Crollo della Torre dei Conti: quattro indagati per disastro e omicidio colposo

Ai Fori Imperiali, a Roma, la vicenda del crollo della Torre dei Conti avvenuto lo scorso 3 novembre ha assunto una dimensione giudiziaria formale con i primi quattro indagati per il disastro che è costato la vita a un operaio. A circa un mese di distanza dall’evento che ha scosso il cuore storico della Capitale, l’inchiesta coordinata dalla Procura di piazzale Clodio ha individuato figure professionali chiave coinvolte nella progettazione e gestione del sito.

Le persone coinvolte in questo primo atto formale sono un ingegnere e tre architetti, tutti progettisti collegati ai lavori di restauro che interessavano l’edificio monumentale. Tra i quattro indagati figura anche il responsabile unico del progetto (RUP) del cantiere. Questi professionisti hanno ricevuto l’atto di elezione di domicilio in vista di accertamenti tecnici che i magistrati considerano irripetibili.

L’indagine è stata avviata in relazione a ipotesi di reato gravi. Si procede infatti per disastro colposo, ma anche per omicidio colposo e lesioni colpose. Il quadro accusatorio si basa sulla violazione delle specifiche norme antinfortunistiche, essenziali per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro. L’episodio del crollo ha avuto conseguenze drammatiche e fatali: Octay Stroici, operaio di 66 anni e di origini romene, è rimasto intrappolato sotto i detriti per oltre undici ore prima di perdere la vita. La sua morte rappresenta il fulcro del capo d’accusa relativo all’omicidio colposo.

L’ipotesi principale che guida gli inquirenti riguarda una possibile e grave mancanza nella valutazione dei pericoli strutturali che l’edificio presentava. La Torre dei Conti era, infatti, oggetto di lavori di restauro. La Procura ipotizza che la mancata analisi approfondita dei rischi dell’edificio abbia poi portato a una convalida del progetto non adeguata, compromettendo la stabilità della struttura.

Il pool di magistrati che coordina le attività è composto dai procuratori aggiunti Antonino Di Maio e Giovanni Conzo, affiancati dai pubblici ministeri Mario Dovinola e Fabio Santoni. Le indagini sul campo, volte a ricostruire la dinamica e le responsabilità, sono state delegate ai carabinieri.

Gli accertamenti irripetibili disposti dalle autorità giudiziarie mirano a raccogliere prove fondamentali prima che possano essere alterate o perdute. Una delle verifiche tecniche cruciali che potrebbe essere eseguita è l’analisi meticolosa delle macerie. Questa operazione consentirebbe di stabilire con precisione se e come eventuali difetti progettuali o di esecuzione abbiano contribuito al collasso della storica torre.

Le responsabilità che i magistrati stanno cercando di definire non si limitano al momento del crollo, ma risalgono alla fase iniziale di approvazione e gestione dei lavori. Si tratta di stabilire se le misure di prevenzione dei rischi, fondamentali quando si opera su strutture antiche e delicate in contesti ad alto rischio come un cantiere, siano state completamente ignorate o sottovalutate. Il coinvolgimento di tre architetti e un ingegnere, inclusa la figura apicale del responsabile unico del progetto, evidenzia come l’attenzione giudiziaria sia puntata sulle decisioni tecniche e amministrative che hanno preceduto e accompagnato l’intervento di restauro della Torre dei Conti. Questo sviluppo segna una fase decisiva nell’inchiesta, spostando il focus dal mero incidente all’accertamento di eventuali negligenze professionali e omissioni nella sicurezza che hanno avuto un impatto fatale.