Corazzata Bismarck vs incrociatore Hood: il grande duello navale della Seconda Guerra Mondiale

Alla fine di maggio del 1941, sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale, si tenne uno dei più grandi duelli navali della storia: quello tra la gigantesca corazzata tedesca “Bismarck” e il coraggioso incrociatore britannico “Hood“.

La Bismarck venne commissionata direttamente da Hitler affinché fosse la più grande corazzata del mondo. Quel gigante del mare aveva la missione di falciare le vulnerabili linee di rifornimento della Gran Bretagna da tutti gli oceani. Così la Bismarck, non appena avvistava navi inglesi, abbatteva le imbarcazioni piene di cibo, materie prime e petrolio utili a rifornire l’esercito e le industrie belliche britanniche.

Per tutta risposta, la Gran Bretagna disseminò in mare tutte le corazzate a disposizione della sua flotta, ridistribuendo saggiamente le proprie risorse in tutto l’Atlantico, dallo stretto di Gibilterra alle coste delle Americhe. Si scatenò così, nel maggio del ’41, una vera e propria “caccia alla Bismarck”, con l’obiettivo di superare le sue cannonate ed affondare la nave. 

Per gli inglesi, far colare a picco la Bismarck non avrebbe solamente liberato i mari da un terribile pericolo, ma avrebbe umiliato nel profondo Hitler in persona.

La Bismarck venne localizzata da un aereo Spitfire in volo di ricognizione, che sorvolava i fiordi norvegesi, il 21 maggio: la presenza della corazzata, assieme alle navi che la accompagnavano, come l’incrociatore Prinz Eugen, fu immediatamente comunicata agli ammiragli britannici. Così, il comandante della flotta inglese presso Scapa Flow, in Scozia, inviò due delle sue navi, la Hood e la Prince of Wales, con l’ordine di attestarsi nel Nord Atlantico, mentre le altre navi rimanevano in posizione.

L’incrociatore Hood
La corazzata Prince of Wales

Le navi tedesche lasciarono la Norvegia e attraversarono lo stretto di Danimarca tra l’Islanda e la Groenlandia. Il 23 maggio, due navi britanniche, la Norfolk e la Suffolk, iniziarono a seguire con prudenza i tedeschi, continuando a comunicare al resto della flotta le posizioni del nemico via radio.

Tuttavia, la Norfolk si avvicinò troppo alla Bismarck, che sparò un paio di colpi con i suoi cannoni pesanti: i proiettili colpirono entrambi i lati della nave ma l’equipaggio riuscì a virare in tempo e a mettersi in salvo.

La mattina successiva il tempo era bello, il mare tranquillo e la visibilità perfetta, il che permetteva alle navi di calibrare al meglio i movimenti e i colpi. Così, iniziò il più grande duello navale della Seconda Guerra Mondiale.

La nave Hood era stata presentata all’opinione pubblica inglese come la più potente nave della terra, ma in realtà il suo equipaggiamento era relativamente vecchio e solamente l’armatura del ponte era stata aggiornata. Al contrario, la Prince of Wales era nuovissima, tanto che alcuni componenti dovevano ancora essere terminati.

L’ammiraglio Holland, a bordo della Hood, pensò che la cosa migliore da fare fosse accorciare il più rapidamente possibile le distanze e attaccare la Bismarck, dato che le due navi britanniche, insieme, avevano più armi della corazzata nemica.

Alle 05:52, le navi inglesi cominciarono a bombardare la Bismarck: i terribili proiettili, superando una distanza di 14 miglia nautiche, si infrangevano sugli avversari.

L’ammiraglio della Bismarck, Lütjens, in un primo momento fu incapace di reagire. In realtà, sperava di evitare il combattimento contro le navi britanniche ma ora era costretto ad uno scontro indesiderato. Così, il capitano Lindemann, percependo l’indecisione del collega, prese in mano la situazione e ordinò al suo ufficiale di artiglieria di aprire il fuoco dicendo: “Non lascerò che la mia nave venga bombardata sotto il mio culo”.

I tedeschi mandarono a segno alcuni colpi, ma anche la Prince of Wales riuscì a causare dei danni: un proiettile danneggiò il castello di prua della Bismarck che, pur senza esplodere, venne colpito gravemente. Sfortunatamente per i britannici, una danno al castello di prua poteva compromettere la navigazione nel lungo periodo, ma la battaglia si sarebbe conclusa in poche ore.

Alle 05:59, Holland si sentì abbastanza sicuro e vicino alle navi nemiche da ordinare di virare improvvisamente e attaccare i tedeschi con tutta la batteria di cannoni. Ma durante le manovre, si mise involontariamente sulla traiettoria di uno dei cannoni della Bismarck, che fece fuoco.

La corazzata tedesca Bismarck

Il proiettile penetrò nell’armatura del ponte, direttamente nel cuore della carena, esplodendo. Questo generò un’incredibile reazione a catena che provocò lo scoppio dell’intera nave. In pochi minuti la Hood affondò, portando con sé 1415 uomini di equipaggio. Solo tre sopravvissuti vennero successivamente salvati dalle acque da imbarcazioni d’emergenza.

Ora la Prince of Wales era rimasta sola contro la terribile Bismarck e la Prinz Eugen, e venne prevedibilmente investita da un ondata di proiettili. Uno si schiantò contro il ponte e uccise quasi tutti i presenti, mentre un altro perforò la sua armatura e si fermò nelle profondità della nave. Per fortuna questa volta non esplose, altrimenti la Prince of Wales avrebbe fatto la stessa fine della Hood.

