Come finì la campagna di Russia di Napoleone?

La campagna di Russia (24 giu 1812 – 14 dic 1812), nota anche come invasione francese della Russia, seconda guerra polacca o guerra patriottica del 1812, fu una campagna militare voluta da Napoleone Bonaparte nell’ambito del suo progetto di allargamento dell’impero francese e di ridimensionamento dell’influenza russa.

L’invasione della Russia da parte di Napoleone è una delle campagne militari più studiate ed è inserita nell’elenco delle operazioni militari con più morti nella storia dell’umanità.

Il 24 giugno del 1812, l’esercito della Grande Armée, attraversò il fiume Niemen, in Russia. Napoleone, attraverso una serie di marce forzate, mosse rapidamente i suoi uomini, che ammontavano a quasi mezzo milione di soldati, attraverso le regioni della Russia occidentale, l’attuale Bielorussia, nel tentativo di attaccare e battere gli eserciti russi dei comandanti Barclay de Tolly e Pyotr Bagration.

Entro 6 settimane dalla partenza, Napoleone perse metà dei suoi uomini a causa delle condizioni meteorologiche estreme, delle malattie che colpirono i soldati e della fame, riuscendo a vincere solamente la battaglia di Smolensk.

Nel frattempo, l’esercito russo, guidato dal nuovo Comandante in capo Mikhail Kutuzov, utilizzò una guerra di logoramento contro Napoleone, ritirandosi appositamente per costringere gli invasori ad allungare le linee di rifornimento.

Nel pieno della campagna di Russia, si tenne la battaglia di Borodino, a circa 110 km a ovest di Mosca, che fu una vittoria francese e che costrinse il generale russo al ritiro. Il 14 settembre, Napoleone, assieme a un esercito di circa 100 mila uomini, occupò la città di Mosca, trovandola abbandonata: la città fu data alle fiamme.

Napoleone rimase nella capitale russa per cinque settimane, aspettando un’offerta di pace che non arrivò mai. Dal momento che il tempo sembrava migliorare, partì, sperando di raggiungere il generale Smolensk con una serie di deviazioni e di scorciatoie. Ma sconfitto nella battaglia di Maloyaroslavets, fu costretto a tornare indietro.

L’esercito di Napoleone ormai mancava di cibo e di vestiti invernali, oltre che di foraggio per i cavalli. Inoltre, la guerriglia da parte dei contadini e dei cosacchi russi aumentò le perdite dell’esercito francese

Più della metà dei rimanenti uomini di Napoleone morì durante la marcia per esaurimento, tifo e per via del rigidissimo clima continentale.

Napoleone iniziò ad abbandonare l’artiglieria e i carichi pesanti. All’inizio di novembre iniziò a nevicare, il che complicò la ritirata dei Francesi. Nella battaglia di Krasnoi, Napoleone riuscì a evitare una sconfitta completa.

Nel frattempo, rimasto quasi senza cavalleria e artiglieria, utilizzò per la prima volta la “Vecchia guardia”,  una serie di veterani delle sue precedenti campagne militari.

Raggiunto il fiume Berezina, Napoleone aveva ormai solo 49mila soldati e 40mila ausiliari di scarso valore militare. La “Grande Armèe” si era trasformata in una folla disorganizzata.

Il 5 dicembre, Napoleone lasciò l’esercito e tornò a Parigi. Nel giro di pochi giorni, altri 20.000 soldati morirono a causa del freddo e delle malattie trasmesse dai pidocchi. I nuovi comandanti, Murat e Ney, abbandonarono più di 20000 uomini negli ospedali di Vilnius.

Sebbene le stime varino, l’esercito di Napoleone aveva iniziato la campagna con più di 450mila uomini, più di 150mila cavalli, 25000 carri e più di 1250 pezzi di artiglieria.

Sopravvissero solo 120mila uomini, e 380mila morirono. La campagna di Russia rappresentò la fine della reputazione d’invincibilità di Napoleone.