A San Giovenale, tra dolci colline e sentieri poco battuti dell’Italia centrale, il lavoro instancabile di archeologi, tecnici e ricercatori svedesi viene oggi premiato da una rivoluzione digitale: quasi trecento tombe a camera etrusche sono ora accessibili a studiosi, appassionati e cittadini di tutto il mondo tramite un portale innovativo che unisce passato e futuro. Al di là delle barriere fisiche che per secoli hanno lasciato questi ipogei ai margini dell’esperienza diretta, oggi la tecnologia apre nuovi orizzonti e trasforma la fruizione di uno dei patrimoni archeologici più preziosi della penisola.
Il progetto, frutto di anni di collaborazione tra l’Università di Göteborg e l’Istituto Svedese di Studi Classici a Roma, offre una panoramica senza precedenti sulla necropoli di San Giovenale. Non si tratta soltanto della pubblicazione di fotografie o di semplici mappe: plumb bobs e pizzigrammi sono stati affiancati da scansioni laser, modelli tridimensionali e sofisticati database che raccolgono e aggiornano le informazioni raccolte fin dal secolo scorso dalle varie missioni archeologiche. Grazie a queste nuove tecnologie, l’esplorazione delle tombe diventa non solo accessibile, ma anche immersiva, permettendo una visione dettagliata delle strutture interne, dei corredi funerari e delle decorazioni che avrebbero altrimenti richiesto lunghi e faticosi viaggi, nonché un’adeguata preparazione fisica.
La realtà virtuale aggiunge una dimensione ulteriore all’esperienza di visita. Chiunque può muoversi tra le camere funerarie, osservare da vicino dettagli architettonici, incisioni e affreschi, condividendo percorsi che un tempo erano appannaggio esclusivo di pochi archeologi specializzati. In questi ambienti, dove il tempo sembra sospeso, si respira ancora la polvere delle antiche civiltà, mentre la luce filtrata dalle aperture si intreccia ai dati digitali, consentendo analisi avanzate e la possibilità di estrarre nuovi dati anche da reperti poco visibili all’occhio nudo. Sfiorare con lo sguardo le pareti di queste camere, risalenti a più di 2500 anni fa, rappresenta oggi una possibilità concreta non solo per gli studiosi, ma anche per il grande pubblico e per le istituzioni scolastiche.
L’Istituto Svedese di Roma, vero motore propulsivo dell’archeologia etrusca in Italia sin dal 1925, conserva nella sua biblioteca uno dei maggiori archivi mondiali dedicati a questa civiltà. Le grandi campagne di scavo in Etruria Meridionale degli anni ’50 hanno visto la partecipazione attiva e appassionata di Gustavo VI Adolfo di Svezia, sovrano e cultore di archeologia, che fino al termine della sua vita ha sostenuto e guidato le esplorazioni insieme a gruppi di studiosi internazionali. Ancora oggi gli esperti e gli studenti si avvalgono delle risorse dell’istituto per consultare materiali, mappe e documenti che, integrati alle nuove scansioni digitali, offrono un quadro aggiornato e continuamente arricchito delle scoperte avvenute nel territorio.
La piattaforma digitale nasce per offrire un’interfaccia intuitiva e accessibile a chiunque voglia approfondire la storia di San Giovenale. Si può “visitare” ogni tomba, conoscere le particolarità costruttive, esplorare virtualmente le camere e passaggi e confrontare fotografie d’epoca con riprese e modelli più recenti. L’obiettivo è creare una rete di conoscenze che superi i confini geografici e favorisca non solo la ricerca accademica, ma anche la divulgazione culturale e la partecipazione diretta di scuole, università e curiosi.
Il progetto si distingue per la dimensione del coinvolgimento didattico: dal 2026 gli studenti dell’Università di Göteborg parteciperanno direttamente alle fasi di raccolta dati, alle operazioni di scansione 3D e alla pubblicazione online delle scoperte, fianco a fianco con gli archeologi dell’Istituto Svedese. Questo connubio di formazione e ricerca crea occasioni di scambio tra giovani ricercatori e studiosi più esperti, delineando uno scenario futuro in cui il patrimonio etrusco potrà essere studiato, condiviso e valorizzato anche da chi non può percorrere fisicamente i sentieri polverosi di San Giovenale.
L’apertura del portale segna una svolta fondamentale per la conoscenza della civiltà etrusca, perché offre la possibilità di preservare digitalmente un patrimonio fragile, minacciato dal tempo e dal rischio di dimenticanza. In un mondo dove la tecnologia spesso è chiamata a sostituire la presenza fisica, questa iniziativa consente invece di affiancarla e potenziarla, proteggendo così le testimonianze più preziose del passato e rendendole fruibili a livello globale. San Giovenale, i suoi ipogei e i ricordi delle campagne di scavo svedesi tornano al centro della scena scientifica e culturale grazie al dialogo tra memoria, ricerca e innovazione.