A Wiltshire, nel sud dell’Inghilterra, una scoperta archeologica senza precedenti getta nuova luce sulle distanze percorse dagli antichi nella tarda Età del Bronzo per partecipare a grandi banchetti collettivi. Recenti studi condotti dal team dell’Università di Cardiff hanno analizzato, grazie alle più avanzate tecniche chimiche, le ossa di animali rinvenute in sei enormi accumuli di rifiuti – i cosiddetti “midden” – disseminati tra il Wiltshire e la Valle del Tamigi. Questi cumuli, divenuti parte integrante del paesaggio britannico, sono un’eccezionale testimonianza dei raduni sociali che si svolgevano in un periodo di profondi cambiamenti climatici ed economici, a cavallo tra la fine dell’Età del Bronzo e l’inizio dell’Età del Ferro.
Il più imponente di questi siti, chiamato Potterne e situato proprio nel Wiltshire, si estende per un’area pari a cinque campi da calcio ed è composto da milioni di frammenti ossei, residui di pasti consumati in occasioni di straordinaria partecipazione collettiva. Qui, la carne più apprezzata era quella di maiale. Le analisi hanno rivelato che i suini provenivano da un bacino molto ampio, giungendo persino dal nord dell’Inghilterra: un segnale inequivocabile di come queste celebrazioni coinvolgessero comunità distanti, rendendo Potterne un autentico punto d’incontro per allevatori e produttori provenienti da molteplici regioni. Un quadro simile emerge anche dal sito di Runnymede, presso Surrey, considerato un hub fondamentale per la regione: qui, però, erano i bovini ad essere trasportati da lontano, a sottolineare come i tipi di animali destinati ai banchetti variassero sensibilmente in base al luogo.
Un caso del tutto particolare è quello di East Chisenbury, un altro imponente mound situato a una decina di miglia da Stonehenge. A differenza degli altri siti, la quasi totalità delle ossa qui rinvenute appartiene a pecore, la maggior parte delle quali veniva allevata nelle immediate vicinanze. Questo dato suggerisce che non tutti i festeggiamenti avevano lo stesso carattere “interregionale”: alcune celebrazioni, pur mantenendo dimensioni colossali, erano radicate nella rete economica e sociale del territorio locale, mentre altre traevano forza dall’arrivo di animali e persone provenienti da lontano.
Secondo la responsabile dello studio, la professoressa Carmen Esposito, «ogni midden presenta una composizione unica di resti animali: alcuni sono ricchi di pecore allevate localmente, altri di suini o bovini trasportati da varie regioni». La ricerca mette così in evidenza il ruolo centrale di questi immensi accumuli di detriti come catalizzatori delle economie regionali, simboli delle identità locali e strumenti per consolidare i rapporti tra diverse comunità in un’epoca di forti tensioni e instabilità. Nel periodo in cui il valore del bronzo andava diminuendo e l’agricoltura prendeva il sopravvento come fulcro della sussistenza, la pratica del grande banchetto condiviso diveniva un elemento essenziale per rinsaldare i legami e affrontare le difficoltà del tempo.
Il segreto dietro questa ricostruzione risiede nella cosiddetta analisi multi-isotopica, una metodologia che consente di rintracciare l’origine geografica degli animali a partire dai minerali assorbiti nelle ossa, legati a loro volta alle peculiarità chimiche del territorio di provenienza. Ogni zona possiede infatti una “firma” unica, che finisce per essere impressa negli organismi viventi attraverso l’acqua e i cibi assunti. Esaminando queste tracce, è possibile oggi comprendere dove furono nutriti e allevati gli animali che finirono per animare i convivi dei nostri antenati.
Il professor Richard Madgwick, coautore dell’indagine, sottolinea la portata eccezionale dell’accumulo di residui e la sua valenza sociale: «In un momento di instabilità climatica ed economica, le popolazioni della Britannia meridionale hanno fatto dei banchetti il perno intorno a cui ruotavano le relazioni interne ed esterne alle comunità. Questi eventi erano vere e proprie occasioni per costruire e rafforzare legami, favorendo la coesione e la mobilitazione sociale su una scala senza precedenti nel contesto preistorico britannico».
Le scoperte, dunque, delineano una mappa complessa di rapporti, economie e identità che ruotavano attorno a questi grandi eventi conviviali. Ogni midden – gigantesca eredità materiale di un passato remoto – appare sì unico nei dettagli della propria storia, ma accomunato agli altri dalla funzione di crocevia per uomini, animali e speranze collettive in un tempo di transizione. Il quadro che emerge ci invita a vedere nel banchetto non solo un momento di nutrimento, ma una pratica capace di modellare la società stessa e di tessere una fitta rete di relazioni attraverso la condivisione del cibo e l’intreccio di storie e destini.