L’arco di trionfo nell’antica Roma

L’Arco di Trionfo è una struttura monumentale autoportante a forma di arco con uno o più passaggi, spesso progettati per attraversare una strada,

Nella sua forma più semplice, un arco di trionfo è costituito da due massicci pilastri collegati da un arco, coronato da una trabeazione piatta o da un attico, su cui può essere montata una statua o iscrizioni commemorative. La struttura principale viene molto spesso decorata con intagli e rilievi scolpiti e dediche da parte dei costruttori.

Archi trionfali più elaborati possono invece essere dotati di più arcate. Si tratta di uno dei tipi di architettura più influenti e distintivi associati all’Antica Roma, utilizzato per commemorare generali vittoriosi o eventi significativi come la fondazione di nuove colonie, la costruzione di strade e ponti o la morte di un membro di una famiglia Imperiale.

L’arco di Costantino

Situato vicino al Colosseo, sull’antico percorso del Foro Romano, l’arco di Costantino è il più grande e appariscente sopravvissuto a Roma. Condivide la struttura architettonica e uno stile simile a quello di Settimio Severo e sorge esattamente sulla via Sacra, il percorso che i generali vittoriosi attraversavano durante il loro Trionfo a Roma.

Passando dal Circo Massimo e direttamente sotto l’arco di Costantino, i generali avrebbero poi raggiunto il foro romano e il Campidoglio, terminando il loro percorso al tempio di Giove per sacrificare al Dio più importante per i romani, prima di concludere la giornata tra banchetti, giochi e altri eventi celebrativi.

Il Senato consacrò l’arco nel 315 dopo Cristo, per commemorare la vittoria di Costantino sul suo rivale Massenzio nella battaglia del Ponte Milvio, avvenuta tre anni prima.

E’ interessante notare che l’arco non menziona in alcun modo Massenzio, benchè in origine potrebbe essere stato dedicato a lui.

Ci sono due ragioni per cui la figura di Massenzio potrebbe essere stata rimossa. In primo luogo i romani non amavano monumentalizzare le vittorie su altri cittadini.

Inoltre Costantino attuò quella che i romani chiamavano “Damnatio Memoriae”, “Cancellazione della Memoria”, nel tentativo di rimuovere ogni traccia e ricordo ai posteri del suo avversario.

Sull’arco non appaiono scene della battaglia del Ponte Milvio. Ma più precisamente vi è una serie di iscrizioni e immagini che esaltano momenti importanti della vita di diversi imperatori precedenti tra cui Traiano, Adriano e Marco Aurelio.

Durante il medioevo, l’arco di Costantino, come molti altri monumenti romani, fu incorporato nelle fortificazioni della città da una delle principali famiglie aristocratiche di Roma, quella dei Frangipani.

L’arco di Tito

All’ingresso del Foro Romano, l’arco di Tito venne costruito dopo la prematura morte dell’imperatore nell’81 dopo Cristo, e probabilmente gli fu dedicata dal fratello e successore Domiziano.

Sappiamo che al momento della costruzione dell’Arco, Tito era ormai morto, grazie alle iscrizioni che troviamo sulla parte frontale della costruzione: queste si riferiscono a Tito come ad un Dio, e sappiamo che gli imperatori potevano essere deificati solo dopo la loro scomparsa.

I rilievi all’interno dell’Arco di Tito raccontano la storia della costruzione del Colosseo, ma anche della conquista di Gerusalemme, avvenuta nel 70 dopo Cristo, dopo una lunga guerra tra Roma e i Giudei.

Dopo aver preso d’assalto la capitale, i romani la saccheggiarono assieme ai tesori conservati nel tempio sacro, portandoli a Roma. Alcuni rilievi raffigurano la processione trionfale di Tito del 71 dopo Cristo: l’imperatore appare in piedi sul carro con i suoi soldati che lo precedono.

Il rilievo di sinistra mostra il bottino prelevato da Gerusalemme: tra gli oggetti più riconoscibili vi è la Menorah, il candelabro a sette bracci, fulcro del rituale ebraico, ma anche l’Arca (forse quella biblica dell’Alleanza) e un paio di trombe d’oro.