Consapevoli di non poter resistere all’attacco combinato dei tedeschi, gli ufficiali della Prince of Wales alzarono una cortina fumogena e fuggirono.

Gli inglesi rimasero sconvolti dal drammatico fallimento del loro attacco, mentre in Germania il ministro della propaganda di Hitler, Joseph Goebbels, pubblicizzò adeguatamente questa inaspettata quanto clamorosa vittoria. Anche il primo ministro inglese, Winston Churchill, accusò gravemente il colpo, descrivendo i giorni successivi come “quelli più duri dall’inizio della guerra.”

La Bismarck riuscì a sfuggire ad alcune navi britanniche mettendo a dura prova i convogli di rifornimenti che rappresentavano la salvezza della Gran Bretagna. 

L’ultima immagine dell’incrociatore Hood, durante il suo affondamento

A questo punto, ferita nell’orgoglio, l’Inghilterra reagì indirizzando ogni singola nave della flotta reale per distruggere la corazzata tedesca. Persino un’antica nave da guerra, la Rodney, in viaggio per essere riparata in America, cambiò drasticamente rotta, abbandonando la sua missione e unendosi alla caccia.

La Bismarck, nel frattempo, preferì evitare nuovi scontri e si diresse verso un porto francese per riparare i danni causati dalla Prince of Wales. Muovendosi nel corso della notte, la Bismarck era riuscita a sfuggire al controllo inglese.

Per i britannici vi furono ore di alta tensione fino a quando, intercettando alcuni messaggi radio decodificati presso la stazione di Betchley Park, e dopo una ricognizione di un idrovolante che operava nell’Irlanda del nord, la Bismarck venne nuovamente individuata. Si trovava a 700 miglia a nord-ovest dal porto francese di Brest e, in caso di pericolo, avrebbe potuto ottenere la copertura degli aerei caccia della Luftwaffe nel giro di 24 ore.

Per questo, l’unica risorsa britannica in grado di fermarla era il contingente di aerosiluranti a bordo della nave HMS Ark Royal, che stava arrivando da Gibilterra.

Verso il tramonto del 26 maggio, durante una burrasca, alcuni aerei biplani Swordfish che trasportavano siluri attaccarono in massa la Bismarck. Volendo a bassissima quota e resistendo al vento che soffiava pesanti spruzzi d’acqua, gli Swordfish operarono il loro eroico tentativo. La Bismarck sparò con il suo armamento principale, sollevando giganteschi muri d’acqua che inzuppavano gli aerei e i relativi equipaggi.

Finalmente, due siluri colpirono la Bismarck: il primo causò un piccolo allagamento, danneggiando lo scafo corazzato, mentre l’altro, per puro caso, colpì il “tallone d’Achille” del gigante tedesco, ovvero un timone non adeguatamente protetto. Così, il timone di sinistra rimase bloccato ed inutilizzabile, nonostante l’equipaggio facesse di tutto per liberarlo.

L’ammiraglio tedesco fu costretto ad ammettere che la sua nave non poteva essere manovrata ma che “avrebbe combattuto fino all’ultimo proiettile”. Al grido di “Lunga vita al Fuhrer!”, la Bismarck si preparò ad una resistenza ad oltranza.

Per tutta la notte i piccoli caccia torpedinieri infastidirono la Bismarck, impedendo al suo equipaggio ogni tregua. Poi, il 27 maggio, due grosse corazzate britanniche apparvero all’orizzonte. I tedeschi erano circondati da tutte le parti, fino a che i proiettili britannici cominciarono a schiantarsi contro la struttura della corazzata. Dopo 20 minuti di battaglia, una granata esplose sul ponte e l’ammiraglio tedesco, il capitano e tutto lo stato maggiore della Bismarck venne ucciso d’un colpo. 

Dopo altri minuti di bombardamento selvaggio, alle 9:30 l’ufficiale tedesco più anziano sopravvissuto ordinò ai suoi uomini di abbandonare la nave.

La Bismarck era un ombra della sua potenza: la sua struttura era ormai fumante, gli incendi stavano devastando ogni parte della nave e i cronisti del tempo parlano di una carneficina difficile da descrivere. A bordo di una delle corazzate britanniche un cappellano supplicò gli alti ufficiali di interrompere il fuoco, ma gli venne chiesto gentilmente di ritirarsi sotto coperta.

Alla fine, le corazzate inglesi, a corto di carburante e con la possibile minaccia dell’arrivo dei sottomarini tedeschi, interruppero lo scontro e affidarono ad una nave più piccola, la HMS Dorsetshire, il compito di sparare gli ultimi siluri sulla Bismarck.

La corazzata Bismarck, l’orgoglio della marina di Adolf Hitler, affondò alle ore 10:40.

L’affondamento della Bismarck ebbe una serie di enormi vantaggi per la marina inglese: non solo l’orgoglio, ma anche l’eliminazione di un grave pericolo per i rifornimenti. Infine, il successo britannico costituiva un esempio per la marina americana, che Churchill stava spronando da diversi mesi affinché si unisse ai combattimenti. 

Al contrario, Hitler era furioso, ma per tutta risposta ridusse i rifornimenti alla sua flotta e non ascoltò i consigli dei suoi ammiragli, cercando di minimizzare quella sconfitta. Il baricentro della seconda guerra mondiale si sarebbe spostato ad est, con l’invasione tedesca dell’unione sovietica nell’ambito dell’operazione Barbarossa. 

Ma la Gran Bretagna avrebbe mantenuto fino alla fine della guerra le sue linee di rifornimento intatte.