Aumento delle bollette. Italia e Spagna a confronto

Aumento del costo delle bollette di luce e gas, non è una novità, ogni anno siamo sempre alle solite, le spese aumentano. Questo problema non è solo italiano ma mondiale, a portare in alto i costi sono quelli delle materie prime che vengono gestite a livello internazionale. Prendiamo in questo articolo la Spagna, che ha già deciso cosa fare per fronteggiare questi rialzi e quello che potrebbe fare l’Italia che ora sta discutendo le soluzioni.
A prefigurare il rincaro delle bollette per l’energia destinate a imprese e famiglie è il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. «Il prossimo trimestre la bolletta potrebbe aumentare dal 31 al 42%. Questo va a colpire a livello internazionale la competitività industriale e anche le fasce più vulnerabili. Queste cose vanno dette, abbiamo il dovere di affrontarle», spiega.
Perché ci sono questi rialzi
Un primo forte aumento è già stato registrato all’inizio dell’estate, quando l’aggiornamento trimestrale dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) ha determinato un rincaro di luce a gas, rispettivamente, del 9,9% e del 15,3%. Rimbalzo record destinato, tra l’altro, ad avere un peso sull’andamento dell’inflazione nel breve termine.
Un contesto dove il ministro Cingolani rammenta che l’impennata del costo dell’energia risente sia degli aumenti «del prezzo del gas a livello internazionale, sia perché aumenta anche il prezzo della CO2 prodotta». La ripresa delle attività produttive e l’accelerazione della domanda sul versante dei consumi, come detto, hanno contribuito a fare tornare ai massimi storici i prezzi del gas sul mercato internazionale, tanto da risultare in linea con valori che non si verificavano dal 2008.
Anche il costo del petrolio oscilla intorno a quota 70 dollari a barile, dopo un lungo periodo al di sotto dei 35 dollari durante il 2020. Tutti fattori che da tempo hanno indotto la stessa Arera a segnalare al governo lo scenario avverso, tanto che alla fine di giugno l’esecutivo è intervenuto, prevedendo l’istituzione di un fondo da 1,2 miliardi di euro, con l’obiettivo di mitigare gli effetti che sarebbero stati generati dagli aumenti record.
Cosa ha deciso la Spagna
Il governo spagnolo ha approvato misure di emergenza per aiutare le famiglie a pagare il costo vertiginoso dell’elettricità e ha promesso di limitare i profitti realizzati dalle compagnie elettriche a causa del recente aumento del prezzo del gas naturale.
L’aumento del prezzo di produzione sta causando l’aumento delle bollette elettriche, perché il gas viene spesso utilizzato per generare elettricità.
In Spagna, il forte aumento è diventato un problema politico. Pedro Sánchez, il primo ministro socialista, guida una coalizione di governo di minoranza di sinistra che conta sul sostegno di Unidas Podemos, un partito impegnato a proteggere le famiglie più vulnerabili. Il pacchetto di misure di emergenza, tra le altre cose, proteggerebbe le famiglie più povere che non possono pagare le bollette evitando insolvenze da parte delle famiglie in difficoltà.
L’azione del governo è stata annunciata dopo che Sánchez ha illustrato i suoi piani in un’intervista televisiva. Senza fornire dettagli, ha affermato che circa 650 milioni di euro di “profitti straordinari” sarebbero stati prelevati dalle società energetiche e “riorientati ai consumatori”.
Alcuni hanno accolto con favore la decisione del governo. “Nessun governo spagnolo ha mai osato toccare le società energetiche che controllano il mercato come un oligopolio, quindi considero questo un fatto storico, ma ovviamente creerà molta rabbia in queste società“, ha affermato Javier García Breva, un ex parlamentare spagnolo ed esperto di energie rinnovabili.
Le compagnie elettriche hanno affermato che questa scelta sarebbe controproducenti. I prezzi del gas naturale sono aumentati in tutta Europa a causa di una serie di fattori, tra cui una ripresa della domanda globale dopo il blocco della pandemia e un’ondata di freddo di fine inverno che ha prosciugato i livelli di stoccaggio.
Iberdrola, una delle tre principali compagnie elettriche spagnole, ha affermato che i prezzi dell’energia stanno aumentando a causa di “fattori internazionali” e non saranno frenati dall’azione del governo. L’associazione che rappresenta i produttori di energia nucleare della Spagna ha minacciato di sospendere la produzione in risposta alle scelte governative.
Sánchez si è impegnato a ridurre le tariffe elettriche pagate dai consumatori al prezzo del 2018, esclusa l’inflazione. Le misure approvate includono un taglio della tassa sulla produzione di energia elettrica, che viene pagata dai consumatori, fino alla fine di quest’anno. A giugno, il governo ha ridotto l’imposta sul valore aggiunto pagata sulle bollette elettriche al 10% dal 21%.
Cosa farà l’Italia
Il governo sta valutando di tornare a intervenire per sterilizzare almeno in parte quanto accade nel mercato dell’energia. Arera dal prossimo 1 ottobre dovrà nuovamente aggiornare le tariffe per il quarto trimestre e proprio in vista di quel passaggio l’esecutivo potrebbe predisporre una misura analoga a quella adottata alla fine di giugno.
In sostanza potrebbe essere rifinanziato il fondo che consente di rimborsare alle aziende energetiche una parte di quanto speso per emettere CO2, un rimborso che permette, dunque, di limare il costo delle bollette destinate agli utenti finali. Esiste, tuttavia, un’ulteriore possibilità per evitare stangate a famiglie e imprese. Si tratterebbe di una misura di natura strutturale, così come suggerito da Arera, per ridurre gli oneri di sistema, cioè le innumerevoli voci di costi aggiuntivi inserite nelle bollette di luce e gas perché «relativi ad attività di interesse generale per il sistema elettrico».
Il taglio dell’Iva. È l’intervento più costoso, ma è già stato utilizzato in passato e metterebbe d’accordo molti partiti della maggioranza. Il Tesoro e il ministero della Transizione ecologica ragionano sulla possibilità di portare l’Iva al 4%. Oggi, per quanto riguarda le utenze domestiche l’aliquota è al 10% e del 22 per cento per le altre ma ci sono anche molte imprese (manifattura e agricoltura ad esempio) che godono dell’imposta agevolata. Per quanto riguarda il gas, negli usi domestici l’Iva è al 10% sui primi 480 Smc consumati (standard per metro cubo). Per tutti gli altri al 22%.
Conclusioni
Le scelte dei governi sono diverse anche a seconda di quanto i Paesi riescono a gestire come disavanzi e costi di produzione. Certo è che la soluzione spagnola è nettamente opposta a quella che l’Italia probabilmente sceglierà, la prima va direttamente a toccare i produttori di energia e li penalizza senza mezzi termini a favore dei cittadini più deboli, mentre in Italia lo Stato pare dia una sovvenzione alle aziende di produzione che poi a loro volta dovrebbero ridurre i rialzi previsti nelle prossime bollette. Una visione di Stato completamente diversa e con operazioni altrettanto diverse.
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