In Devon e Cornovaglia, nel Sud Ovest della Gran Bretagna, gli archeologi dell’Università di Exeter hanno portato alla luce, per la prima volta, l’intera estensione di una rete stradale romana che collegava insediamenti significativi e forti militari in queste due contee, estendendosi fino alla più ampia provincia della Britannia. Questa scoperta è particolarmente rilevante perché, nonostante oltre settant’anni di studi accademici, le mappe pubblicate della rete viaria romana nel sud della Gran Bretagna sono rimaste sostanzialmente invariate, tutte concordi nell’indicare che a ovest di Exeter (l’antica Isca Romana), vi erano poche prove concrete di un sistema di strade a lunga percorrenza.
L’elemento che ha trasformato radicalmente questa comprensione è stata la recente disponibilità di una copertura completa di scansioni laser, raccolte nell’ambito del Programma Nazionale LiDAR (Light Detection and Ranging) dell’Agenzia per l’Ambiente. Questo programma è stato condotto tra il 2016 e il 2022 e ha coperto l’intera Inghilterra, con i dati resi disponibili attraverso la Piattaforma di Servizi Dati DEFRA. Il programma ha rivoluzionato la quantità di terreno mappato in Devon e Cornovaglia, che in precedenza si attestava solamente all’11%.
Inizialmente, il team di Exeter, lavorando con volontari pubblici, ha studiato le scansioni LiDAR ed è riuscito a mappare circa cento chilometri di strade aggiuntive. Tuttavia, il quadro generale rimaneva frammentato e discontinuo, con vaste aree della mappa prive di prove di strade romane. È qui che è intervenuto il dottor César Parcero Oubiña, specialista in tecnologie geospaziali applicate all’archeologia presso l’Istituto di Scienze del Patrimonio del Consiglio Nazionale delle Ricerche Spagnolo, che ha guidato la modellazione della rete. I ricercatori, tra cui il dottor Christopher Smart e il dottor João Fonte, specialisti in archeologia del paesaggio e del patrimonio dell’Impero Romano presso il Dipartimento di Archeologia e Storia di Exeter, hanno sviluppato un sofisticato modello predittivo di sistema informativo geografico (GIS) in grado di colmare in modo intelligente le lacune nella probabile disposizione della rete.
Questo modello ha utilizzato tecniche avanzate, come i “Percorsi a Costo Minimo” (Least Cost Paths), per calcolare i collegamenti ottimali tra due o più punti. Sono stati tracciati ‘nodi’ primari e secondari in tutte e due le contee. Questi nodi includevano fortificazioni militari permanenti, come i forti noti di Old Burrow e The Beacon a Martinhoe, e gli insediamenti di Exeter e North Tawton. Sono state poi calcolate le rotte più facili tra questi punti.
Uno dei risultati più sorprendenti rivelati dal modello è che, lungi dall’essere Exeter il principale centro nevralgico della rete, era invece North Tawton a sostenere connessioni strategicamente vitali con gli estuari soggetti a marea a nord e a sud di Bodmin e Dartmoor. Il team è tornato alle scansioni laser LiDAR e, grazie alle previsioni del modello, è stato in grado di identificare ulteriori tredici chilometri di strade romane entro una breve distanza da quanto predetto.
La fase finale della ricerca ha visto l’uso di reti di mobilità focale e corridoi di transito per estendere la rete stradale anche ad aree che si trovavano oltre i principali siti romani conosciuti nella regione. Questo ha suggerito l’esistenza di percorsi secondari o terziari alternativi al singolo percorso ottimale migliore. Tali estensioni hanno permesso di stabilire un certo numero di nuovi ‘punti terminali’, in particolare nell’estremo ovest della Cornovaglia e lungo la sua costa meridionale.
Per quanto riguarda la cronologia, il dottor Fonte suggerisce che la rete identificata sia probabilmente un amalgama di percorsi preistorici preesistenti, strade militari romane per campagne o ‘strade tattiche’ adottate formalmente nel sistema di comunicazione provinciale, e quelle costruite in tempo di pace in un contesto interamente civile. Questo modello evolutivo è sostenuto dal fatto che la rete non collega unicamente i forti romani e i loro entroterra direttamente – che sono spesso collegati da strade secondarie o di diramazione – ma appare servire uno scopo più ampio di quello richiesto dalla semplice fornitura militare.
La ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Computer Applications in Archaeology, giunge alla conclusione che la motivazione principale per la creazione di questa rete era facilitare il transito di veicoli trainati da animali e aggirare quelle zone in cui era possibile il rischio di inondazioni. Il dottor Smart sottolinea che questa rete, identificata dalle scansioni e dalla modellazione GIS, può servire a prevedere la posizione di insediamenti che sono a noi ancora sconosciuti. Questa nuova prova archeologica per l’esistenza di una vasta rete stradale romana nel territorio dei Dumnonii impone una riconsiderazione del grado di investimento di capitale in infrastrutture e dello sviluppo di una gerarchia di insediamenti più complessa nel Sud Ovest britannico di epoca romana. La scoperta di North Tawton come nodo strategico e il tracciamento delle rotte fino all’estremo ovest della Cornovaglia modificano la percezione storica di quest’area come marginale, rivelando una regione con una pianificazione infrastrutturale molto più complessa di quanto precedentemente ipotizzato.

