Scoperta nella necropoli etrusca del Palazzone un’urna con la testa di Medusa

Roma e la sua Arte

PERUGIA – Nel corso di lavori di restauro ordinario nella necropoli del Palazzone, alle porte di Perugia, è emersa dagli strati millenari della storia una scoperta che ha sorpreso archeologi e storici. Una urna funeraria, ritrovata in un ipogeo risalente al III secolo a.C., rappresenta un enigma in grado di mettere in luce aspetti ancora poco noti delle pratiche rituali e delle credenze degli Etruschi della zona. L’oggetto, realizzato in travertino, mostra uno straordinario rilievo raffigurante la testa di Medusa, circondata da raffinati motivi floreali e iscrizioni in corsivo etrusco, ancora oggetto di studio e decifrazione.

Gli scavi nella necropoli del Palazzone avevano già restituito in passato tombe importanti, appartenenti a famiglie di spicco come quella degli Asci, testimoniando la ricchezza e la raffinatezza culturale della Perugia etrusca. Ma il ritrovamento di questa specifica urna sta catturando l’attenzione della comunità scientifica per la complessa combinazione di elementi simbolici e stilistici. L’elemento che più colpisce gli studiosi è proprio la rappresentazione rilievo della testa di Medusa, una figura proveniente dal pantheon mitologico greco, qui reinterpretata in chiave profondamente etrusca.

Nel contesto italico-etrusco, la testa di Medusa aveva una funzione apotropaica, ovvero serviva a proteggere il sepolcro e i suoi occupanti dall’influsso di forze maligne e spiriti ostili. Questo utilizzo della mitologia greca si intrecciava abilmente con le credenze religiose locali, dando vita a una iconografia che fosse in grado di garantire protezione e favorire il passaggio sicuro nell’aldilà. Ma ciò che rende il manufatto peculiare è il grado di dettaglio artistico: i tratti della Gorgone sono scolpiti con grande maestria, e i motivi floreali circostanti sembrano servire quasi da cornice, unendo la ferocia della creatura leggendaria al senso di pace e rigenerazione tipico del ciclo vegetale.

Non meno rilevanti sono le iscrizioni incise con cura sul travertino dell’urna. La scrittura corsiva etrusca, osservabile sulla superficie, sta rivelando agli archeologi preziose indicazioni sulle pratiche funerarie adottate nel periodo. L’ipogeo da cui proviene il manufatto era appartato, fatto che suggerisce un’intenzionale separazione tra questa tomba e le altre circostanti, forse per motivi di rango oppure per particolari esigenze cultuali della famiglia degli Asci. Alcune parole delle iscrizioni fanno pensare alla dedica alla divinità protettrice della stirpe, un ulteriore tassello che conferma l’importanza attribuita all’elemento spirituale e protettivo nel mondo etrusco.

Dal punto di vista artistico, l’urna si inserisce nel periodo di maggiore fioritura della scuola perugina di scultura antica. Il travertino, materiale tipico dell’area, è stato abilmente lavorato dai lapicidi locali: la qualità della modellazione e del rilievo attesta l’elevato livello delle maestranze impiegate. Non si esclude che la bottega responsabile di quest’opera fosse attiva anche per altri committenti illustri dell’epoca, data la somiglianza con altri reperti rinvenuti nella stessa necropoli.

La scoperta ha catalizzato l’interesse di molti specialisti, perché dimostra come gli Etruschi non si limitassero a importare elementi religiosi e iconografici dalle culture vicine, ma li rielaborassero secondo una sensibilità propria. Medusa, nell’ambito etrusco, perde la sua dimensione esclusivamente terrificante e acquisisce una funzione protettiva, diventando intermediaria tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Un processo di assimilazione sincretica che conferma l’attitudine della civiltà etrusca ad adattarsi e a dialogare con le influenze di largo raggio del Mediterraneo antico.

I lavori di analisi non si sono ancora conclusi: è prevista una fase di studio più approfondita delle iscrizioni, sfruttando tecniche avanzate come la fotogrammetria e la scansione 3D, nonché esami chimici dei pigmenti residui che potrebbero rivelare la presenza di antiche colorazioni, ormai invisibili a occhio nudo. Alcuni archeologi sottolineano l’importanza del sito anche per la comprensione delle dinamiche sociali e dei rapporti gerarchici nelle comunità urbane etrusche; la tomba degli Asci, con la sua posizione privilegiata e il ricco corredo, potrebbe restituire nuovi dati sulle relazioni di potere e sulla trasmissione delle tradizioni familiari.

Il ritrovamento dell’urna con la testa di Medusa si aggiunge al già cospicuo patrimonio archeologico dell’Umbria, fornendo ulteriori prove della vivacità intellettuale e artistica degli antichi abitanti della regione. Si attende ora che le prossime campagne di scavo e di studio portino alla luce dettagli ancora sconosciuti su una civiltà che, a distanza di secoli, continua a svelare aspetti sorprendenti del suo universo simbolico e rituale.