Torre Conti Roma: Storia, crollo e inchiesta PNRR sui restauri.

A Largo Corrado Ricci, Roma, a poca distanza dai Fori Imperiali e nel rione Monti, si è verificata una grave e duplice emergenza strutturale che ha scosso la Capitale. La mattinata del 3 novembre 2025 è stata segnata dal crollo parziale della storica Torre dei Conti, uno dei simboli indiscussi della Roma medievale. Il primo cedimento, che ha coinvolto un muro esterno e uno interno della torre, è avvenuto intorno alle 11:30, mentre all’interno del cantiere erano al lavoro undici operai. L’evento ha generato una vasta nube di polvere, ben visibile da tutto il centro storico, e le impalcature sono state travolte dai calcinacci.

La situazione di panico e sconcerto è rapidamente degenerata: mentre le squadre di soccorso si affannavano sul posto per le operazioni, definite di estrema complessità a causa dell’alto rischio di ulteriori cedimenti, si è verificato un secondo crollo alle 12:50, che ha interessato i solai interni della struttura. I soccorritori, incluse le squadre speciali dei vigili del fuoco, sono riusciti per un soffio a evitare di essere travolti. Tre operai, rimasti bloccati sulle impalcature esterne, sono stati recuperati illesi ma in stato di shock, grazie all’uso delle autoscale. Purtroppo, un operaio di 64 o 66 anni di origini rumene, è rimasto intrappolato per ore sotto le macerie. Le operazioni di salvataggio sono state lunghe e difficili, rese ancora più precarie dalla fragilità della struttura. Per liberare progressivamente l’area attorno all’uomo, le squadre hanno impiegato anche un macchinario speciale chiamato “Elephant”, un gigantesco aspirapolvere per calcinacci. L’uomo è stato infine estratto vivo, ma in condizioni gravissime a causa di un trauma cranico severo, ed è stato trasportato in codice rosso all’ospedale San Giovanni.

L’edificio, che in passato ospitava uffici comunali e associazioni, era al centro di un importante progetto di ristrutturazione e messa in sicurezza, del valore di quasi sette milioni di euro, finanziato con i fondi europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e facente parte del programma Caput Mundi. Il progetto mirava a trasformare la torre in un museo con una caffetteria panoramica, e i lavori sarebbero dovuti concludersi entro giugno 2026. Tuttavia, i dettagli tecnici rivelavano uno stato di degrado avanzato del monumento, caratterizzato da estesa decoesione delle murature, danni da infiltrazioni e vegetazione infestante le cui radici penetravano le pietre secolari. Il piano di lavoro prevedeva, tra le operazioni più rischiose, la demolizione controllata dei solai non originali. L’incidente ha immediatamente sollevato interrogativi sull’applicazione dei fondi PNRR a strutture storiche così problematiche.

Le conseguenze del disastro hanno presto superato i confini nazionali, trasformandosi in un caso di portata geopolitica. A Mosca, la portavoce del Ministero degli Esteri Russo, Maria Zakharova, ha strumentalizzato il crollo, dichiarando in una nota che, fintanto che il governo italiano continuerà a destinare risorse per cause esterne come il sostegno all’Ucraina, “l’Italia crollerà tutta, dall’economia alle torri”. Queste dichiarazioni hanno portato il Ministero degli Esteri italiano (Farnesina) a convocare l’ambasciatore russo per un richiamo formale.

Per comprendere la gravità di questo ennesimo cedimento, occorre ripercorrere la storia di questo monumento medievale. La Torre dei Conti (o Tor de’ Conti), situata in largo Corrado Ricci, fu costruita come un atto di potere nel rione Monti. Edificata da Riccardo Conti nel 1238, originariamente era nota come Turris Mayor (Torre Maggiore) ed era un colosso imponente, stimato tra i 50 e i 60 metri di altezza. La sua costruzione fu ottenuta non demolendo la struttura preesistente, ma rivestendola con una nuova, una soluzione che la fece apparire come tre torri a cannocchiale. Per questa operazione furono saccheggiati (depredati) materiali, in particolare blocchi di travertino bianco, dai monumenti romani circostanti, spogliando parzialmente i fori imperiali. La sua imponenza era tale che il poeta Petrarca, vedendola, la definì come unica al mondo.

Nonostante la sua grandezza, la torre fu segnata da una fragilità congenita. Subì un primo colpo nel 1231 a causa di un terremoto. Il colpo più catastrofico arrivò con il terremoto del 1349, che devastò l’Italia centrale, causando il crollo rovinoso della parte superiore e dei piani più alti. La torre fu in pratica “decapitata” (scapitozzata) e non fu mai più ricostruita nella sua interezza, restando una maestosa rovina. Il declino continuò con ulteriori crolli nel 1630 e 1644. Per prevenire il collasso totale, furono aggiunti massicci rinforzi inclinati, i contrafforti, ancora oggi visibili alla base. Nei secoli successivi, subì persino l’umiliazione di essere usata come cava per i suoi stessi blocchi di travertino, riutilizzati per altre costruzioni. Fu poi abbandonata e utilizzata come fienile.

Nel Novecento, durante le demolizioni volute da Mussolini per la creazione di via dei Fori Imperiali, la torre fu isolata e le case che si erano addossate ad essa furono abbattute, trasformandola nel monumento solitario che conosciamo. Ospitò uffici comunali fino al 2006, ma fu poi nuovamente abbandonata a causa della sua debolezza strutturale. I residenti della zona denunciano come questo bene fosse in stato di abbandono da decenni, con nessun cantiere visibile per anni prima dei lavori legati al Giubileo.

Sul fronte interno, la Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo per crollo colposo e lesioni colpose. I pubblici ministeri Antonino Di Maio e Mario Dovinola hanno coordinato le indagini, che hanno portato al sequestro dell’intera area. Sarà disposta una consulenza tecnica per accertare la causa del cedimento: se imputabile a un errore umano, a una sottovalutazione dei rischi strutturali già noti nel progetto, o a un cedimento imprevedibile. I sindacati, come la Cisl di Roma, hanno espresso sdegno, sottolineando come l’incidente riaccenda i riflettori sulla sicurezza nei cantieri finanziati dal PNRR e per il Giubileo, dove la logica della velocità e del massimo ribasso, spesso associata all’eccessivo ricorso ai subappalti, metterebbe a rischio la vita degli operai. L’evento alla Torre dei Conti evidenzia le sfide inerenti alla salvaguardia di un patrimonio stratificato e vulnerabile, dove la trasformazione e la tutela devono procedere con estrema cautela e trasparenza, garantendo la sicurezza dei lavoratori e la corretta destinazione dei finanziamenti pubblici.