L’arco di Giano

Il Dio a due facce, Giano, potrebbe aver dato il suo nome alla collina del Gianicolo, in cima alla quale un tempo sorgeva il suo santuario.

L’arco di Giano probabilmente non venne consacrato a questo Dio, e il suo nome gli sarebbe stato affibbiato dai cittadini romani solamente per la sua insolita struttura a quattro facce.

Il monumento si trova nell’angolo orientale del Foro Boario, l’Antico mercato del bestiame di Roma, e probabilmente era dedicato a Costantino

Gli antichi menzionano infatti “l’Arco del Divino Costantino” proprio in questa zona, e poichè Costantino celebrava la sua vittoria su Massenzio nel 312 dopo Cristo, è probabile che l’imperatore che ne volle la costruzione fu suo figlio Costantino II, in onore del padre.

Così come l’arco di Costantino, l’arco di Giano fu costruito con del materiale riutilizzato e spogliato da altri monumenti.

Nella sua storia recente, l’arco di Giano è stato colpito da un attentato mafioso il 27 luglio del 1993: a mezzanotte, una autobomba posizionata all’esterno della chiesa di San Velabro, danneggiò la struttura dell’Arco, obbligando le autorità a sigillarlo e ad avviare opere di manutenzione straordinaria.

Di questa costruzione non sopravvive purtroppo nessuna delle 48 statue che probabilmente riempivano le sue nicchie. E anche il suo antico attico è andato completamente perduto.

Tuttavia, ad un osservazione più attenta, è possibile scorgere sulle chiavi di volta gli Dei più adorati di Roma: Giunone, Minerva, Cerere e la dea Roma stessa.

L’arco di Druso

Druso fu uno dei giovani ed emergenti generali dell’età augustea. Fu uno dei più grandi comandanti della primo Impero Romano, e il primo uomo a guidare le legioni romane oltre il fiume Reno e fino al fiume Elba in Germania, riscuotendo grandissime vittorie militari contro diverse tribù.

La sua prematura scomparsa, dovuta ad una accidentale caduta da cavallo, costernarono i romani per i decenni a venire.

In realtà questo arco, non ha probabilmente nulla a che fare con Druso. Ma gli archeologi lo abbinarono al suo nome all’inizio del III secolo dopo Cristo.

Probabilmente aveva la funzione di trasportare l’acqua da uno degli acquedotti Romani, l’acqua Antoniana. Dei tre passaggi originari dell’Arco, sopravvive solamente quello centrale: basandoci sui resti di questa parte della costruzione è probabile che l’intero monumento fosse realizzato in marmo di travertino.

L’arco di Settimio Severo

L’arco di Settimio Severo sorge tra la Curia (dove si riuniva il Senato di Roma) e i Rostra (il luogo dove si tenevano i comizi pubblici), ai piedi del Campidoglio. Fu dedicato nel 203 dopo Cristo per celebrare il successo militare del primo imperatore della famiglia dei Severi, Settimio Severo.

Conteneva un’iscrizione con numerosi titoli attribuiti all’ imperatore: Augusto, Pater patriae, Pontifex Maximus, proconsole.

Settimio Severo riuscì a sopravvivere alla morte del predecessore, Commodo, e ai suoi rivali come Niger e Clodio Albino. All’imperatore bisogna tributare la pacificazione con il popolo orientale dei Parti e l’annessione di gran parte del territorio della Siria tra i possedimenti romani.

Sull’ Arco di Settimio Severo troviamo due raffigurazioni di Marte, il Dio della guerra, una rappresentazione di Ercole, di diverse divinità naturali, tra cui le quattro stagioni, e gli Dei dei fiumi.

Osservando con maggiore attenzione, e procedendo da sinistra verso destra e dal basso verso l’alto, otteniamo una vera e propria cronologia delle campagne partiche di Settimio Severo.

L’esercito romano che lascia il campo la battaglia, l’imperatore che pronuncia il suo discorso ai soldati, la liberazione dell’assedio di Nisibis, la cattura della città di Edessa e l’accoglienza di Settimio Severo tra la popolazione.

E ancora: la sottomissione dei re Abgar che porta Severo a pronunciare un altro infiammato discorso celebrativo all’esercito, l’attacco alla città di Seleucia, la resa degli abitanti e la definitiva sottomissione della Partia al dominio Romano.