Egitto: la seduzione millenaria del Paese del Nilo

Il Paese del Nilo, con le sue meraviglie millenarie, è da secoli un oggetto del desiderio per esploratori e viaggiatori. Sebbene per molti le vacanze estive siano finite, l’inizio di ottobre e l’autunno rappresentano un periodo eccellente per dedicarsi a quel viaggio dei sogni a lungo desiderato. Temperature più gradevoli e prezzi più accessibili sono fattori che attirano sempre più persone a godersi il prezioso tempo libero fuori stagione. Migliaia di turisti visitano la destinazione ogni anno; anche se agosto, nonostante le temperature insopportabili, è il mese con il maggiore afflusso, l’autunno, con le sue condizioni climatiche più piacevoli, risulta particolarmente invitante. Coloro che si recano in queste terre oggi possono godere, tra le varie attività, di una crociera sul Nilo per ammirare le magnifiche vestigia del passato faraonico, e molti optano per la comodità di un viaggio organizzato.

L’idea di un viaggio organizzato in Egitto non è un’invenzione moderna, nonostante si possa credere il contrario. Già nel diciannovesimo secolo, un uomo d’affari britannico di nome Thomas Cook, universalmente considerato l’«inventore» del turismo di massa, aveva intuito il potenziale della destinazione. L’agenzia fondata da Cook, infatti, iniziò a vendere pacchetti turistici in Egitto a partire dal 1869. Le sue offerte erano pubblicizzate come «Crociere fluviali esclusive sul Nilo con l’autorizzazione del khedive», includendo nel prezzo sia l’alloggio in hotel che i trasferimenti, il tutto offerto a un costo piuttosto contenuto.

Tuttavia, il desiderio di visitare l’Egitto affonda le radici in tempi ben più remoti. Secoli e persino millenni fa, popoli come i greci e i romani ambivano a conoscere il Paese, considerandolo l’epitome dell’esotismo. Lo storico greco Erodoto, ad esempio, compì un vero e proprio viaggio geografico e storico attraverso la terra dei faraoni, manifestando una profonda ammirazione per il luogo, immortalata nella celebre affermazione: «L’Egitto è un dono del Nilo». L’ammirazione non era limitata ai singoli visitatori; i greci, in generale, vedevano in Egitto addirittura l’origine della propria civiltà. Questa influenza è stata immortalata anche nei loro miti, come quello della giovane Io che si rifugiò in Egitto per sfuggire all’ira della dea Era, o la storia del matrimonio delle cinquanta figlie di Danao con i cinquanta figli di Egitto, gemello di Danao. Durante l’epoca arcaica, i contatti tra le due culture si intensificarono con la fondazione di Naucrati, una fiorente colonia greca nel delta del Nilo che divenne un importante centro commerciale.

Dopo la dominazione greca, nota come epoca tolemaica, seguita alla conquista di Alessandro Magno, i romani fecero la loro apparizione sulla scena egizia. Si ipotizza che Giulio Cesare sia stato il primo romano a godersi una crociera sul Nilo quando, in compagnia della sua amante regale, Cleopatra, intraprese un lungo viaggio sulla nave reale, permettendo all’orgogliosa sovrana di mostrargli le meraviglie del suo regno. Dopo la vittoria di Ottaviano, che sarebbe poi diventato l’imperatore Augusto, ad Azio nel 31 a.C., l’Egitto fu annesso come provincia romana. La sua posizione era particolare: era considerato patrimonio privato dell’imperatore regnante, il quale nominava direttamente il governatore, che ricopriva il rango di prefetto, e governava lui stesso il Paese assumendo il titolo di faraone.

Fu allora che i primi «turisti» romani iniziarono a riversarsi in Egitto, visitando con stupore i suoi imponenti monumenti. Tuttavia, l’interazione non era sempre semplice. Alcuni visitatori romani si comportavano in modo arrogante e poco ‘civilizzato’ e spesso non riuscivano a comprendere le usanze locali, giudicandole «barbariche». In particolare, i romani si stupivano e non capivano la pratica egizia di adorare divinità con teste di animali e di sacrificarne migliaia come offerte nei grandi luoghi di pellegrinaggio. Questo divario culturale poteva talvolta sfociare in situazioni pericolose. Lo storico Diodoro Siculo racconta il caso di un romano incauto che fu linciato dalla folla dopo aver accidentalmente ucciso un gatto. Il gatto era un animale estremamente venerato nell’antico Egitto, tanto che la sua morte all’interno di una famiglia era motivo di grande dolore e di un lungo lutto.

Nonostante i possibili pericoli in un paese così diverso e sconosciuto, i nuovi dominatori del mondo si sentivano autorizzati a fare ciò che volevano, un atteggiamento che purtroppo ricorda quello di molti turisti contemporanei. Essi non esitavano a lasciare un “bel” ricordo del loro passaggio sotto forma di graffito sui grandi monumenti faraonici, come i colossi di Memnone, e persino nelle tombe dei re ormai dimenticati. I romani erano noti per la loro propensione a lasciare scritte, come dimostrano le centinaia di esempi che si possono trovare a Pompei. Purtroppo, il loro esempio fece scuola, e in futuro molti viaggiatori entusiasti continuarono a lasciare frasi scritte per i posteri sui maestosi monumenti del Paese del Nilo.

Tra i visitatori, alcuni manifestavano un rispetto diverso, come l’imperatore Adriano, il grande viaggiatore. Adriano nutriva una profonda affinità per la cultura greca, ma era anche affascinato dall’Egitto, dove si recò accompagnato dal suo amato, il bellissimo Antinoo. Sfortunatamente, l’esperienza egiziana di Adriano fu segnata da un evento doloroso: il giovane Antinoo annegò nelle acque del Nilo durante la crociera imperiale. In memoria del suo amore perduto, Adriano fondò una città, Antinopoli, in onore del defunto. L’imperatore commemorò la sua esperienza egiziana anche nella sua villa romana a Tivoli, con la costruzione del magnifico stagno del canopo, un bacino decorato con splendide statue che raffiguravano il giovane efebo scomparso prematuramente.

Nonostante Roma avesse conquistato l’Egitto, il fascino di quest’ultimo finì per trionfare nella capitale dell’impero. Numerosi imperatori romani desiderarono decorare la città con elementi architettonici egizi per richiamare la grandezza e il potere che essi stessi incarnavano. Esempi lampanti sono gli obelischi che ancora oggi abbelliscono numerose piazze di Roma e, in seguito, anche Costantinopoli, quando questa divenne capitale imperiale. Ma non furono solo gli imperatori a contribuire all’integrazione di elementi egizi nel paesaggio romano. Se oggi si passeggia per Roma, vicino alle grandi terme costruite dall’imperatore Caracalla, è possibile imbattersi in una piramide. Si tratta della tomba di Gaio Cestio, un magistrato romano. Costruita tra il 18 e il 12 a.C. con mattoni e malta rivestiti di marmo, Cestio desiderò che il suo mausoleo di famiglia imitasse le grandi piramidi dell’antico Egitto.

Oggi, per quanto ne sappiamo, nessuno viene più sepolto all’interno di piramidi, ma i flussi di turisti che si recano in Egitto per visitare i suoi monumenti rimangono costanti. In cima alla classifica delle destinazioni turistiche imperdibili, il Paese del Nilo continua a occupare, oggi come un tempo, una posizione di assoluta preminenza.