Pompei: Scoperta villa romana ricca con ingresso monumentale

A Pompei, nel territorio di Torre Annunziata, una nuova e sorprendente scoperta archeologica ha restituito al mondo uno dei complessi più affascinanti dell’antica città romana: l’ingresso monumentale della Villa dei Misteri, riemerso dopo decenni di inattività dovuta alla presenza di edifici abusivi. La zona, fino a pochi anni fa occupata da una costruzione privata e da attività sorte illegalmente sulle aree sottoposte a vincolo archeologico, è oggi oggetto di un grande intervento di recupero voluto dal Parco Archeologico di Pompei, in collaborazione con la Procura di Torre Annunziata guidata dal procuratore Nunzio Fragliasso. La demolizione della casa abusiva, completata nel 2023, ha permesso di restituire alla vista l’antico ingresso della villa, una parte del quartiere servile, un tratto della via Superior e un insieme di ambienti rimasti celati per quasi duemila anni.

La Villa dei Misteri è uno dei simboli dell’arte e dell’architettura romana, celebre per il magnifico ciclo pittorico a tema dionisiaco che ne decora una delle stanze principali. Le pitture, straordinariamente conservate, raffigurano scene legate ai culti misterici dedicati a Dioniso e rappresentano uno dei vertici della pittura pompeiana. Tuttavia, una parte del complesso era rimasta inesplorata fin dagli anni Venti del Novecento, quando l’archeologo Amedeo Maiuri dovette interrompere le indagini a causa della presenza di costruzioni private. Solo ora, a distanza di quasi un secolo, quelle ricerche possono proseguire grazie al progetto di archeologia e legalità che unisce il lavoro del Parco e delle autorità giudiziarie. Il cantiere di scavo, avviato nel 2025, ha già portato risultati di grande rilievo scientifico e culturale. È emerso il monumentale portale d’ingresso con paracarri e basamenti di colonne, oltre a una serie di ambienti decorati con raffinati affreschi del terzo stile pompeiano, in cui si distinguono i fondi neri e gialli tipici del periodo immediatamente precedente l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

Particolarmente significativo è anche il rinvenimento di una cisterna voltata, collegata a un complesso sistema idrico interno alla domus, testimonianza dell’ingegneria idraulica che caratterizzava le dimore aristocratiche dell’epoca. Secondo gli archeologi, le nuove strutture emerse aiuteranno a comprendere meglio la distribuzione funzionale della villa, separata tra quartieri residenziali e spazi destinati alla servitù. Nonostante i danni causati dagli scavi clandestini, che avevano già intaccato parte dei livelli superiori, i resti ritrovati si conservano in condizioni eccezionali, con pareti intatte fino all’altezza di oltre due metri.

Il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ha sottolineato l’emozione di poter riprendere il lavoro interrotto da Maiuri nel 1929. Come riportato dalle agenzie di stampa, egli ha spiegato che “nonostante i danni causati dagli scavi clandestini, stiamo trovando resti in ottimo stato, e ciò fa ben sperare per quello che ancora deve emergere nei livelli inferiori”. L’obiettivo, ha aggiunto, è quello di completare l’indagine e restituire al pubblico non solo un’importante testimonianza storica, ma anche un simbolo di legalità. Gli archeologi hanno infatti individuato nel sottosuolo una fitta rete di cunicoli scavati in passato da tombaroli che cercavano oggetti di valore. La demolizione degli edifici abusivi ha reso possibile bonificare l’area e procedere con indagini in piena sicurezza.

La scoperta ha anche una forte valenza civile, poiché rappresenta un atto concreto di tutela del territorio contro l’abusivismo edilizio che per lungo tempo ha deturpato i paesaggi dell’area vesuviana. Il progetto, sostenuto dal Ministero della Cultura, si inserisce in una più ampia strategia di collaborazione istituzionale che coinvolge Parco, Procura e Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. La Procura di Torre Annunziata, già impegnata da anni nel contrasto al traffico di reperti, ha definito il recupero della villa “un modello di cooperazione virtuosa tra giustizia e tutela del patrimonio nazionale”.

Gli ambienti portati alla luce raccontano non solo la storia artistica e architettonica di Pompei, ma anche quella del quotidiano di una delle classi più agiate dell’antica società romana. Si tratta di una villa di proprietà di una famiglia aristocratica, probabilmente legata ai commerci agricoli e vinicoli del territorio, come suggeriscono i resti dei magazzini e delle canalizzazioni. Nella zona servile, gli archeologi hanno rinvenuto tracce di passaggi pavimentati e di spazi utilizzati per la manutenzione idrica e domestica.

Il Parco Archeologico ha annunciato che, al termine delle indagini, i nuovi ambienti potranno diventare accessibili ai visitatori. Si tratta di un passo importante verso una conoscenza più completa della Villa dei Misteri e del suo rapporto con la città di Pompei, di cui rappresentava uno dei più raffinati esempi di architettura residenziale suburbana. Le indagini proseguiranno nei prossimi mesi con l’obiettivo di completare gli scavi fino ai livelli inferiori, dove si ipotizza possano trovarsi altri ambienti conservati sotto le colate di pomici e cenere del 79 d.C. L’intervento, oltre a svelare nuove meraviglie dell’antichità, porta con sé un messaggio contemporaneo di rispetto per la legalità e per la memoria storica, riaffermando come la ricerca archeologica possa diventare strumento di rinascita per il territorio vesuviano.