Gerusalemme, scavi Santo Sepolcro: scoperto Il giardino pre-cristiano che allinea archeologia e Vangeli

A Gerusalemme, scavi archeologici condotti con attenzione sotto la Basilica del Santo Sepolcro hanno portato alla luce una scoperta di notevole impatto storico e religioso: tracce evidenti di un giardino antico adiacente al luogo tradizionale della crocifissione. Questo ritrovamento, avvenuto alcuni mesi fa, fornisce un’ulteriore, robusta conferma all’autorevolezza storica del Vangelo di Giovanni, un testo spesso al centro di dibattiti tra gli studiosi.

La meticolosa indagine archeologica, guidata dai ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, in particolare dalla professoressa Francesca Romana Stasolla, ha permesso l’identificazione di polline e residui vegetali. Queste tracce, risalenti a oltre duemila anni fa, includono materiali riconducibili a specie specifiche come ulivi e viti. La loro presenza conferma in modo straordinario una scena descritta in modo esclusivo e puntuale solo nel quarto vangelo.

Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 19 e versetto 41, descrive infatti: «Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto». È precisamente questa evocazione di un’area verde nelle immediate vicinanze del Calvario e del luogo di sepoltura che sembra trovare oggi una precisa rispondenza nelle analisi archeobotaniche effettuate dagli scienziati.

I livelli di terreno analizzati sono stati inequivocabilmente ricondotti a un’area agricola. Questo contesto si colloca storicamente nella Gerusalemme pre-cristiana. All’epoca, l’area non faceva ancora parte della città fortificata sotto il regno di Erode, ma era, al contrario, un terreno coltivato situato all’esterno delle mura cittadine. Gli archeologi hanno rinvenuto anche specifiche strutture murarie basse, riempite di terra, che sono altamente indicative dell’uso del terreno per attività di coltivazione. La datazione del sito è chiaramente precedente all’epoca cristiana, mostrando che l’area era in uso ben prima che l’imperatore Costantino vi facesse costruire l’imponente basilica nel quarto secolo.

Questo riscontro archeologico è particolarmente significativo in quanto si concentra sul Vangelo di Giovanni. Tradizionalmente, questo testo è stato oggetto di scetticismo da parte di molti critici che lo considerano meno attendibile o meno vicino ai fatti rispetto ai vangeli sinottici di Matteo, Marco e Luca. Secondo questa visione critica, Giovanni sarebbe un testimone più teologico, più simbolico, e la sua stesura sarebbe avvenuta in un’epoca più tarda.

Tuttavia, già da tempo, un numero crescente di studiosi ha intrapreso un cammino per riabilitare completamente l’autore del quarto vangelo. Questa tendenza è stata evidenziata anche in riferimento all’opera del biblista Craig Blomberg, il quale ha sottolineato l’urgente necessità di una “quarta ricerca sul Gesù storico”, che attinga proprio a Giovanni, una fonte che, sebbene cruciale, è stata ampiamente trascurata o talvolta volontariamente ignorata.

Emergono prove che il Vangelo di Giovanni non solo fosse un testo completamente indipendente dalla tradizione sinottica, ma che in diverse occasioni riporti materiale che è non solo più antico, ma anche storicamente più attendibile rispetto agli altri vangeli. Esempi chiari di questa superiorità storica includono dettagli relativi alla figura di Giovanni Battista, alla corretta datazione dell’Ultima cena, e, crucialmente, alla datazione della morte di Gesù stesso.

Per supportare ulteriormente la sua antichità e coerenza, lo studioso B.D. Ehrman, docente presso la North Carolina University, ha avanzato l’ipotesi che alcune delle fonti che precedono il Vangelo di Giovanni derivino direttamente dai primissimi anni del movimento cristiano. Queste fonti sarebbero emerse nei primissimi giorni della comunità e sarebbero state in circolazione decenni prima che venisse redatto persino il Vangelo di Marco.

La riscoperta del giardino sotto la Basilica del Santo Sepolcro, con le sue precise tracce botaniche e strutture agrarie, offre quindi una notevole saldatura tra la narrazione evangelica e l’evidenza materiale. Mentre l’archeologia continua a svelare i dettagli del mondo antico, ogni ritrovamento che si allinea così precisamente con le descrizioni testuali rafforza la convinzione che, nonostante le sue sfumature teologiche e simboliche, il Vangelo di Giovanni meriti di essere considerato una fonte storica primaria e autorevole per comprendere gli eventi della Gerusalemme del primo secolo. Questa straordinaria armonia tra la terra e il testo sacro sottolinea la profondità e l’accuratezza delle informazioni contenute in quello che è uno dei documenti fondamentali della cristianità.