Cina. Il territorio di Tianshui si svela come la “Terra delle mille fortezze”

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Nel nord-ovest della Cina, la città di Tianshui, nella provincia di Gansu, si impone come uno straordinario laboratorio a cielo aperto per lo studio dell’architettura difensiva popolare. Un recente studio condotto dal team dell’Istituto di Ricerca sull’Informazione Aerospaziale dell’Accademia Cinese delle Scienze ha finalmente portato alla luce la ricchezza di questa eredità culturale a lungo trascurata, attraverso la mappatura e l’analisi sistematica di ben 718 fortificazioni popolari. Queste strutture, disperse tra valli, colline e pianure, sono nate come risposta spontanea delle comunità locali a secoli di conflitti e instabilità, configurandosi come autentiche testimonianze di resilienza e ingegno collettivo.

Il territorio di Tianshui viene ormai chiamato dai ricercatori la “Terra delle mille fortezze” e si differenzia in modo netto dalle aree dotate di fortificazioni imperiali o statali, perché qui a edificare e a difendere erano gli stessi abitanti, mossi dall’urgenza di proteggere se stessi, le proprie famiglie e i raccolti. Nel corso dei secoli, villaggi e piccole comunità si sono trasformati in bastioni improvvisati, plasmati dalle esigenze immediate e dal territorio circostante, resistendo alle incursioni di banditi, a carestie, guerre e periodi di crisi sociale. Le dimensioni delle fortezze variano, ma lo studio ha calcolato una media di circa 5.338 metri quadrati per ciascuna struttura, e una distanza tipica tra una fortificazione e l’altra di 2,3 chilometri. Tuttavia, la distribuzione non è omogenea: le contee di Tongwei, Wushan e Gangu registrano concentrazioni particolarmente elevate, fino a 17 fortezze in appena 100 chilometri quadrati, secondo l’analisi basata sulla densità nucleare dei dati raccolti.

Le forme delle fortezze si legano in modo evidente alle condizioni geomorfologiche. Le strutture circolari sono state privilegiate sulle sommità delle colline, dove la visuale ampia e la conformazione favorivano la difesa; quelle ellittiche si snodano lungo le creste dei rilievi, per adattarsi alle dorsali e alle necessità della comunità; infine, i modelli irregolari si ritrovano in aree dal profilo accidentato, piegandosi alle asperità del suolo e sfruttando ogni opportunità offerta dalla natura. Questo stretto rapporto tra forma architettonica e paesaggio è stato ricostruito dai ricercatori grazie a un approccio multidisciplinare che ha integrato sopralluoghi sul campo, analisi di immagini satellitari, consultazione di documenti storici e sondaggi tra la popolazione.

Ne emerge una narrazione che collega la presenza e la struttura delle fortezze alle condizioni ambientali, alla produttività agricola, alla capacità demografica delle comunità e alla distribuzione degli insediamenti. Gli studiosi hanno elaborato quello che chiamano un modello “a catena di trasmissione delle forze”, capace di legare in modo dinamico gli elementi naturali alle risposte sociali e architettoniche delle popolazioni. Nei secoli, infatti, la costruzione delle fortezze non è mai stata frutto del caso: ogni scelta, dalla localizzazione al profilo, nasce da un’attenta valutazione delle risorse idriche, della fertilità dei suoli, delle possibilità di coltura e delle minacce percepite. Dove la pressione demografica aumentava o l’agricoltura garantiva maggiori risorse, sorgevano nuove fortificazioni, che a loro volta influenzavano la distribuzione dei villaggi e la definizione delle vie di comunicazione in tutta la regione.

Questo meticoloso sforzo di mappatura ha portato anche alla realizzazione del primo database dedicato al paesaggio culturale delle fortezze popolari di Tianshui. Tale risorsa comprende quattro sottosezioni: una dedicata alle singole entità fortificate, una alle condizioni ambientali in cui sorgono, una ai dati geografici e l’ultima ai riferimenti storici ricavati dalle fonti locali. L’obiettivo è fornire uno strumento solido per la protezione di questo patrimonio, ma anche un punto di partenza per nuove indagini accademiche e per lo sviluppo di percorsi turistici consapevoli.

La ricerca invita a osservare le fortezze popolari di Tianshui non solo come impronte materiali di un passato turbolento, ma come vivi simboli di capacità di adattamento e solidarietà, capaci di testimoniare il dialogo costante tra l’uomo e l’ambiente. L’analisi ci suggerisce che valorizzare questi monumenti, curarne la conservazione e renderli oggetto di studio e di visita, rappresenta una via concreta per garantire la continuità della memoria collettiva. Come sottolineato dal professor Wang Shaohua, tra i principali autori dello studio, la documentazione accurata della distribuzione e delle ragioni storiche e ambientali alla base della loro realizzazione offre strumenti teorici e pratici per proteggere una parte fragile ma decisiva dell’identità culturale cinese. Il paesaggio delle fortezze di Tianshui si rivela così non solo un archivio di pietra e terra, ma un patrimonio vivo, da tutelare e valorizzare.