Bolton, Inghilterra – Al Bolton Museum, all’interno della sezione dedicata all’Egitto, è comparso per la prima volta un manufatto che fino a pochi mesi fa era rimasto nel deposito per oltre un secolo: un copricapo in feltro di circa duemila anni fa appartenente all’epoca romana, ora restaurato e finalmente visibile al pubblico. È una scoperta di grande valore, perché si tratta di uno dei soli tre esemplari conosciuti di questo tipo nel mondo, e il più ben conservato in assoluto.
Realizzato in lana è modellato per offrire protezione dal sole cocente, dall’aridità e dalle tempeste di sabbia del deserto egiziano. Gli archeologi ritengono che sia stato prodotto intorno al 200 d.C.
Elementi tecnici e stilistici suggeriscono che, pur somigliando ad altri copricapi dell’Impero romano, quel modello fosse modificato specificamente per le condizioni climatiche egiziane.
Il copricapo era stato donato nel 1911 al primo museo di Bolton, chiamato Chadwick Museum, dallo stimato egittologo William Matthew Flinders Petrie. Conservato da allora nel deposito, era diventato così fragile da risultare inadatto all’esposizione. Gli anni e la natura del materiale ne avevano compromesso la stabilità: i parassiti e l’ambiente avevano provocato gravi danni alla lana, rendendolo un reperto estremamente delicato.
L’intervento di recupero è stato diretto dall’esperta Jacqui Hyman, con quasi cinquant’anni di esperienza in contesti museali e presso famiglie reali. Il copricapo è passato dalla condizione di fragile oggetto sigillato in una scatola, a reperto “tornato in vita”, mostrando di nuovo la sua forma originaria grazie a un restauro molto attento. Hyman ha utilizzato stoffe tinturate a mano simili all’originale per sostenere le aree mancanti a causa delle larve, ricostruendo con sensibilità la forma del manufatto senza alterarne l’autenticità.
Il restauro è stato reso possibile anche grazie al sostegno dell’azienda Ritherdon & Co. Ltd., con sede a Darwen, specializzata in componenti elettrici. Il contributo economico dell’azienda ha permesso di coprire i costi del restauro.
La conservatrice Hyman ha ricordato con passione il lavoro svolto: “Ho avuto l’opportunità unica di esaminare la costruzione del capello e di conservarlo. Il trattamento era essenziale, e ricostruire la forma originale è stato come far tornare in vita un oggetto che credevamo perduto. Questo copricapo era fatto per essere indossato, e se potesse parlare, racconterebbe la storia di chi lo ha realizzato e di chi lo portava”
Il copricapo è ora in mostra all’ingresso della galleria egizia del museo, visibile al pubblico fino a settembre 2025, dopodiché sarà destinato a una collocazione permanente all’interno della collezione