesare durante la guerra civile. Cesare dovette fare ricorso a tutto il suo carisma per convincere i suoi soldati a non disertare e a non abbandonarlo. La Decima legione rimase completamente fedele a Cesare, e si predispose per la battaglia successiva, quella di Farsalo, che avrebbe decretato la vittoria di Cesare durante la guerra civile.
La Decima legione durante la battaglia di Farsalo
La battaglia di Farsalo rappresentò l’ultimo confronto tra Cesare e Pompeo durante la guerra civile. Pompeo aveva schierato la sua fanteria mettendosi personalmente al comando di questa, mentre la cavalleria posizionata sulla sinistra era guidata da Tito Labieno , ex generale al servizio di Cesare, ora passato dalla parte dei pompeiani.
Cesare, con un numero minore di fanti, aveva escogitato una trappola: dietro la propria cavalleria erano stati infatti nascosti dei fanti. La cavalleria di Cesare avrebbe dovuto fingere di ritirarsi per permettere ai fanti di attaccare a sorpresa la cavalleria di Tito Labieno, facendola fuggire e attaccando l’avversario sul fianco.
Il piano di Cesare funzionò perfettamente.
La Decima legione era posizionata nel corpo centrale della fanteria, verso il lato destro. Durante lo scontro delle fanterie, la Decima legione si comportò in maniera particolarmente professionale, evitando di perdere fiato e di stancarsi eccessivamente durante la carica, ma riprendendo il respiro prima di entrare in contatto con il nemico, di propria iniziativa e senza la necessità di un ordine di Cesare.
La Decima legione durante la battaglia di Tapso
La Decima legione venne impiegata anche durante la battaglia di Tapso fra Giulio Cesare e Tito Labieno, sopravvissuto alla sconfitta di Farsalo e riorganizzatosi in Nord Africa.
In quella situazione, la Decima legione venne schierata come al solito sul lato destro della fanteria. Mantenne la propria posizione combattendo valorosamente ed affrontando una parte degli elefanti che Tito Labieno e i suoi alleati avevano schierato contro l’esercito di Cesare.
Una volta sconfitti gli elefanti, fatti scappare con l’utilizzo di trombe, l’esercito di Cesare si accanì contro l’avversario, in maniera abbastanza insolita rispetto al classico comportamento conciliante di Cesare.
Alcune fonti suggeriscono che Cesare sia stato colpito da un attacco epilettico verso il finire della battaglia, e la violenza sia da ascriversi all’iniziativa dell’esercito.
La Decima legione durante la battaglia di Munda
La battaglia di Munda rappresentò l’ultimo scontro tra Giulio Cesare e gli alleati pompeiani. In questa situazione, la Decima legione ebbe un ruolo determinante.
Gli eserciti si erano disposti con la classica fanteria al centro e la cavalleria sulle ali. Cesare, che aveva la Decima legione sul lato destro della fanteria, prese personalmente il comando dei legionari e attaccò la controparte.
Vedendo l’attacco di Cesare e della Decima legione, Gneo Pompeo, omonimo di Pompeo Magno, decise di staccare una parte degli uomini dal proprio lato per accorrere verso la parte dell’esercito che sembrava maggiormente in difficoltà.
In realtà, l’attacco di Cesare rappresentava un semplice diversivo, eseguito per indebolire una parte dell’esercito avversario.
La cavalleria posta sul fianco sinistro dell’esercito di Cesare, infatti, attaccò esattamente la parte del contingente avversario dove gli uomini erano stati distratti. In questo modo Cesare ottenne una netta vittoria, anche se, per sua stessa ammissione, Munda fu l’unica battaglia della sua vita in cui aveva combattuto per sopravvivere, e non solamente per vincere.
La Decima legione durante la battaglia di Filippi
Dopo la morte di Cesare, che sconvolse profondamente i legionari della Decima legione, l’unità venne utilizzata durante la battaglia di Filippi tra Ottaviano e Marco Antonio contro Bruto e Cassio, gli autori del complotto che aveva tolto la vita a Cesare.
La Decima legione venne impiegata sotto il diretto comando di Marco Antonio e soprattutto nella seconda battaglia di Filippi. Marco Antonio, che doveva combattere contro l’esercito di Bruto, divise il suo contingente in tre parti, indicando alla legione posizionata sulla sua destra di avanzare sempre più verso Oriente in modo da provocare l’allungamento delle linee di difesa dell’avversario ed individuare più facilmente un varco dove inserirsi.
Non conosciamo esattamente il posizionamento della Decima legione e gli ordini che ricevette, ma sappiamo che partecipò a tutte le fasi della battaglia di Filippi.
La Decima legione al comando di Marco Antonio nella campagna contro i Parti
Durante la guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio, quest’ultimo si era acquartierato ad Alessandria d’Egitto, con l’appoggio di Cleopatra. In questa situazione, Marco Antonio aveva concepito la conquista dell’impero dei Parti, riutilizzando i piani di attacco che erano stati elaborati da Cesare poco prima della sua morte.
La spedizione, finanziata da Cleopatra, alla quale partecipò la Decima legione, fu un insuccesso. I motivi del fallimento dell’ offensiva sono dovuti in parte alla cattiva organizzazione, in parte perché le linee di rifornimento, negli sterminati territori dei Parti, non funzionarono a dovere ma soprattutto per le continue imboscate tese dal nemico.
Alla fine Marco Antonio fu costretto ad una drammatica ritirata. I legionari, che subirono pesantissime perdite, riuscirono comunque a raggiungere l’Armenia, uno stato cuscinetto tra i romani e i Parti e a ritirarsi nei loro accampamenti.
La Decima legione durante la battaglia di Azio e lo scioglimento
La Decima legione partecipò anche la battaglia di Azio, lo scontro decisivo tra Ottaviano e Marco Antonio.
Marco Antonio e Cleopatra si erano attestati sul promontorio di Azio, nella Grecia centrale, in una posizione particolarmente difendibile. Ottaviano, aiutato dal suo ammiraglio Marco Vipsanio Agrippa, aveva schierato le sue navi per schiacciare l’avversario.
La strategia di Agrippa era quella di fingere che la flotta di Ottaviano fosse in difficoltà per raggiungere il mare aperto, e poi contrattaccare, sfruttando la maggiore mobilità delle sue imbarcazioni.
Il piano funzionò perfettamente e l’esercito di Marco Antonio e di Cleopatra venne messo in difficoltà. Ma soprattutto, all’improvviso, la nave di Cleopatra individuò un varco nello schieramento avversario e decise di fuggire dalla battaglia. Marco Antonio, resosi conto che la sua amante stava scappando, la seguì con la propria nave da guerra, lasciando l’esercito senza comandante.
Ottaviano, che ottenne una facile vittoria, garantì che non avrebbe fatto alcun male agli uomini della Decima legione ed ottenne la loro resa.
Ai Legionari della Decima legione vennero quindi assegnati degli appezzamenti di terreno vicino a Patrasso, sempre in Grecia.
Tuttavia, I legionari della Decima non furono mai grado di vedere Ottaviano come un vero comandante, tanto è vero che, secondo Svetonio “obbedivano con una certa aria di rivolta”.
Per questo motivo, Ottaviano preferì sciogliere definitivamente la legio X Equestris, distraendo una parte degli uomini che confluì nella legio X Gemina. Questa decisione, dopo una gloriosa storia militare, rappresentò la fine della Decima legione.