Discutere di storia è sempre meraviglioso. Oddio. Sempre no. A volte può diventare un’esperienza abbastanza frustrante e fastidiosa, se dall’altra parte trovi quello in malafede. Non quello che non sa. Quello ci può stare, nessuno può sapere sempre tutto.
Io parlo di quello in malafede, che è un’erbaccia che andrebbe estirpata.
Modestia a parte, data la mia notevolissima esperienza in gruppi di discussione storica, sono lieto di segnalarvi le tecniche utilizzate dallo storico in malafede, così che se lo riconosci lo eviti.
Tecnica N1. Non citare le fonti
Lo storico in malafede ha la capacità di sciorinare una grande quantità di dati e di informazioni, di creare un flusso descrittivo anche piuttosto imponente, ricco di nomi e luoghi, ma soprattutto di dinamiche.
I più abili, inoltre, non postano un unico blocco di parole, ma fanno un mirabile uso della punteggiatura e degli spazi per dare enfasi al loro racconto. Ad esempio:
Cesare. Un uomo che tutti riteniamo un grande romano.
Cesare.
Ma siamo seri?
Insomma: l’efficacia comunicativa è buona. Manca solo una cosa: le fonti.
Anzi, aspettate, faccio anche io uso degli spazi per dare più enfasi al racconto come fanno questi furboni.
Manca solo una cosa.
Le fonti
Non avete idea di quante volte interi paragrafi, articoli, discussioni e duelli storici sui social network si sono sgretolati di fronte a: “Ma questa cosa che dici che fonte ha?”
Usatelo, è una primissima arma contro questa gente.
Tecnica N2: “Leggiti questo”
Consapevoli che prima o poi la domanda può arrivare, lo storico in malafede mette le mani avanti e cita la fonte. Ma lo fa a modo suo.
Come se casa sua avesse gli Annali di Tacito come carta da parati, e sul water giocasse ai videogiochi in lingua sancrita perchè cazzo lui è acculturato, il tipo, con spocchia, ti dice:
“Amico mio, leggiti Plutarco”
“Ripassati Svetonio”
“Dai un’occhiata a Pierre Grimal”.
Eh, facile così. Anche io ti posso rispondere. “Ripassati Mara Venier” “Rileggiti i saggi di Paolo Fox”.
Le fonti si citano, e si fanno precisamente.
“Tacito, Annali, Libro II, paragrafo 70”
“Tito Livio, Ab Urbe Condita, Libro III, Paragrafo 45”
La prossima volta che vi capita, chiedete una citazione precisa.
Così si alzano dal water e aprono il libro.
Tecnica N3: “Le fonti minoritarie”
Una volta stavo discutendo con un disadattato mentale che sosteneva quanto i romani fossero razzisti e conducessero guerre di religione per una sorta di superiorità razziale. Il caso era clinico, praticamente. Ma il bello è che è venuto fuori
“Trizio, leggiti Isaac Benjamin e aggiornati”.
L’ho fatto.
Praticamente con fior fior di accademici, da Brizzi a Barbero a Giardina, con intere conferenze sulla mancanza di discriminazioni razziali, questo pazzo è andato a prendere un professore dell’Università di Tel Aviv che ha fatto un saggetto sul razzismo dei romani, smontato puntualmente da uno studente medio di università, che non ha trovato il minimo accoglimento in tutto il mondo accademico e che ha interpretato le fonti antiche di sana pianta.
Quando succede non agitatevi. Le teste di cazzo ci sono anche nel mondo accademico. Trovare e citare un professore che vive sotto un fungo e che va controcorrente, non significa che dobbiate annullare tutti gli studi del mondo.
Normalmente uno studioso, o un divulgatore, deve fare riferimento a quanto afferma la “maggioranza” degli storici.
Tecnica N4: “La fonte dice, ma è evidente che…”
E qui usciamo dalla storia e ci aggiungiamo la fantascienza.
Quando lo storico in malafede ha una convinzione precostituita, sviluppa la capacità di invalidare sistematicamente tutte le principali fonti del mondo, e riconsiderarle alla luce di quello che gli pare. Esempio pratico.
Stavo discutendo sui movimenti di alcune truppe galliche poco prima della battaglia di Talamone. La principale fonte è Polibio, Storie, Libro II, Cap. 31 e seguenti. Uno di questi esemplari è venuto fuori dicendo:
“Polibio ci racconta che le truppe galliche stavano seguendo questo percorso, ma Polibio che è di formazione greca non poteva conoscere fino in fondo le abitudini militari galliche, e dunque è evidente che il reale percorso previsto fosse”.
Basta. Da qui partono le invenzioni.
So che volete un altro esempio. Siamo nel pieno di una discussione con un fanatico della civiltà cartaginese. Dovete sapere che la maggior parte degli storici afferma che, in alcune situazioni eccezionali, i cartaginesi potevano praticare sacrifici umani.
Abbiamo in effetti alcuni scritti di uno storico fenicio Sanchunathon, ma anche Filone di Biblo, Porfirio, Eusebio di Cesarea e Diodoro Siculo che menzionano degli episodi in tal senso. La trovata in questo caso è stata
“Tutti questi autori citano degli episodi nell’ambito di una propaganda e sono chiaramente influenzati dalle pressioni politiche del loro tempo, motivo per cui è evidente che stanno parlando in maniera simbolica, non fattuale”.
Ecco, visto che è spuntato fuori? “E’ evidente che…”
Quando lo sentite, scappate.
Tecnica N5: “Le fonti sono sorpassate, un nuovo studio rivela che…”
Abbiamo quasi finito la nostra rassegna. Ora siamo ad una tecnica piuttosto innovativa.
Le principali fonti del mondo (Harvard, Treccani, Lincei, UNIBO e via dicendo) sono sostanzialmente sorpassate, in quanto vi sono nuovi studi, condotti ad esempio dall’istituto comprensorio Emilio Cagozzi in provincia di Kissandocazzostan, che rivaluta tutto.
E questa tecnica denota una certa raffinatezza, in quanto ti costringe a leggere le loro fonti.
Anche in questo caso, non fatevi prendere dal panico.
Se una fonte titolata a livello mondiale viene sorpassata, avviene una cosa semplice e meravigliosa.
Viene aggiornata.
Quando le principali fonti del mondo diranno: “Accidenti, ci siamo sbagliati, il Prof. Antonino Cazzulati in provincia di Zaporižžja ha riscritto la storia“. Allora il vostro amico ha ragione. Altrimenti, sta cercando di fregarvi.
Tecnica N6: “Ok diciamo ai miei professori di Università che hanno sbagliato”.
Concludiamo con una tecnica che esula dalla discussione, parte per la tangente e sfocia in una lotta a chi ha il membro più lungo. La frase iniziale è più o meno:
“Ok, allora significa che tutti i miei professori di Università si sono sbagliati”.
E a questo punto inizia una guerra dove ognuno dei contendenti dimostra di essere superiore all’altro perchè vanta rapporti intimi con i professori più titolati.
Uno ha ragione perchè tutti i giorni prepara la colazione al Presidente dell’Accademia dei Lincei, l’altro risponde di essere l’autista del Rettore di Harvard, allora l’altro è il pedicure personale del Direttore di Cambridge, e allora l’altro giusto ieri è andato a giocare a golf con il corpo docente de La Sapienza, ma nulla può contro l’altro che custodisce la ricetta segreta delle olive all’ascolana che piacciono alla figlia del fondatore della Treccani.
Quando capita questo la discussione è degenerata e ci sono poche possibilità che sia utile a qualcuno.
Poi se veramente riuscite a giocare a golf con i professori de La Sapienza… fatelo!