Il filosofo Plinio il Vecchio è noto per testi come Naturalis historia (77-79 d.C.) e per il suo ruolo di comandante navale della flotta di Miseno, una base navale romana situata vicino al Golfo di Napoli. La sua responsabilità era proteggere la costa dai pirati, e militare nell’Impero Romano.
Ora, i ricercatori hanno scoperto i resti di una considerevole villa romana che potrebbe essere stata associata al grande erudito.
Il complesso comprende 10 grandi ambienti, provenienti da varie fasi costruttive, caratterizzati da una caratteristica forma di muratura romana detta cubilia**, che utilizza mattoni a forma di diamante. Gli esperti dicono che la villa potrebbe essere stata lunga più di 90 metri. La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli ha affermato che l’ultima scoperta è di un “valore eccezionale”.
Gli esperti ritengono che la villa sia stata eretta nel I secolo d.C. È stata scoperta durante un progetto di rinnovamento urbano a Bacoli, vicino al Golfo di Napoli, su un sito precedentemente occupato da un’urbanizzazione illegale sulla spiaggia chiamata Lido Piranha, che il SABAP ha descritto in un comunicato stampa come un “ecomostro non autorizzato” che ha degradato l’area, di notevole importanza archeologica.
Il sito si trova nei pressi di Punta Saparella, sulla costa di Capo Miseno , all’estremità nord-occidentale del Golfo di Napoli. Nel sito c’era anche un importante porto romano. Plinio era a capo della flotta navale al momento della sua morte. Morì asfissiato mentre cercava di organizzare un’operazione di salvataggio durante l’eruzione del Vesuvio, che distrusse anche la vicina città di Pompei.
La posizione della villa avrebbe fornito un’ampia vista sulla costa circostante e sul golfo, rendendola la dimora ideale per il prefetto navale.
Secondo la Soprintendenza archeologia di Napoli conferma:
“Tali evidenze sono probabilmente pertinenti a quello che resta di una delle terrazze della residenza del Prefetto della Flotta romana del Tirreno, la Classis Misenensis. Che delle strutture si conservassero in quella zona era già risaputo da alcune foto storiche di inizio ‘900 e da un rilievo pubblicato nel 1979 da Borriello-D’Ambrosio, il cui lavoro (Baiae-Misenum) costituisce ancora oggi la principale fonte per ricostruire la carta archeologica di Bacoli; così come lacerti di murature in opera reticolata sono tuttora visibili lungo la spiaggetta della Sarparella. Tuttavia, grazie ai lavori di bonifica – iniziati nel 2021 – è stato possibile rimuovere uno strato di terra e sabbia alto 70-80 cm misto alle macerie di risulta dalla distruzione del lido abusivo; le opere di rigenerazione urbana, poi, attualmente in via di completamento, hanno consentito una pulizia sistematica delle creste murarie ed individuare meglio l’estensione e l’articolazione degli ambienti, di fatto nascosti da oltre 50 anni.
L’ipotesi, ancora da verificare, che su Punta Sarparella fosse ubicata la residenza del Prefetto della Flotta, si basa sulla circostanza che quel luogo offrisse, per la sua posizione, la massima visibilità dell’intero bacino portuale ed un’ampia veduta sul Golfo intero; sarebbe stato questo, forse, il promontorio dal quale Plinio il Vecchio, che ricopriva la carica di Praefectus classis Misenensis, avrebbe visto l’eruzione del Vesuvio, e poi sarebbe salpato alla volta di Stabiae, per soccorrere gli abitanti delle diverse città costiere, minacciate dall’eruzione vesuviana.
La scoperta è ancor più eccezionale se si considera che ignoti sono ancora tuttora l’articolazione e lo sfruttamento degli spazi all’interno e intorno al porto romano per l’assenza quasi completa di dati che chiariscano le dinamiche organizzative della base logistica, le vie di comunicazione tra il porto e il resto della cittadina e l’ubicazione stessa del centro della Colonia di Misenum. L’individuazione di tali strutture in un punto nevralgico del territorio antico, prospiciente il bacino interno del porto romano, prossima all’ingresso del teatro di Misenum e all’area che doveva ospitare il foro cittadino, aggiunge un tassello di grande importanza alla conoscenza dell’articolazione del palinsesto insediativo antico.
Cos’era una Cubilia?
Nell’architettura dell’antica Roma, la parola “cubilia” ha un significato specifico. Vediamo in dettaglio:
- Definizione:
- Cubilia era un termine utilizzato per indicare le stanze o le camere private all’interno di una casa o di un edificio.
- Queste stanze erano generalmente destinate al riposo o al sonno e potevano variare in dimensioni e funzioni.
- Struttura e Caratteristiche:
- Le cubilia erano spesso piccole e accoglienti, con pareti rivestite di materiali come l’opera reticolata (un tipo di muratura a reticolo di mattoni o pietre).
- I lati delle cubilia erano separati da un leggero strato di malta.
- Dopo aver realizzato il paramento sulle due facce del muro, veniva colato all’interno il cementizio che ne costituiva la struttura. La costruzione procedeva quindi a strati successivi².
- Utilizzo:
- Le cubilia erano parte integrante delle domus (case private) e degli edifici residenziali romani.
- Solitamente, ciascuna cubilia ospitava un letto o una cuccetta per il riposo notturno.
- Esempi:
- Nelle domus più grandi, potevano esserci diverse cubilia per i membri della famiglia o per gli ospiti.
- Le cubilia erano spesso decorate con affreschi o tessuti per renderle più confortevoli e accoglienti.