Wyoming: mummie Edmontosauro con zoccoli, eccezionale scoperta paleontologica.

Nella Valle delle Mummie di Dinosauro, situata nel Wyoming, Stati Uniti, paleontologi hanno portato alla luce una scoperta che traccia nuovi confini nella conoscenza dell’evoluzione dei rettili preistorici. Due esemplari fossilizzati di edmontosauro, vissuti fra 69 e 66 milioni di anni fa, hanno rivelato una caratteristica mai osservata prima d’ora: la presenza di autentici zoccoli. Questo ritrovamento, frutto dell’analisi di reperti straordinariamente conservati, permette di aggiungere dettagli inediti sia alla morfologia degli adrosauridi sia alla comprensione delle strategie di adattamento di questi dinosauri erbivori.

L’edmontosauro, noto come uno dei giganti erbivori che solcavano le pianure nordamericane nel tardo Cretaceo, era già celebre tra gli studiosi per l’abbondanza e la qualità dei suoi fossili. Predato dal tirannosauro e coevo di altre celebrità del periodo come il triceratopo, questo animale poteva raggiungere i dodici metri di lunghezza e le cinque tonnellate e mezzo di peso. La sua appartenenza alla famiglia degli adrosauridi, conosciuti anche come dinosauri dal “becco d’anatra”, lo pone accanto a specie come il parasaurolophus o il più recente carioceco bocagei illustrato dal paleontologo italiano Filippo Bertozzo.

La straordinaria conservazione delle due “mummie”, come spesso vengono chiamati questi fossili che riportano tracce di pelle squamosa e strutture tegumentali generalmente perse nel processo di fossilizzazione, è il risultato di una spaventosa sequenza di eventi naturali. I giovani esemplari, secondo gli studi, perirono in seguito a una siccità che colpì la pianura alluvionale in cui vivevano. Pochi giorni dopo, le loro carcasse furono sepolte da una piena improvvisa che ne ricoprì i corpi di uno strato di argilla e detriti, preservando perfino i tessuti molli, le creste carnose e le strutture tegumentali – compresi gli zoccoli.

Questi ultimi, individuati sopra gli ungueali delle dita dei piedi posteriori, si manifestano come guaine di cheratina a forma di cuneo, dal fondo piatto, simili per estensione e dettaglio a quelli degli ungulati, sia preistorici che attuali. Il più grande degli zoccoli, appartenente al terzo dito, supera i quindici centimetri. Secondo il gruppo di ricerca guidato da specialisti dell’Università di Chicago e da enti scientifici statunitensi, la presenza di guaine cheratinizzate simili era stata ipotizzata in passate osservazioni su adrosauridi, ma mai prima d’ora queste strutture erano state svelate con tale precisione e completezza. Gli zoccoli, infatti, vanno oltre la semplice unghia, estendendosi proprio come negli ungulati di altre epoche e persino in quelli attuali.

La particolarità di questi fossili non si ferma agli zoccoli: i ricercatori, infatti, hanno documentato anche le creste carnose presenti su collo e tronco, le file di aculei interdigitali lungo i fianchi e la coda e cuscinetti digitali di sostegno. Il più giovane dei due edmontosauri era morto all’età di circa due anni, mentre l’altro aveva tra i quattro e i cinque anni. L’eccezionale stato di conservazione si deve a un processo di modellazione in ambiente argilloso, dove un sottilissimo strato di materiale inferiore al millimetro ha ricoperto il tegumento, permettendo che la “maschera esterna” di argilla preservasse il calco di tessuti e composti organici prima che si verificasse la decomposizione totale. Tale fenomeno era conosciuto prima solo in ambienti marini con assenza di ossigeno.

Questo risultato offre una prospettiva inattesa sull’anatomia degli adrosauridi e suggerisce che l’evoluzione degli zoccoli nei dinosauri potrebbe risalire addirittura al Giurassico. Dinosauri corazzati come stegosauri e anchilosauri, secondo gli autori della ricerca, possedevano ungueali a forma di vanga collegati a impronte rotonde delle dita, anticipando la comparsa delle strutture osservate negli esemplari di edmontosauro rinvenuti in Wyoming.

La Valle delle Mummie di Dinosauro si conferma così come una delle aree paleontologiche mondiali di maggior interesse, fin dai ritrovamenti del secolo scorso di triceratopi, tirannosauri e adrosauridi in condizioni di conservazione straordinarie. Le indagini sulle “mummie” continuano a regalare nuovi indizi sulle abitudini e sulle strategie di sopravvivenza di quei rettili che popolarono le Terre del Cretaceo. La descrizione di questa scoperta, pubblicata sulle pagine della rivista Science, testimonia come il lavoro multidisciplinare tra paleontologia e biologia anatomica possa ancora oggi portare a risultati sorprendenti, riavvicinando studiosi e appassionati al mistero della vita antica.